L’arte culinaria ennese
Enna-Provincia - 10/09/2011
Enna è la provincia più centrale della Sicilia e a questo deve il suo appellativo di “ombelico di Sicilia”.
La provincia di Enna vanta una gastronomia ricchissima di prodotti e preparazioni legati alla sua tradizione agro-pastorale.
Il prodotto gastronomico più caratterizzante di questa provincia è sicuramente la guastedda ennese denominata anche Vastedda cu sammucu.
Si tratta di una focaccia di origini verosimilmente medievali, viene anche chiamata “nfigghiulata” poiché viene abbondantemente farcita con tocchetti di salame e tuma.
La vastedda o guastedda viene preparata, come da tradizione, con ingredienti semplici.
Per l’impasto si utilizzano farina di grano duro, lievito naturale o di birra, acqua, sale, strutto, latte e uova, mentre per realizzare la farcitura si utilizzano tuma fresca tagliata a fette, salame affettato e dadini di pancetta soffritta.
Il tutto viene cosparso di fiori di sambuco, l’utilizzo di questo ingrediente giustifica il fatto che questo particolare piatto venga servito prevalentemente nella tarda primavera in corrispondenza della fioritura dell’albero del sambuco,anche se l’avvento della tecnologia, anche in ambito culinario, permette di gustare questo piatto anche in altri momenti dell’anno.
Questa preparazione necessita assolutamente di cottura nel forno a legna, ciò le dona la caratteristica doratura e fragranza.
La ricca gastronomia ennese vanta anche una certa produzione casearia, derivatagli da secoli di tradizione anche in ambito pastorale. Uno dei prodotti più apprezzati in questo ambito gastronomico è il piacentino o piacentinu ennese. Si tratta di una particolarissima qualità di formaggio impreziosita dall’aggiunta dello zafferano che gli conferisce gusto e colorazione inconfondibili.
Si tratta di un prodotto caseario a base di latte ovino al quale vengono aggiunti ingredienti particolarissimi quali lo zafferano ed il pepe nero in grani, questi ultimi conferiscono al sapore del latte ovino un gusto particolarissimo che caratterizza proprio il prodotto.
La preparazione di questo formaggio segue ancora le tecniche tradizionali.
Al latte ovino si aggiunge lo zafferano e lo si lascia coagulare a 32-35°C con caglio in pasta di agnello o capretto.
La cagliata viene fatta scolare aiutandosi con le mani e viene posta in canestri di giunco che lasciano sulla superficie del formaggio le caratteristiche striature. A questo punto al formaggio vengono aggiunti i grani di pepe nero. Successivamente le forme vengono scottate e fatte asciugare su tavoliere in legno.
In fine avviene la salatura.
Altro capitolo molto ricco della gastronomia ennese è rappresentato dai dolci, si tratta spesso di preparazioni molto semplici ma ricche di gusto. Queste preparazioni, ovviamente, venivano servite solo in momenti particolari dell’anno, oltre che nelle festività religiose, venivano serviti anche in occasioni speciali quali matrimoni, cresime, battesimi etc.
Tra le innumerevoli preparazioni dolciarie vanno assolutamente ricordati gli ‘nfasciateddi, biscotti ripieni di una preparazione a base di vino cotto di fichi d’india…o meglio ripieno “fasciato” di pasta frolla, da qui deriva il nome di ‘nfasciateddi.
Ma molti altri sono i dolci della tradizione della provincia ennese, dai masciatèddi nuziali di Agira, ed ancora di Agira i piscilina ( biscotti da forno preparati con farina di Maiorca, uva passa, mandorle tostate e pistacchi); i mustazzola di meli; i pasti di Nàpuli a Troina gli sgrinfiati di Calascibetta; una serie di dolciumi con nomi tanto curiosi quanto invitanti quali cannatèlle, chitellini, degerine, pittiddi, zìppuli; quindi la deliziosa zuppa angelica; gli zuccarini di Nicosia (speciali savoiardi inzuccherati); il tortòne di Sperlinga (dolce popolare che consiste di fette di pane fritto e poi zuccherato ). Ricordiamo ancora le cassatèddi di ricotta, cioè ravioloni a mezza-luna fritti; l’originale torrone di mandorle e nocciole; d i caratteristici biscotti farciti di cucuzzàta o con crema di pistacchi, a forma di agnellini; ed ancora i viscòtta rizzi; i biscotta ca liffia; i panierini con l’uovo (detto ciucilia a Cerami); e le onnipresenti pecorelle di pasta reale.