Una zappa nella mani di Dio

E’ con grande gioia che presentiamo l’attività di Sr Lucia Cantalupo nel lontano Brasile per i bambini poveri di tutto, attraverso la corrispondenza cadenzata nei vari periodi dell’anno, specialmente in occasione delle grandi festività.
Non sona fredda cronaca, ma vita vissuta e pagata con la testimonianza di una totale donazione al Signore, umile e povero, incarnato in ogni essere umano, specialmente in chi è derubato dei fondamentali diritti della nobiltà della persona umana, redenta a caro prezzo dalla Passione di Cristo.
In questi scritti traspare chiaramente la motivazione profondamente umana e religiosa della sua indefessa attività in quelle zone, vediamo i traguardi raggiunti a consolazione reciproca.
Quel poco o tanto che abbiamo dato è stato centuplicato dalla oculata gestione, che ha coinvolto gli stessi assistiti e che oggi, maturi e responsabili prendono in mano l’attività di formazione civica e spirituale del progetto.
Lo stile è semplice, ma realistico, senza indulgere in atteggiamenti pietistici, e con uno sguardo ad un futuro prossimo e remoto che lentamente matura e si realizza.
Ogni biglietto è una meditazione, un’azione, un proposito.
Le siamo grati per quello che fa per noi, che non possiamo essere là con lei in altro modo e rileggendo le sue comunicazioni, ci impegniamo a essere migliori e a fare di più.
Che il Signore benedica lei, il suo progetto e tutti i suoi collaboratori.
Don Francesco Petralia

Il 19.10.1988 sono arrivata a Sapé (PB – Brasile) per una esperienza di sei mesi tra le suore luigine, i laici e padre Gino Novo, missionario diocesano da 18 anni in Brasile, persona meravigliosa, un uomo di Dio e dei poveri.

“Come cantare i canti del Signore in Terra straniera”? (Salmo 137)

Quando si arriva in terra di missione l’entusiasmo è tanto, molti i posti da visitare, ascoltare  attentamente la gente che ti racconta con grande fiducia  i loro problemi, con  cuore  aperto, le loro difficoltà, la loro povertà, la loro sopravvivenza,  e credono che tu possa risolvere quei problemi, quelle difficoltà; credono che tu capisca la loro lingua e  vorresti risolvere tutte le loro difficoltà in un solo giorno.

Ma tu Credi!…

E allora puoi cantare con loro, nella loro comunità, i canti del Signore, tu puoi dare loro una mano amica, perché tu ami, perché tu credi a un Dio che vuole la felicità e la gioia dei poveri: perché loro ti aspettano e tu non puoi deluderli.

Tu ami!

Per tanti anni si aspetta e si crede di potere dedicarsi ai poveri più poveri, agli marginati della società. I poveri sono scomodi, solo a vederli, perché mal vestiti, senza scarpe, odore acre, spettinati, i bambini che odorano colla e solventi…

Un giorno una ragazza mi chiese  se mi piaceva il Brasile (gostava do Brasil) e Sapé in particolare, io le risposi di si, e lei guardandomi con due  occhioni grandi, neri e profondi, mi disse: (O Brasil oh se ama , oh se deixa), il Brasile o si ama o si lascia.

Venuta per sei mesi di esperienza missionaria, mi ritrovo da allora a Sapé, amando questa gente e vivendo con loro e per loro. Quando arrivai in Brasile suor Speranza che oggi non è più tra noi, ma sicuramente in paradiso, mi aiutò ad inserirmi nelle comunità ecclesiali di base, visitando le favelas, il bairro e la zona di prostituzione. Dopo ventuno anni mi ritrovo, a non saper scrivere più due righe in italiano, dato che in italiano ormai scrivo solamente le lettere di auguri di Pasqua e Natale che invio alle comunità che aiutano la missione di Sapé, perché più che scrivere bisogna vivere.

