Aidone. Nella casa della “Venere” tra illazioni, illusioni e promesse

In questi giorni molto si è parlato di Aidone e del suo Museo, riprendendo addirittura a rimestare nella vexata quaestio sull’opportunità della sistemazione definitiva nel nostro Museo della cosiddetta Venere; ma, come sempre, si arriva agli onori delle cronache e delle pagine importanti dei giornali grazie alla sgradevole provocazione di un giornalista “di grido” che con le sue parole riesce a smuovere le acque stagnanti, fendendo, nel bene e nel male (facendo più male che bene), il silenzio assordante che circonda ormai da mesi quello che doveva essere l’evento degli eventi per la Sicilia, ma soprattutto per la provincia di Enna, o meglio per il virtuale Distretto Turistico “Siculo- Greco-Romano”, ex Distretto Turistico “per la valorizzazione della Venere di Morgantina”.
Francesco Merlo in appendice all’articolo in cui attacca con veemenza Gibellina e il suo creatore, scomparso da poco tragicamente, quasi a volere dimostrare che in Sicilia niente può salvarsi e che il deserto è il suo destino fisico e socio-economico, approda a Morgantina, anzi al museo di Aidone, e quello che vede (o meglio che vuole vedere, perché i tredici turisti presenti saranno stati pure i suoi compagni di visita e non certamente, come dimostrano i numeri, i visitatori di una intera giornata! Questa è pura disinformazione!) lo induce ad augurarsi, per il bene della statua, che questa sia riportata a Malibù, dove riceveva milioni di visitatori; come se al Getty la gente ci andasse per la “Venere” e di conseguenza ora non ci vada più (?)…
C’è chi ha voluto giustificare l’acrimonia dell’attacco di questo giornalista siciliano che, come tutti i siciliani emigrati quando ritorna in Sicilia, magari per una breve vacanza, non riesce a perdonare a chi vi è rimasto l’incapacità di cambiare, di ribellarsi, l’avere permesso a generazioni di politici e burocrati di continuare a governare l’isola come un mosaico di feudi personali: il grido d’amore rabbioso di un figlio tradito? O la prosopopea di chi, vivendo in posti certo più organizzati, più “civili e civilizzati”, viene a farci la lezioncina per poi tornarsene nel suo esilio dorato, lasciando i siciliani che sono rimasti a raccogliere i cocci dello sfacelo? Che se la sbrighino loro a combattere, o meglio a continuare a subire, la piovra che li soffoca, che non è solo quella mafiosa delinquenziale ma è, ancor di più, quella di una classe politica e burocratica inefficiente, inefficace, sprecona, corrotta e opportunista, attaccata ai propri, tanti, troppi, privilegi che difende con le unghie e con i denti.
Certo leggere quelle parole, per di più sulla prima pagina di un giornale nazionale, fa veramente male e la prima reazione è quella di rispondere per le rime, anzi sembra quasi che nessuna risposta, per quanto circostanziata, sia in grado di limitare il danno prodotto da quelle poche e malevoli considerazioni. Però , se a rispondere sono cittadini e giornalisti indignati ben vengano, non è accettabile che l’indignazione venga dalle stanze del potere a qualunque livello perché lì non c’è nessuno che possa lanciare impunemente la prima pietra!
Ma, se l’articolo di Merlo fa male, le parole di Mario Bevacqua, il presidente mondiale dell’Uftaa, l’associazione delle agenzie di viaggio (che possiede 70 mila punti vendite), sembrano quasi una pietra tombale sulle aspirazioni non solo di Aidone ma dell’intero territorio ennese; Bevacqua avvisa che così continuando si sta rischiando seriamente di perdere “l’occasione più ghiotta che il turismo ennese ha avuto per un suo possibile rilancio”, e la colpa è sì della situazione delle strade, invariata da anni, ma anche dell’insipienza delle amministrazioni locali, della programmazione regionale millantata per mesi e mesi che ancora non ha prodotto nessun risultato tangibile, della assoluta inattività dell’amministrazione provinciale i cui rappresentanti si sono limitati a dichiarazioni retoricamente enfatiche ma di cui non s’è visto ancora uno solo della pletora di eventi promessi che avrebbero dovuto accompagnare l’arrivo della Venere per gli anni a venire! (tra parentesi: stando così le cose, oltre a coloro che hanno costruito le proprie fortune e la propria carriera politica, professionale e lavorativa grazie al carrozzone provinciale e ai cittadini ennesi, spinti da spirito di appartenenza e identità, veramente qualcuno pensa che ci saranno dei cittadini di questa provincia che si metteranno in fila per mettere una firma contro la scomparsa della Provincia Regionale o che scenderanno in piazza per reclamarne il suo mantenimento?…).
E l’amministrazione comunale? La sua efficienza si può misurare dallo stato di disastro assoluto in cui versa la “ Villa Comunale”, il parco belvedere che avrebbe dovuto essere il biglietto da visita per chi, uscendo dal Museo, avesse voluto visitare anche Aidone, attraversando i suoi viali incantevoli per raggiungere il centro storico. Panchine, inferriate, fioriere e lampioni divelti, trafugati o lasciati in bella mostra, lattine, bottiglie e cartoni da pizza sparpagliati ovunque, ci raccontano le notti brave di vandali incoscienti ed incivili che vigliaccamente operano coperti dal buio assoluto, ma testimoniano anche l’incapacità e la mancanza di volontà di frenare il fenomeno e lo stato di abbandono e di incuria in cui la Villa è lasciata per 365 giorni all’anno; la pulizia e la sistemazione dei viali per il Venere day si sono rivelati un’operazione di semplice facciata, degni della cattiva massaia che si limita a nascondere la polvere sotto i tappeti.
Ora ci dicono che stanno per arrivare ben cinquecento mila euro per il decoro urbano e i parcheggi, ci auguriamo che siano spesi bene e subito; le cose da fare sono tante, tutte ugualmente importanti, ma certo ci sono delle priorità che non possono essere più disattese e una di queste, insieme alla segnaletica, ai parcheggi, al bus navetta per Morgantina -ancor più che per il Museo-, è la sistemazione della Villa, l’illuminazione dei viali unitamente all’installazione di un valido sistema di video sorveglianza…e poi cominciare a prendere sul serio la necessità della promozione e della organizzazione dei flussi turistici, che sicuramente ci saranno, che non possono essere lasciati all’arbitrio di guide turistiche disinteressate (anche perché una visita seria impegna un tempo lungo che molte guide non hanno nessun interesse e voglia di “sprecare”), di autisti di pullman che preferiscono strade più brevi ed agevoli, di tour operator che non trovano ancora appetibile l’inserimento dei nostri tesori nei loro itinerari; la prova del nove sarà l’apertura completa della Villa Romana di Piazza Armerina, ma se neppure in quell’occasione si riuscirà a fare sistema allora saremo veramente persi e senza speranza.

Franca Ciantia