Operazione Fiumevecchio: Tre anni di indagini e guerra indestina tra clan

Tre anni di indagini serrate, intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti a Catenanuova e Catania, ma alla fine il comando provinciale dei carabinieri, coordinati dal tenente colonnello Baldassare Daidone, è riuscito a smantellare due clan mafiosi, in guerra tra di loro, di cui uno legato alla famiglia di Cosa Nostra ennese e l’altro al clan catanese degli stiddari di Cappello, che da quasi un decennio sono riusciti a taglieggiare con il pizzo operatori commerciali, per lo più imprenditori edili, che operavano a Catenanuova e nel territorio circostante.
Non c’è stata alcuna collaborazione dei pentiti di mafia, non c’è stata collaborazione da parte di chi subiva le vessazioni, un’atmosfera omertosa quella di Catenanuova che ha aumentato le difficoltà degli investigatori che, comunque, sono riusciti con un lavoro di indagine certosina a fare luce su una guerra di mafia che da circa dieci anni insanguina Catenanuova e che ha visto elementi malavitosi eliminarsi tra di loro.
Due i fatti criminosi che hanno dato l’avvio alle indagini, il tentato omicidio avvenuto il 20 ottobre del 2007 in cui rimase gravemente ferito il pregiudicato Prospero Riccombeni di 40 anni, ferito da colpi di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7,65 e l’omicidio a colpi di Kalashnikov di Salvatore Prestifilippo Cirimbolo di 47 anni il 15 luglio del 2008, quando un gruppo di fuoco catanese, all’uscito del bar, ucciso il componente della famiglia di Cosa Nostra ennese e ferì cinque persone di cui uno gravemente, tanto è vero che è relegato in una carrozzella. Proprio Salvatore Prestifilippo Cirimbolo e Prospero Riccombeni, rappresentavano i vertici di Catenanuova dei due clan che volevano primeggiare nel territorio. A chiusura delle indagini è scattata l’operazione antimafia “Fiumevecchio” dalla contrada dove è avvenuto un agguato di mafia, sono state emesse ordinanze di custodia in cercare per dieci persone che vengono additate come componenti dei clan mafiosi operanti a Catenanuova.
Tra queste persone vi è una donna Agata Cicero di 45 anni, moglie di Salvatore Leonardi, capo decina di Catenanuova, legato alla famiglia ennese di Gaetano Leonardo, detto Tanu u’ liuni, che riceveva ordini ben precisi dal marito, che si trova in carcere, di richiedere il pizzo agli operatori commerciali e nel contempo era incaricata di riorganizzare la famiglia di Cosa Nostra ennese, cercando annientare gli stiddari, legati al clan Cappello. Alla donna sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Gli arrestati nel corso dell’operazione che ha visto impegnati, durante la notte di mercoledì,150 uomini, unità cinofile di Nicolosi e un elicottero della base di Catania, sono oltre a Salvatore Leonardi, Prospero Riccombeni e Agata Cicero, Giuseppe Pecorino di 69 anni, imprenditore agricolo di Agira, Filippo Passalacqua di 31 anni, Maurizio Prestifilippo Cirimbolo di 32 anni, fratello dell’ucciso Salvatore, Antonino Mavica di 46 anni, Giuseppe Girasole di 51 anni, meccanico e Massimo Grasso di 31 anni. Il decimo arrestato è un consigliere comunale di Maniace Salvatore Galati Muccilla di 49 anni, che viene accusato di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco. Pare che abbia dato un fucile, utilizzato per il tentato omicidio di Prospero Riccombeni.
La contrapposizione tra i due clan mafiosi stava provocando una guerra di mafia a Catenanuova perché un clan voleva primeggiare nei confronti degli altri ed avere libertà di azione nelle estorsioni. Sembra anche che dal carcere Leonardi stesse progettando delle ritorsioni omicide nei confronti di Antonino Mavica, uomo d’onore di un certo livello, ristretto nel carcere di Agrigento, mentre tra gli stiddari si era portato alla guida del gruppo Filippo Passalacqua, legato alla figlia di Giuseppe Salvo, ergastolano, considerato esponente di spicco del clan dei Cappello. Le indagini, così come ha dichiarato il tenente colonnello Baldassare Daidone, comandante provinciale, non sono ultimate e potrebbero esserci a questo proposito ulteriori sviluppi con altri arresti.

Le indagini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta hanno preso avvio a seguito di due gravi fatti di sangue, significativi del delinearsi di una nuova possibile guerra interna alla criminalità organizzata e tesa alla definizione dei nuovi assetti mafiosi nel comune di Catenanuova:
il tentato omicidio avvenuto il 20 febbraio 2007 in cui è rimasto gravemente ferito il pregiudicato Prospero RICCOMBENI di anni 40;
l’uccisione a colpi di Kalashnikov di PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore di anni 47 – c.d. “Strage di Catenanuova” – avvenuta in data 15 luglio 2008 ; nella stessa occasione rimasero ferite altre cinque persone di cui una in maniera particolarmente grave.
Le attività sin qui svolte hanno consentito di individuare dieci persone responsabili a vario titolo dei reati di cui agli artt.416 bis codice penale (associazione a delinquere di stampo mafioso).