Penso che  chi viene qui per dieci giorni possa scrivere un libro, chi resta qui per tre mesi possa scrive un giornale, chi viene per sei mesi possa scrivere qualche pagina, chi rimane non scrive:  vive, soffre e gioisce. Chi resta qui prega e ama perché mette Dio al primo posto nella sua vita. Un Dio vivo, un Dio concreto nei fratelli che soffrono ingiustizie e sono impoveriti da un sistema di globalizzazione ingiusto. Sapé è il luogo dove ho vissuto e dove mi trovo ancora oggi. Quando qualcuno mi telefona dall’Europa e mi dice che vuole  venire qui per dieci giorni, e dice di volere fare volontariato, vuole aiutare perché sa fare tante cose,  mi metto le mani in testa!!

Penso: cosa dire?

Poi rispondo e dico “venite e vedete” e qualcuno mi dice che se potesse rimanere per un periodo più lungo potrebbe  fare tante cose, risolvere tanti problemi. L’impatto con la realtà di Sapè è grande, e grande è anche  la loro buona volontà, ma non basta!

Dico a loro e a me stessa, che ormai ho fatto un bel pezzo di strada assieme a loro, di mettersi in cammino pure loro, ma di non camminare né davanti a loro né dietro.

Se cammini davanti a loro, non possono seguirti. Tu hai forza, tu hai studiato, hai un’alta formazione intellettuale, hai uno zainetto firmato, hai scarpe comode che non fanno male ai piedi, hai un berretto per il sole, loro no!!

Loro vanno a rilento, non hanno la forza che tu hai, non hanno la tua preparazione, non hanno avuto la possibilità di studiare, loro vanno a piedi scalzi, o al massimo con  un infradito (chinelo), magari di due colori diversi, perché uno si è rotto, o con un chiodo in basso per trattenere la parte di sopra. Loro con un sacchetto di plastica, con dentro la Bibbia, un pezzo di carta e una matita per scrivere qualche riflessione, con la corona del rosario, anche questa di plastica e ricevuta in dono da qualche missionario. Se cammini dietro ti metti in atteggiamento di giudizio, li osservi, li metti a disagio, possono fermasi per la stanchezza in qualche curva, e li perdi di vista. Se cammini a fianco a loro, con il loro passo, forse riuscirai a capire qualcosa di loro e loro di te.

“ Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro… spezzò il pane e lo divise con loro…. allora si aprirono gli occhi e riconobbero Gesù”. Lc 24, 13- 35.

Se agiamo come Gesù e per Gesù, camminando a fianco dei poveri di questo mondo potremo conversare e capire la sapienza che viene da loro.

I poveri del Vangelo, gli marginati, i senza tetto, i senza terra.

Diventare una zappa nelle mani di Dio.

Una zappa usata, la si usa volentieri, perché già adattata ai calli delle mani, perchè è più leggera, e più facile da sollevare e usare, taglia di più la terra, la porti sulle spalle più facilmente. Se cerchi di stare con loro, per loro e come loro, e ti metti in mezzo a loro  con le mani di Marta e l’anima di Maria, se ti metti il “ Grembiule del servizio”, come scrive Don Tonino Bello in un suo libro, sarai uno o una di loro.

Cosa ha fatto di me il Signore?

Cosa ha trovato in me che poteva usare?

Forse un terreno fertile dove seminare e piantare? Non so esattamente cosa voleva e vuole da me il Signore. Ma quello che nella mia povera ignoranza ho capito, è che vuole che zappi la terra, semini e trapianti, è quello che ho fatto finora e continuo a fare,  ed essere una presenza che dà speranza. La costituzione delle suore luigine dice al n. 75… “Se avrai la grazia di essere mandata a servire i poveri in terra di missione, non mettere condizioni al tuo zelo, e anche i più poveri siano oggetto delle tue premure e del tuo amore…”  Al  n. 43 dice “Condivide la loro sorte, solidali nel cammino di liberazione e di giustizia, secondo la ricchezza del carisma specifico, che ci vuole, mosse dallo Spirito Santo, là dove l’uomo e la donna soffrono maggiormente.”

Dove non c’è  posto per i poveri, non c’è posto per me.

Suor Lucia Cantalupo