Nicosia: Congresso gruppo epatologico calabro – siculo

Nei giorni 2 e 3 dicembre 2011 verrà celebrato a Nicosia, presso il Seminario Vescovile “S.Agostino”, il congresso annuale del Gruppo Epatologico Calabro-Siculo, che ospiterà importanti professionisti, siciliani e calabresi, specialisti in Medicina Interna, Gastroenterologia, Chirugia e Malattie Infettive che si occupano di ricerca, diagnosi e cura delle malattie del fegato.
Quest’anno l’organizzazione del Congresso è stata affidata all’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive “San Felice da Nicosia”, diretta dal Dott. Mauro Sapienza, presso l’Ospedale “Basilotta” di Nicosia , che è anche sede regionale dell’ “Associazione Italiana per la Lotta alle Epatopatie” (AILE) .
Saranno affrontati i più pregnanti temi epatologici suddivisi in sessioni (Epatite C, Epatite B, Fibrosi ed ipertensione portale, epatocarcinoma); particolare attenzione sarà rivolta alle attualità legate ai Polimorfismi genetici, l’epatite E, il trapianto di fegato; l’ultima sessione sarà dedicata all’Epatologo sul territorio e al ruolo del volontariato .
Le principali relazioni saranno svolte dai Professori Craxì (PA), Cammà (PA), Cacopardo (CT), Siragusa (PA), Scifo (SR), Pollicino (ME). Raimondo (ME) , Gruttadauria (CT), Squadrito (ME), Di Marco (PA), Rizzo (CT), Siringo (CT), Giorgio (NA), Spadaro (ME), Russello (CT), Cabibbo (PA), Fatuzzo (CT), Montineri (CT), Ricca Rossellini (FO), Santoro (EN)
Nell’ambito delle realtà associative scientifiche, che si occupano di malattie del fegato e di trapianto, Gr.E.Ca.S. si propone di porgere maggiore attenzione alle strategie organizzative e d’integrazione tra specialisti, indirizzando l’interesse alla prevenzione, alla diagnosi, all’assistenza e alla cura, al trapianto e, soprattutto, alla presa in carico della persona affetta da malattia acuta e cronica di fegato.
In particolare il Gruppo Epatologico intende porre speciale enfasi sulla necessità di affrontare le malattie del fegato in un’ottica unitaria, caratterizzando e qualificando le strutture che, negli Ospedali e nel territorio, dovrebbero essere votate alla cura dei pazienti epatopatici.
Solo attraverso la creazione di una vera e propria rete organizzativa sarà possibile intervenire sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce, individuando Centri clinici per le cure più avanzate ed ultraspecialistiche, offrendo una nuova assistenza ospedaliera semintensiva epatologica, integrata, eventualmente, con l’assistenza domiciliare.
L’Epatologia, pur essendo una disciplina relativamente recente, ha seguito direttamente l’evoluzione epidemiologica , per cui le epatiti virali (da virus A,B,C,D,E,F,G) , che hanno caratterizzato, unitamente alle altre malattie infettive l’epidemiologia del secolo scorso, si sono accompagnate , specie nei paesi più benestanti, alle malattie di fegato secondarie all’eccesso di alimentazione ed ai disordini metabolici (diabete mellito, obesità, iperlipemie) e all’abuso alcolico.
Pertanto, le malattie legate all’opulentia (steatosi epatica e steatoepatite) hanno assunto una dimensione globale, raggiungendo moltissime popolazioni, dove prima erano inesistenti e dove la sindrome metabolica , che ne consegue, può rappresentare un rischio aggiunto alle malattie cardiovascolari.
L’Epatologo, per poter assistere nel modo migliore i malati , deve disporre di una serie di servizi che integrano le capacità diagnostiche e terapeutiche della Struttura di appartenenza (Malattie Infettive, Gastroenterologia, Medicina Interna) ed in particolare il Laboratorio di analisi , l’Anatomia Patologica, l’Anestesia e Rianimazione, l’Endoscopia digestiva, la radiologia tradizionale ed interventistica, la Chirurgia, la Farmacia la Nefrologia, l’Endocrinologia, l’Oncologia, la Psichiatria, la Lungodegenza e il Centro Trapianti.
