Enna. Governo nazionale e soppressione province

Enna. Non ci sono stati salti di gioia nell’apprendere che il Governo nazionale ha deciso di sopprimere tutte le province, perché il discorso non riguarda la Sicilia, che è regione a statuto speciale, quindi il Governo nazionale non ha competenza, e dovrà essere il parlamento siciliano a prendere questa difficile e complessa decisione, che provocherà proteste in tutti gli ambianti politico-amministrativi. Ma c’è di più e lo ha detto a chiare lettere il senatore Mirello Crisafulli, nel suo intervento fatto in occasione della riunione dei consigli provinciali di Enna e Caltanissetta. “La Sicilia, ai sensi della legge 9/86 – ha dichiarato il senatore del PD Crisafulli – non ha province regionali, come si ritiene, ma allora sono stati formati i liberi consorzi, che poi impropriamente sono state chiamate province regionali.Non si possono sopprimere perché significherebbe violare lo Statuto regionale e chi subisce il taglio ha tutte le carte in regola per opporsi “.
Ed è chiaro che qualora il Governo regionale decida di fare questa operazione di “tagliare “ le due province di Enna e Caltanissetta dovrà tenere conto delle reazioni di queste province sia a livello popolare (qualcuno è deciso ad occupare l’assemblea regionale ad oltranza) sia anche a livello giuridico perché chi ha costituito “i liberi consorzi di comuni” con la legge 9/86 non può farlo in quanto non esistono le condizioni giuridiche per poterlo fare, a legiferare è sempre il parlamento siciliano, ma probabilmente qualche autorevole rappresentante politico regionale lo ha dimenticato, non sappiamo se volutamente.
Nella riunione dei consigli provinciali di Enna e Caltanissetta è stata lanciata la proposta di riunire diversi consigli provinciali in modo da elaborare una proposta unitaria da presentare all’assemblea regionale, ma per fare questo è necessario muoversi per tempo, coinvolgere altre province come Agrigento, Ragusa e Siracusa in modo da poter dimostrare una certa unità d’intenti in quanto la soppressione delle attuali province sarebbe veramente penalizzante per tutte le realtà socio-economiche-culturali del territorio siciliano. I due consigli provinciali, ennese e nisseno, torneranno ad operare con unità d’intenti, tutti si sono impegnati, anche a livello di rappresentanze politiche, a lavorare di comune accordo per raggiungere lo scopo di mantenere lo stato attuale, anzi con l’aggiunta, come è stato sostenuto di aumentare le funzioni dell’ente intermedio spostando alle province gli Ato rifiuti ed idrico, i consorzi di bonifica, le Asi, gli Istituto Autonomi Case Popolari e tanti altri enti che sicuramente costano di più di un consiglio provinciale. Se risparmi si devono fare, non è certo sopprimendo le province che si conquistino delle economie perché sarebbe un costo della politica inferiore alle aspettative.