Caltagirone. Riapre il palazzo di don Sturzo

A conclusione dell’anno Sturziano, apertosi a Caltagirone l’8 agosto dello scorso anno, nel cinquantesimo anniversario della morte don Luigi Sturzo, riapre al pubblico lo storico palazzo gentilizio di famiglia, che si trova nel cuore della città, presso il quale il prete statista siciliano nacque e visse. Si tratta di una struttura di inestimabile valore, eredità materiale e immateriale che racconta la storia della famiglia Sturzo: le stanze in cui alloggiavano i fratelli Mario, Luigi, Nelina, lo scrittoio, i pennini, i libri, alcuni scritti, il pianoforte, l’altare, gli oggetti sacri con cui don Luigi celebrava la S. Messa, i quadri, molti dei quali dedicati ad immagini Sacre, memorie dell’esilio inglese e americano.
“Si tratta dei primi e provvisori moduli del più complesso lavoro di restauro e di rifunzionalizzazione del Palazzo – dichiara l’ennese Salvatore Martinez, che ha curato in prima persona questa ristrutturazione – che si sviluppa su quattro livelli per una superficie complessiva di 3 mila metri quadrati. Questo importante progetto, generato da un’intesa tra la Fondazione ennese di Monsignor Francesco Di Vincenzo, ente morale sorto nell’ambito del Rinnovamento nello Spirito Santo, che presso il Fondo rurale storico degli Sturzo ha dato vita al Polo di Eccellenza di promozione umana e della solidarietà “Mario e Luigi Sturzo, dedicato in special modo ai detenuti ed ex detenuti, e gli eredi Sturzo, ha portato alla costituzione della Fondazione “CASA MUSEO STURZO” a cui sono demandate tutte le fasi di recupero e gestione della Casa Museo medesima.
“L’eredità storica spirituale, morale, culturale, sociale di don Luigi Sturzo – commenta Salvatore Martinez, presidente della Fondazione “Casa Museo Sturzo” – rappresenta ancora oggi il miglior patrimonio di idee e di ideali per il rinnovamento e lo sviluppo del Paese, di una democrazia moderna chiamata dalla storia a riformare il proprio sistema sociale e a guardare, senza indugio, ai nuovi scenari europei, alle prerogative proprie del Mezzogiorno, alle ricchezze plurisecolari del bacino Mediterraneo. Il nostro impegno è far sì che queste memorie tornino in auge, senza pregiudizi ideologici o riduzioni di senso storico, generino nuove e buone prassi sociali, soprattutto tra i giovani, stimolino solidarietà civile e corresponsabilità diffusa nel segno di una nuova e sana sussidiarietà orizzontale”.