In quest’ambito , un ruolo importante riveste Il Medico di Medicina Generale, il quale garantisce al proprio paziente il coordinamento clinico a domicilio, avvalendosi del supporto dello Specialista, attraverso attività di aggiornamento/approfondimento appositamente organizzate, di contatti telefonici o via @mail in merito a particolari quesiti clinici, oppure attraverso l’erogazione di prestazioni ambulatoriali , in regime di ricovero ordinario e Day-Hospital o, laddove indispensabile, la consulenza specialistica domiciliare. dei propri pazienti
L’assenza di manifestazioni cliniche , tipiche delle Malattie Croniche, specie quelle epatiche, virali e non, ha reso necessario l’attuazione di un programma di screening volto ad identificare precocemente i casi non complicati.
La ricerca della domiciliarizzazione delle cure è oggi patrimonio culturale comune a tutti, tanto da poter essere considerata un pilastro dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali.
Questo è ancor più vero se si considera che in tempi recenti le Strutture Ospedaliere si sono sempre più caratterizzate per interventi altamente specialistici ed intensivi, erogati in tempi molto contratti e con effetti non sempre ottimali sulla stabilizzazione del quadro clinico.
Pertanto, si è necessariamente proceduto al ridimensionamento numerico dell’ospedalizzazione di pazienti cronici a basso impatto clinico assistenziale.
In ragione della situazione epidemiologica italiana, è opportuno che lo screening vada attuato soprattutto a determinate categorie a rischio ed implica che il Medico di Medicina Generale ed, ultimamente, alcuni Specialisti siano protagonisti di questa politica di case finding.
Per gruppi ad alto rischio, in ambito Epatologcio si intendono:
– Immigrati provenienti da paesi ad alta endemia,
– Tossicodipendenti anche per via endonasale,
– Detenuti,
– Tatuati,
– Soggetti con partner sessuali multipli i con storia di malattie sessualmente trasmesse,
– Persone con Infezione da HIV,
– Emodializzati,
– Soggetti con ipertransaminasemia persistente o con evidenza di HCC e/o Cirrosi epatica,
– Partner sessuali di persone HCV/HBV/HIV positive,
– Operatori sanitari,
– Viaggiatori in zone di elevata endemia,
– Persone che abbiano ricevuto trattamenti per via intramuscolare o procedure invasive mediche o odontoiatriche in aree a basso standard di sterilizzazione,
– Emotrasfusi o trapiantati d’organo prima del 1992,
– Emofilici che abbiano ricevuto emoderivati prima del 1987,
– Gravidanza,
– Neonati da madre infetta,
– Soggetti che per malattie neoplastiche, ematologiche, autoimmuni o sottoposti a trapianto d’organo, siano candidati a terapie con farmaci immunosoppressivi.

A questo proposito, occorre ricordare, che le malattie epatiche croniche risultano progredire più velocemente in condizioni di seria immunosoppressione sia patologica che iatrogena, con aumentato rischio di riacutizzazioni, potenzialmente mortali anche nella cosiddetta condizione di epatite B occulta.
Detto rischio risulta pressocchè annullato con l’istaurarsi di terapia antivirale o profilassi precoce.
Riemerge, quale considerazione, il forte impatto sociale che svolgono le Malattie Infettive, con un livello di “sommerso” particolarmente elevato, a costituire un problema per la sanità pubblica, sia in termini di morbidità che di mortalità.
Nei Distretti Sanitari delle ASP ed , in particolare, presso i Poliambulatori territoriali o PTA (Presidi Territoriali di Assistenza) di nuova istituzione, sarebbe utile implementare tale modalità di collaborazione con i Medici di Medicina Generale , i SeRT, le Amministrazioni Penitenziarie e le altre Branche Specialistiche al fine di condividere percorsi assistenziali e multidisciplinari per la gestione di detti pazienti.
In conclusione, si ritiene , secondo l’esperienza dei Centri Epatologici che hanno già istituito la delocalizzazione territoriale degli Ambulatori (come già espetato dall’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Ospedale di Nicosia presso i Poliambulatori di Agira, Leonforte e Troina dell’ASP di Enna) che l’utilizzo di strumenti di divulgazione (mass media, convegni, corsi di formazione, mini-meeting) , che si basano fondamentalmente sulla collaborazione tra Medici di Medicina Generale Specialisti, risultano efficaci, permettendo di impostare programmi di prevenzione della trasmissione, di follow-up clinico-laboratoristico e di trattamento specifico anche con farmaci antivirali di ultima generazione (HBV-HCV), nell’ottica di migliorare la gestione del paziente.