Aidone. “Operazione Nerone”: Elena Caruso la donna boss

Aidone. Per la prima volta nella storia della mafia ennese, una donna aveva iniziato la scalata al vertice provinciale, sostenuto dal marito. Si tratta di Elena Caruso, 41 anni, capelli corvini, viso aggraziato, ma anche determinata nelle sue azioni tanto è vero da dimostrare di non avere paura nel momento in cui il suo coniuge, Vincenzo Scivoli, la invitava ad andare ad esigere il pizzo dal titolare delle imprese, oppure si decideva di andare ad incendiare un mezzo meccanico in un cantiere. Vincenzo Scivoli l’aveva ammonita “se i carabinieri o la polizia ti ferma e ti trova dei soldi, digli che li hai ottenuti da un cliente, non mollare”. La sera, invece di guardare la televisione o andare a mangiare una pizza, Vincenzo Scivoli le spiegava come era strutturata la famiglia di “Cosa Nostra”, a chi si doveva obbedienza, come si operava, come si veniva incontro alle esigenze di coloro che erano detenuti dallo “zio” Turi Seminara, a Giancarlo Amaradio, Gaetano Drago, Isidoro di Pino, responsabile di Aidone, Antonino Spitaleri, personaggi della famiglia, finiti in galera nel corso delle operazioni “Green Line” ed “Olde One”. Era istruita anche sulle “dinamiche”di “Cosa Nostra” sia a livello locale che regionale, specificando che le modalità di nomina delle figure apicali avveniva in modo analogo alle elezioni politiche. Elena Caruso apprendeva bene le lezioni, ad un imprenditore, al quale il gruppo aveva chiesto il pizzo, lo ha incontrato in cantiere, lo ha fatto salire in macchina, si è fatta dare i soldi, quindi lo ha lasciato a piedi, dicendogli che aveva da fare. Ad un altro che tergiversava nel pagare la rata stabilita, pare che gli abbia mostrato una bottiglia molotov; ha partecipato ad un danneggiamento di un mezzo meccanico, insomma una componente del gruppo che dimostrava di possedere qualità insospettabile, coraggio, determinazione e che incuteva rispetto tanto è vero che già circolava la voce, che Elena Caruso, sarebbe stata, tra breve, il responsabile della famiglia, operante ad Aidone e Piazza Armerina e già c’era lo sta bene di Ivano Di Marco, il cassiere delle bische clandestine.