Enna. Salvatore Borsellino lancia precise accuse per la morte del fratello

Enna. “Non c’è dubbio che mio fratello Paolo è stato ucciso perché ha scoperto i collegamenti tra mafia e mondo politico, ed era scritto tutto nella sua agenda Rossa, ecco perché è stata fatta sparire.Ora si sta lavorando per emettere leggi che consentono di togliere il potere giudiziario ed ai magistrati di poter lavorare”. Così l’ingegnere Salvatore Borsellino, protagonista assoluto della “giornata della giustizia”, che si è svolta al Supercinema Grivi, organizzata dall’associazione “Fuori dal Coro” di Sandro Immordino, coordinata da Laura Buonasera, e che ha visto la partecipazione del Procuratore della repubblica di Enna, Calogero Ferrotti, del magistrato GiovanBattista Tona, dei giornalisti Luigi Ronsisvalle, vice segretario nazionale della Federstampa, del segretario dell’Assostampa, Alberto Cicero, Antonio Condorelli e Pino Maniaci, del senatore del PD Giuseppe Lumia, Giuseppe Siviglia, presidente Consorzio della Legalità, Marina Taglialavore, presidente Api, Gildo Matera di Confindustria, Mario Cascio di Confartigianato. Per 24’ in videoconferenza Salvatore Borsellino ha parlato dell’eccidio di suo fratello, della volontà dell’Esecutivo di imbavagliare la giustizia. “L’Associazione Agende Rosse nasce per il desiderio di andare alla ricerca della verità sulle stragi del 19912/93. Mio fratello ha rifiutato di partecipare alle trattative tra mafia e mondo politico, ed i magistrati di Firenze, Palermo e Caltanissetta stanno lavorando per cercare di portare avanti la verità”. Accuse a Mannino, vice presidente del CSM, il quale dice di non ricordare, quando, invece, avrebbe dovuto dire la verità ed ha concluso che la “giustizia non è garantita se le Procure vengono desertificate” e che “la speranza sta nei giovani”. Calogero Ferrotti ha parlato del suo isolamento, delle difficoltà che ha ad operare con un solo Sostituto, che tra l’altro è stato trasferito ed a settembre va via. “Ho il conforto di avere le associazioni, la gente vicina – ha concluso il Procuratore di Enna – ma l’attività giudiziaria è paralizzante”. Sui temi trattati da Borsellino, è tornato Luigi Ronsisvalle, intervenuto dopo il giornalista di Report Antonio Condorelli, ed ha posto in risalto come la legge sulle intercettazioni sia “l’ultima di una decina di bordate sparate addosso ai giornalisti in modo da impedire loro di fare il proprio lavoro”. “Il problema è che quando hanno compreso che non potevano controllare i giornalisti – ha dichiarato Ronsisvalle – hanno lanciato un processo finalizzato a far implodere il sistema – hanno portato all’interno della professione decine di migliaia di persone che già nascono disoccupati, ed ovviamente questo indebolisce il sistema dell’informazione”. Sandro Immordino, presidente dell’associazione “Fuori dal Coro”, che aveva aperto i lavori della giornata, si era soffermato sulle intercettazioni. “Riguardo alle intercettazioni – ha dichiarato Immordino – voglio ricordare che senza la legge attuale non avremmo mai scoperto cosa accadeva alla clinica Santa Rita di Milano. Nelle zone di Enna, Gela e Nicosia, dove le Procure sono deserte, si accatasteranno i processi, aumenteranno le prescrizioni e sarà impossibile avviare l’azione giudiziaria correndo il rischio che i cittadini possano rivolgersi a una terza autorità”. Il senatore del PD Giuseppe Lumia ha sottolineato che in Italia è in atto una “corsa al potere”, senza una corrispondente assunzione di responsabilità. “Da noi la democrazia sta impazzendo – ha detto Lumia – Ecco perché si vogliono impedire le intercettazioni telefoniche e la legalità”.