Barrafranca. Omicidio Ferreri: 22 giugno udienza in Cassazione

Barrafranca. E’ stata fissata per il 22 giugno l’udienza dinanzi alla Corte di Cassazione, nei confronti dei 4 uomini coinvolti nell’omicidio di Francesco Ferreri, tutti assolti in appello e per i quali le assoluzioni su alcuni capi di imputazione sono passati in giudicato. Dell’omicidio del piccolo Francesco, 13 anni, assassinato la sera del 15 dicembre 2004, dinanzi alla Corte di Cassazione deve rispondere solo Giuseppe Faraci. Il giovane, oggi ventiseienne, era stato condannato all’ergastolo in primo grado, ma la Corte d’appello nissena lo ha assolto per non avere commesso il fatto. Antonio Lo Bue, Calogero Mancuso e Salvatore Randazzo, dovranno rispondere di violenza sessuale su minori non identificati. Erano stati tutti assolti in primo grado dall’accusa di concorso nell’omicidio del piccolo Francesco e da quella di abusi sessuali sul ragazzo e su un altro tredicenne.
Era stato lo stesso Pm a chiedere l’assoluzione dall’accusa di omicidio, che è passata in giudicato. La Corte d’assise nissena li aveva condannati a pene tra i 10 ed i 12 anni per l’ipotesi di abusi su minori rimasti ignoti, ma in appello per loro era arrivata l’assoluzione con formula piena da queste accuse residue tra i gravissimi capi di imputazione loro contesti nell’ordinanza che sei mesi dopo l’omicidio del ragazzino, li aveva portati in carcere. Il procuratore generale Franca Imbergamo che ha sostenuto l’accusa al processo d’appello ha impugnato la sentenza emessa la scorsa estate dalla Corte d’appello. Il Pg nel ricorso chiede ai giudici di Cassazione l’annullamento con rinvio alla Corte d’appello. Quindi per il Pg deve essere nuovamente celebrato il processo di secondo grado e motiva tale richiesta con la necessità di sottoporre a perizia psichiatrica il “superteste”, coetaneo di Francesco che raccontò di presunti abusi perpetrati dagli imputati sulla vittima e da lui stesso subiti. Il ragazzo ha sostenuto che anche altri bambini venivano abusati e fotografati, ma non era stato in grado di fornire indicazioni utili alla loro identificazione, tanto che Lo Bue, Mancuso e Randazzo, condannati in primo grado per abusi su minori non identificati, sono stati assolti in appello da questa accusa.
La Corte d’appello ha motivato le assoluzioni sulla mancanza di elementi a supporto delle dichiarazione del giovanissimo testimone, dichiarazioni che, per i giudici di secondo grado, oltre a non essere supportate da prove in gran parte sono smentite dai fatti e dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti. In particolare a far ritenere non credibile il ragazzo il suo racconto sullo stupro di Francesco al quale ha dichiarato di avere assistito. L’autopsia sul ragazzino, trovato ucciso due giorni dopo la scomparsa, ha totalmente escluso che abbia subito la violenza sessuale raccontata dal suo amico, mentre le perizie scientifiche effettuate dai carabinieri del Ris, hanno anche escluso altri possibili abusi, perché sul ragazzo e sui suoi indumenti non sono state trovate tracce biologiche e Dna degli imputati che, se ci fosse stato abuso anche senza stupro, avrebbero dovuto essere riscontrati. Inoltre per la Corte d’appello il racconto del ragazzo sui suoi spostamenti in bicicletta, mezzo con il quale avrebbe raggiunto il luogo dove secondo lui avvenne a violenza, non sono verosimili.
Giulia Martorana