Aidone: Il Museo e la divina ‘Venere’

Il diciassette maggio ha segnato per Aidone e per il suo Museo Archeologico una giornata importante e pregna di conseguenze per il suo futuro culturale ed economico. La Dea di Morgantina è stata salutata con gli onori che si riservano ad un ospite di riguardoche, dopo un avventuroso viaggio, è tornata dalla casa tanto lontana dalla sua originariada cui era separata da un oceano e da quasi trenta lunghi anni.
Per merito suo il Museo si è vestito a festa e ha guadagnato in ampiezza espositiva e razionalità.
Si è arricchito di una intera ala che ha un’area superiore, per ampiezza, a tutto il precedente settore espositivo del piano terra. La nuova ala comprende la saladella Dea, nella quale la meravigliosa statua, restituita dal Getty, incombe in tutta la sua grandiosità e sacralità. Essa è stata completata con altri arredi e reperti (pochi a dire il vero, quasi a non volere disturbare la sua centralità): un’altra statua calcarea acrolitica e ad una statuetta di terracotta nella quale sono ben visibili gli attributi della dea, entrambe preziose per le informazione che ci offrono sulla tecnica e l’iconografia della nostra; in una vetrinetta sono esposti dei busti di Persefone, che ci raccontano quanto fosse esteso e capillare il culto di Demetra e Korea Morgantina, e alcuni frammenti della statua stessa restituiti da Getty: due dita del piede mancante, l’altra mano priva di braccio, entrambi in marmo pario, e alcuni frammenti del panneggio.
La seconda sala è dedicata all’architettura tipica di Morgantina e ci riserva una bella sorpresa: l’elegante edicola, proveniente dalla Fontana Monumentale dell’agorà di Morgantina, che doveva stare sul bacino e reggere il tetto dello stoà tetrastilo; chi visita l’agorà di Morgantina da sempre resta affascinato dal sistema idraulico della Grande Fontana, non riuscendo a immaginarne la monumentalità; la ricostruzione del colonnato dell’edicola, che sovrastava la vasca centrale, ci permette di immaginarne la bellezza e la grandiosità, nonché la sua contestualizzazione lungo il colonnato dello stoà est; si sono salvati tre grandi frammenti del colonnato dorico che era sormontato dalla cornice ionica, una commistione di stili che rendeva l’insieme più leggero ed elegante.
Nella stanza successiva sono esposti una parte dei reperti provenienti dall’edificio termale di contrada Agnese, uno dei siti più interessanti di Morgantina, di cui qualche anno fa è stato completato lo scavo e la copertura. L’edificio è uno dei pochissimi conservati di epoca greco-ellenistica – la maggior parte di edifici termali conosciuti sono di epoca romana- e presenta un’originale copertura a botte (sulle piscine), e a cupola (nella sala centrale), ottenuta con tubuli fittili ad incastro e poi intonacata e affrescata.omana- e presenta un’originale copertura a botte (sulle piscine), e a cupola (nella sala circolare), ottenuta con tubuli fittili ad incastro e poi intonacata e affrescata. La cupola, come ci rivelano alcuni frammenti dell’intonaco rappresentava la volta celeste, di un azzurro intenso, e le pareti, dipinte rosse, erano arricchite da edicolee sormontate da una larga cornice di cui resta un frammento affrescato con motivi mitologici.
Nell’ultima sala, dulcis in fundo, ci sono i magnifici Argenti di Eupolemo!
Naturalmente ci sono poi tutte le altre sale che, almeno per ora, non hanno subito modifiche: la sala protostorica e accanto quella dei magnifici Acroliti con un interessante apparato didascalico sul sito di San Francesco Bisconti, un complesso di santuari da cui è quasi certo che provenissero la statua della Dea e gli Acroliti che coronavano le statue di Demetra e Persefone che qui venivano venerate.Al primo piano poi c’è la sala arcaica, con reperti provenienti dalla Cittadella, il sito della città greco-sicula, tra cui il prezioso cratere attico di Eutimides, e la sala ellenistica.
Dopo questo primo lavoro di ampliamento e restauro, forse finalmente si metterà mano ad un recupero totale ed ad un ampliamento esterno, per farne un Museo moderno ed accogliente, un centro di diffusione della cultura e della ricerca archeologica e, perché no, di arte del restauro.

Franca Ciantia