Piazza Armerina: La verità del preside Scollo

Piazza Armerina. Il Preside Giovanni Scollo, coinvolto in una indagine su sottrazioni alla cassa della sua scuola, l’Istituto tecnico Commerciale e per geometri, dalle pesanti accuse del dirigente amministrativo Giovanni Delle Cave, è  tornato in libertà. Il magistrato ha ritenuto che non sussistesse pericolo di fuga né rischio di inquinamento delle prove.

Scollo appare sereno e determinato nella sua difesa: nega ogni addebito a suo carico e spiega come l’inchiesta sia nata dalla sua circostanziata denuncia agli organi inquirenti sin dal primo momento in cui si è accorto degli ammanchi.

–       Preside Scollo come è venuto a sapere delle gravi irregolarità contabili della sua scuola?

«L’8 marzo 2010 – risponde il preside Scollo –  Giovanni Delle Cave aveva aggredito con violenza fisica e verbale e a armato di un oggetto pericoloso, la vice preside dell’Istituto. A seguito di quel gravissimo episodio ho sospeso dalle sue funzioni, con provvedimento disciplinare, il Delle Cave. E’ intervenuta a svolgere la funzione una segretaria in sostituzione e anche grazie al nuovo collegamento telematico che consentiva il controllo dei flussi di tesoreria tra la scuola e l’istituto bancario tesoriere, si sono evidenziate gravi irregolarità contabili.

Ho quindi denunciato gli ammanchi, informando il Csa di Enna, ex Provveditorato agli Studi, l’Ufficio scolastico regionale di Palermo, la Corte dei conti e i revisori contabili. Tutte le comunicazioni sono avvenute entro il 27 marzo 2010. Già due giorni prima avevo informato i Carabinieri della gravissima vicenda, sporgendo formale denuncia. I revisori contabili hanno proceduto alle dovute verifiche entro il 30 marzo 2010. Le date degli avvenimenti giocano un ruolo decisivo perché l’incidente automobilistico del Delle Cave, o la sua simulazione, è avvenuto solo dopo le mie denunce. Le sue accuse sono state “costruite” proprio in conseguenza delle mie denunce».

–       Ma perché allora dopo il suo arresto è stata diramata notizia che le indagini avevano preso avvio dal ritrovamento di un dossier nella macchina del Dirigente amministrativo dopo il suo incidente in autostrada?

«Non lo so – risponde il preside Scollo – l’indagine era già avviata dal giorno della mia denuncia ai Carabinieri».

–       Lei ha avuto parole dure riguardo alla campagna mediatica che si è sollevata dopo il vostro arresto.

«La campagna di stampa che mi ha interessato in questa incredibile vicenda giudiziaria – risponde ancora il preside Giovanni Scollo –  ha coinvolto i miei affetti più cari, diffondendo un cumulo di menzogne che non trovano alcun riscontro nella realtà. Tutta la comunicazione è stata centrata su spese sostenute per viaggi di piacere. Per partecipare a qualche viaggio “low cost” avrei messo in atto le ruberie di cui ho letto sui giornali. Dopo una vita di sacrifici e di lavoro posso ben affrontare qualche viaggio con il mio denaro. Si è scritto che avrei utilizzato denaro pubblico per fare fronte alle necessità dei miei figli. Avrei usato i soldi della scuola per acquistare i locali per una parafarmacia a mio figlio? Nulla di più falso, perché l’acquisto dell’immobile di Catania è stato finanziato con un mutuo bancario, del quale paghiamo regolarmente le rate ed è tutto comprovato da documenti. La storia, poi, della multiproprietà in Germania è stata presentata in maniera incredibile. Si tratta di una piccolissima quota di utili di un ristorante, il 7,5%, acquistata nel 2000. Anche mia figlia Chiara, ha subito e continua a subire una gogna mediatica che non trova assolutamente riscontri nell’indagine. Si coglie, invece, una terribile violenza nei confronti della mia famiglia: il vero reo sembra compatito e invece vengono rese ai lettori cronache di vicende pruriginose che hanno solleticato la fantasia del pubblico e sostenuto una grande curiosità; forse i giornali hanno ottenuto un aumento delle vendite, i siti internet  una moltiplicazione dei contatti, ma hanno travolto persone, sentimenti, affetti. Mi chiedo il perché di tanto accanimento contro di me».

–       Ma allora la stampa avrebbe dovuto tacere?

«Posso comprendere il diritto di cronaca, da esercitarsi in maniera corretta e controllata, ma ritengo intollerabili la persecuzione, la presunzione di colpevolezza, le accuse velate, la condanna senza appello, perché così si provoca la fine fisica, morale e sociale di una persona e dei suoi familiari».

 

–       E lei, da dirigente scolastico, non aveva mai avuto sospetti sul suo dirigente amministrativo?

«Certo il suo tenore di vita avrebbe potuto destare sospetti, ma io non pensavo che arrivasse a tanta spregiudicatezza. Si distingueva per le sue macchine costose cambiate ogni anno, per le crociere di lusso di cui raccontava i particolari, per la sua vita spregiudicata e il gioco d’azzardo nei casinò di mezza Europa. Ma come si poteva immaginare che sostenesse tutto questo sottraendo fondi al piccolo bilancio della scuola?».

–       Cosa farà adesso?

«Sono dirigente scolastico di ruolo da venti anni e sono stato sempre corretto e onesto, cordiale nei rapporti con tutti, la cosa peggiore è per me essere accomunato con Giovanni Delle Cave, noto per le sue intemperanze e per i suoi precedenti giudiziari. Mi impegnerò perché la verità emerga e spero che la giustizia faccia piena luce sulle responsabilità di ciascuno, in particolare su quelle del mio accusatore, con la sua vita dedita al vizio, all’azzardo, alla spregiudicatezza, perché alla fine paghi per i suoi errori».