I soggetti arrestati sono:
1.PECORINO Giuseppe, di anni 69, residente ad Agira, imprenditore agricolo, pregiudicato,
2.LEONARDI Salvatore, di anni 45, pluripregiudicato in atto detenuto presso la Casa di Reclusione di Carinola (CE);
3.RICCOMBENI Prospero, di anni 39, disoccupato, di Catenanuova, in atto residente a Milano, pluripregiudicato;
4.CICERO Agata, di anni 45, di Catenanuova, moglie di LEONARDI Salvatore (l’unica ammessa al regime degli arresti domiciliari);
5.PASSALACQUA Filippo, di anni 31, di Catenanuova, pluripregiudicato;
6.PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Maurizio, di anni 32, di Catenanuova, allevatore;
7.MAVICA Antonino, di anni 46, pluripregiudicato, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Agrigento;
8.GIRASOLE Giuseppe, di anni 51, di Catenanuova, meccanico;
9.GRASSO Massimo, di anni 31, di Catenanuova, operaio;
nonché solo per il reato di cui agli artt.2 e 7 Legge 895/67, così come modificati dagli artt. 10, 14 legge 497/74 e 7 legge 203/91, (detenzione e porto abusivo di armi da fuoco).
10.GALATI MUCCILLA Salvatore, di anni 49, residente a Maniace (CT) allevatore.
Le investigazioni, svolte senza l’aiuto di alcun collaboratore di giustizia in un contesto ambientale totalmente omertoso e di difficilissima penetrabilità, hanno rivelato gli sviluppi degli assetti mafiosi a Catenanuova negli anni successivi a quelli in cui era la famiglia di Cosa Nostra di Enna facente capo a LEONARDO Gaetano, a controllare il territorio per il tramite prima di LEONARDI Salvatore, arrestato nel 1998, poi di MAVICA Antonino e RICCOMBENI Prospero, arrestati nel 2002 per associazione mafiosa e condannati con sentenza definitiva.
Dagli elementi acquisiti è emerso che RICCOMBENI Prospero, dopo essere tornato in libertà successivamente alla predetta condanna, riprese il controllo del territorio ma ad un certo punto, malgrado fosse un uomo d’onore di Cosa Nostra, ebbe bisogno anche dell’appoggio del clan “CAPPELLO” di Catania per gestire le attività illecite.
RICCOMBENI, nel 2007, fu sostituito, per imposizione del clan “CAPPELLO”, con PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore a causa della cattiva gestione degli “affari mafiosi” del RICCOMBENI, che per tale motivo era stato fatto oggetto di un tentato omicidio.
PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore si rivelò ancora meno affidabile di RICCOMBENI, non corrispondendo alcune somme di denaro dovute ai “catanesi”; per questo venne eliminato nel corso della cosiddetta strage di Catenanuova e sostituito con Filippo PASSALACQUA, persona di sicura affidabilità per i catanesi.
Quest’ultimo è infatti anche legato alla figlia di SALVO Giuseppe, ergastolano, ristretto presso il carcere di Opera (MI)), considerato esponente di spicco del citato clan “Cappello” di Catania.

Con PRESTIFILIPPO CIRIMBOLO Salvatore prima e con PASSALACQUA Filippo poi, il territorio di Catenanuova si venne a trovare sotto il controllo mafioso di un gruppo autonomo da Cosa Nostra e strettamente legato al clan “Cappello” di Catania.

A questo gruppo si era unito anche l’uomo d’onore MAVICA Antonino, che per questo divenne oggetto di un progetto di ritorsione concepito da LEONARDI Salvatore del quale è stata impedita l’attuazione.

Particolare cenno merita in ultimo la figura di CICERO Agata, moglie di LEONARDI Salvatore, già detenuto da oltre 13 anni, che risultata essere la persona attraverso la quale quest’ultimo ha continuato a mantenere i rapporti con gli altri affiliati rimasti liberi. Da ultimo CICERO Agata era stata incaricata dal marito di una serie di iniziative volte ad riorganizzare Cosa Nostra ennese ed annientare la presenza dei “catanesi” e dei loro alleati, in particolare di quelli del clan Cappello, nel territorio di Enna, ritenuta intollerabile dal LEONARDI.

Gli arrestati sono stati tradotti presso diverse carceri dell’Isola ed alcuni presso le carceri dei luoghi ove sono stati rintracciati. Per la CICERO Agata il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta ha disposto la misura degli arresti domiciliari.