Le bellezze del centro storico di Enna

Enna. Sicuramente i cittadini non ci stanno più, cominciano con frequenza a scrivere alla nostra redazione, tutta una serie di lamentele che, di solito giriamo alle persone interessate che rappresentano l’Istituzione oggetto delle lagnanze. Ci siamo accorti, in particolare modo in ambito traffico che vengono sistematicamente ignorate le varie segnalazioni, ci risulta che qualcuno addetto ai lavori ritiene opportuno deridere quanto pubblicato, la cosa non ci interessa.
Questa mattina, abbiamo deciso di pubblicare l’ennesima lettera, ieri abbiamo provveduto ad inviare copia della missiva pervenuta sul centro sociale di Enna bassa all’Assessore Notararigo, aspetteremo un paio di giorni sperando di avere un cenno di riscontro.

Oggi, Massimo Canale, così si sfoga: “Andando a prendere l’autobus in piazza Balata, dei turisti spagnoli mi hanno fermato proprio in via Sant’Agata, di fronte al Bed and Breakfast Proserpina, chiedendomi la direzione per il centro storico. Un po’ stranito ho risposto: “es este”, cioè “è questo”. Come mai quei turisti in visita ad Enna non avevano capito di trovarsi già in centro? Erano poco svegli loro, o è poco “riconoscibile” il centro, qui ad Enna? In effetti, per qualunque turista europeo, un centro storico è quella parte della città chiusa al traffico, dove le persone passeggiano tranquillamente su strade acciottolate e pulite, con un bell’arredo urbano, lampioncini, fioriere, circondate da palazzi antichi dalle belle facciate restaurate… Purtroppo quello di Enna sembra tutto meno che un centro storico: le auto parcheggiate in doppia fila o incolonnate in lunghi ingorghi a suonare i clacson quasi fosse un rito liberatorio di massa, i pedoni che camminano in strada (perché non ci sono marciapiedi) e devono destreggiarsi tra auto, moto, furgoni che arrivano da tutte le direzioni, le biciclette inesistenti (e i pochi che si avventurano ad usarle, a loro rischio e pericolo), l’arredo urbano da città sopravvissuta a un bombardamento (avete notato quanto è antiestetica la pavimentazione di piazza San Francesco? Brutti di per sé i mattoncini, ma perfino di due colori diversi: dà un senso del rattoppo indecoroso), al posto delle fioriere profumate cumuli di immondizia maleodorante, per non parlare di palazzi e monumenti: come può capire mai un innocente turista che piazza Balata è già centro storico, se si ritrova circondato da edifici in cemento armato? Se vi passano le auto, se c’è smog, ingorghi, clacson che si danno alla pazza gioia? Ci vuole una grossa dose di immaginazione per azzardare l’ipotesi che quella piazza sia centro storico.

Va bene, si dirà, continui a salire per via Roma e troverà piazza San Francesco (dove potrà ammirare l’uso tutto ennese delle panchine a metà); il Belvedere, dove scoprirà un nuovo modo di concepire le fontane (acqua sporca dentro, graffiti fuori); piazza Municipio, dove verrà a conoscenza delle ultime tendenze in fatto di “centro storico alternato” (4 palazzoni moderni per ogni palazzo antico, tanto per non annoiare il visitatore); e ancora piazza Santa Chiara, in cui scoprirà che qui da noi le piazze più antiche fungono da parcheggi, in modo da unire sapientemente la storia con la tecnologia. E se avrà retto a tante nuove scoperte, sarà entusiasta di proseguire per il Duomo, che molto probabilmente troverà chiuso proprio perché si vuole incitare il visitatore a concentrarsi sulla facciata esterna (con i decorativi ciuffi d’erba che vi crescono sopra). E poi, la parte finale di via Roma, che secoli fa, con lungimiranza unica al mondo, fu disegnata a misura d’auto (larga quanto basta a passarci un’automobile: che ad Enna naturalmente possono arrivare dovunque, anche nelle vie più antiche!). Per finire, dulcis in fundo, il Castello di Lombardia, simbolo di Enna che, in quanto tale, riassume perfettamente la convivenza di antico e moderno che fa di questa città un esempio (per fortuna) unico in Europa: ed è così che il nostro ammirato turista potrà sperimentare le passerelle in ferro che riproducono, al passaggio, gli antichi rumori delle guerre e dei cannoni; le reti d’acciaio che delimitano le poche aree accessibili del monumento (dice mamma Rocca, si guarda ma non si tocca); i ponteggi mai rimossi che creano una romantica atmosfera decadente; i prati dove l’erba cresce allo stato brado come in aperta campagna (suggerendo una sintesi armoniosa tra la città e il mondo rurale); e infine, il fantasma del glorioso Teatro più vicino alle stelle, la cui musica tace da anni… Insomma, ennesi, dobbiamo svegliarci! Non si può più accettare supinamente di vivere nello schifo, tra cumuli di rifiuti, come nelle favelas brasiliane! Che dignità abbiamo a vivere in un posto tenuto così male, che dignità abbiamo a entrare nell’ascensore e sentire già il tanfo vomitevole dell’immondizia che giace a quintali in mezzo alla strada? O ci si sveglia, oppure, per coerenza, è meglio chiedere l’annessione al Burundi. Forse lì faremmo anche figura – forse”.

Antonella Santarelli

Castello di Lombardia: il simbolo della città in pieno degrado