Aidone. Lavori Santuario S. Filippo. Il parroco: “Abbiamo tutte le autorizzazioni. Polemiche inutili e inopportune”

Aidone. Continuano i lavori nella chiesa di Santa Maria La Cava, ad Aidone, riguardanti l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’intervento di restauro e la ristrutturazione del prospetto principale, del suo sagrato e il restauro dell’abside di epoca normanna. I lavori sono stati resi possibili grazie ad un contributo economico di 187.000,00 euro dalla Conferenza Episcopale Italiana, con i proventi dell’8×1000. Il resto, circa 247.000,00 euro è a totale carico della parrocchia.
L’attuale prospetto principale della chiesa fu realizzato nel 1886, in stile barocco siciliano.
Il sagrato in pietra locale arenaria rossa e la recinzione in ferro battuto furono realizzati nel 1936 dal primo parroco don Lorenzo Milazzo. Anche questa gradinata, è in atto interessata da lavori restauro e consolidamento, facilitando l’ingresso alla chiesa. Inoltre, con il parere positivo della Soprintendenza di Enna, è stata decisa la rimozione della recinzione in ferro sia per agevolare l’ingresso in chiesa, sia per motivi di sicurezza legati all’immenso numero di persone che frequentano il santuario per la festa di S. Filippo.
La presenza della recinzione in ferro infatti non è compatibile con l’attuale restauro. A ragione della sua assenza si ha già, e si avrà ancora di più a lavori ultimati, una nuova totale visione del monumentale prospetto, senza l’ostruzione ostacolante dei pannelli in ferro, seppure di pregio manifatturiero; inoltre questa chiusura del sagrato, internamente costrittiva è irragionevole e infondata, se si prova per un istante a disancorarsi dalla semplice affezione. La chiesa deve aprirsi al modo, piuttosto che chiudersi.
In merito poi a quanto apparso recentemente sulla locale stampa, nel quale si “criticavano” i sopradescritti lavori, solo perché “hanno portato allo smantellamento dell’inferriata…”, e con questo parlando di “scempio riservato a quello che resta dei nostri beni artistici…”, dice il parroco don Carmelo Cosenza: “Non si può ridurre il corpo dei lavori solo alla presenza/assenza della recinzione in ferro, perché questo significa non avere esatta cognizione degli interventi fatti. La memoria – continua il parroco – ed identità di una cittadinanza può essere ancorata ad una inferriata? Se proprio di memoria e identità vogliamo parlare, perché non si guarda allo scempio operato, non certamente da me, né tantomeno dai miei predecessori, sull’abside esterna della chiesa, della quale molti sconoscono perfino l’esistenza perché è stato consentito di addossare abusivamente ad essa delle costruzioni che ne impediscono perfino la visione. Se proprio l’inferriata è simbolo della nostra identità potremo ancorarla all’abside! Non vi è alcuno scempio artistico, tutt’altro. Chi parla non ha alcuna competenza né artistica né storica. Non accetto lezioni da nessuno. E poi tutti gli organi preposti alla sorveglianza hanno fornito di tutti i necessari pareri positivi i lavori previsti”.


Giuseppe Rabita


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