Nicosia. Condannata a venti giorni di carcere per una notizia vera, solidarietà a Giulia Martorana

“La Fnsi e l’Associazione Siciliana della Stampa profondamente preoccupati e rammaricati giudicano ingiusta e incomprensibile la condanna a 20 giorni di carcere della cronista Giulia Martorana, riconosciuta colpevole di avere dato una notizia vera e di avere rispettato le regole deontologiche della professione, rifiutando correttamente di rivelare la fonte della notizia stessa.
La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Enna ripropone con forza il problema del doppio binario della professione giornalistica e della divisione, ormai anacronista, dei giornalisti tra professionisti e pubblicisti.
Negare ai giornalisti pubblicisti le tutele deontologiche della professione mette in serio pericolo la libertà di informazione e il diritto costituzionale dei cittadini di essere correttamente informati.
Il Sindacato dei giornalisti sosterrà la collega Martorana in tutte le sedi per confermare e dimostrare la correttezza del suo serio comportamento e il totale rispetto delle regole e delle norme professionali e deontologiche, sollevando, tramite i propri legali, anche la questione di legittimità costituzionale di una legge che appare fuori dal tempo e dalla logica.
Auspichiamo che in sede di Appello i giudici vogliano tenere conto di queste evidenti ragioni, evitando le imposizioni e le restrizioni che svilirebbero lo svolgimento del già difficile mestiere di cronista specie nelle zone ad alta densità mafiosa e criminale.
Al tempo stesso questa dolorosa e incomprensibile vicenda ripropone con forza il problema di una urgente e non più rinviabile riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti che oggi non è più in grado di rappresentare correttamente la realtà della professione”.

Aveva pubblicato la notizia che il giudice aveva disposto un incidente probatorio nell’ambito di un’inchiesta su presunti abusi sessuali su due sorelline di 12 e 14 anni, ipotizzando che le indagini potessero coinvolgere altre persone. Nessun nome, nessuna dichiarazione, nessuna intercettazione. Ma per quella che il giudice ha ritenuto essere un favoreggiamento Giulia Martorana, giornalista pubblicista di Enna, corrispondente dell’agenzia Agi e del quotidiano “La Sicilia” è stata condannata a venti giorni di carcere, con la sospensione condizionale della pena, per non aver voluto rivelare al giudice la fonte della notizia.
La notizia incriminata è del 2 settembre 2008, quando l’inchiesta aperta dalla Procura di Enna aveva già portato all’arresto di un anziano, ritenuto il molestatore delle sue piccole vittime. La giornalista si era limitata a dare notizia dell’avvenuto incidente probatorio senza riportare alcuna indiscrezione sulle dichiarazioni delle due ragazzine ma ipotizzando che vi potesse essere il coinvolgimento di altre persone. Convocata prima in questura e poi in Procura, Giulia Martorana si è sempre rifiutata di rivelare la fonte della sua notizia. Così come aveva già fatto in precedenza per un’altra inchiesta a suo carico, ancora per favoreggiamento, relativa questa volta alla pubblicazione di un articolo su un fatto di cronaca nera, l’identificazione di un cadavere carbonizzato ritrovato nelle campagne di Piazza Armerina.

Giulia Martorana, ancora incredula per la condanna, chiosa: “Non appartengo alla schiera di chi si scaglia contro i magistrati per una sentenza o un’inchiesta sgradita. Il giudice ha applicato, se pure con molto rigore, una norma che non consente ai giornalisti pubblicisti di avvalersi del segreto professionale. Spero che questa vicenda serva a far aprire un dibattito sull’etica del giornalista e sulla sua tutela estendendo il segreto professionale anche ai pubblicisti che sono la categoria grazie alla quale, ogni giorno escono i quotidiani in tutta Italia”.

Solidarietà di cuore all’amica, oltre che collega, Giulia da tutta la redazione di ViviEnna


Da: il Giornale.it
Correttamente, come prevede il codice deontologico dei giornalisti, non ha rivelato la fonte che le ha dato la notizia. E quella notizia, vera, l’ha anche pubblicata, da brava cronista. Solo che, alla fine, chi ha violato il segreto l’ha fatta franca, mentre lei è stata condannata a 20 giorni di carcere, pena sospesa, per favoreggiamento.
Arriva dalla Sicilia, da Enna, questa storia che, così come il tanto criticato ddl sulle intercettazioni, ripropone il problema della libertà di informazione e delle punizioni a senso unico, che riguardano solo i giornalisti e non chi, a monte, viola le regole. Il tutto condito da una normativa, quella che regolamenta la professione giornalistica, che tutela chi è giornalista professionista, consentendogli di avvalersi del segreto e di non rivelare le fonti, e non dà alcuna garanzia ai tanti, tantissimi che pur avendo solo il tesserino di giornalista pubblicista fanno, di fatto, i cronisti a tutti gli effetti.


STRASBURGO – SENTENZE.
La Convenzione e la Corte europea dei diritti dell’uomo
ampliano il diritto di cronaca (“dare e ricevere notizie”)
e proteggono il segreto professionale dei giornalisti.
Il giudice nazionale deve tener conto
delle sentenze della Corte europea
dei diritti dell’uomo ai fini della
decisione, anche in corso di causa,
con effetti immediati e assimilabili
al giudicato: è quanto stabilito
dalla Corte di cassazione con la
sentenza n. 19985 del 30/9/2011.