Crisi. Chiudono attività commerciali a Troina

Troina. La crisi economica, purtroppo, non colpisce sono le grandi multinazionali, ma anche le piccole botteghe, con la conseguenza che anche i commercianti sono al collasso. Un panorama che non riguarda solo le grandi città, ma che colpisce soprattutto i piccoli centri. A Troina, solo nell’ultimo anno hanno chiuso più di 5 attività e molte si apprestano a farlo. La motivazione? I costi di gestione che aumentano, contro le entrate che diminuiscono. “La gente ci pensa due volte prima di acquistare, e quando decide di farlo, preferisce i grossi Centri Commerciali, che nell’hinterland sono numerosi, pensando di risparmiare”, ci confida un giovane ex commerciante. “Di contro, non abbiamo nessun aiuto dalle istituzioni, e anche se la voglia di creare un’attività e mettersi in proprio c’è, senza guardare al posto fisso, nel giro di pochi anni, il sogno si vanifica e sei costretto a chiudere, perché incombono le cambiali”.
Per il Delegato comunale della Confcommercio, Giuseppe Giamblanco, bisogna “riscoprire i negozi troinesi, con un invito a tutti i concittadini a scommettere su Troina, perché solo uniti si può combattere la crisi economica”.
A risentire della crisi, anche i negozi cinesi, che fino all’anno scorso erano in tre, mentre ora ne rimane solo uno, segno che la crisi quando c’è, non guarda in faccia nessuno. Solo i bar e le attività di servizio continuano a resistere, anche se per qualcuno “è solo per sopravvivere”. E così, basta fare un giro per le vie del paese per accorgersi che dove prime c’erano luminose insegne a colorare le strade, ora regnano i funesti cartelli “affittasi” e “vendesi”.
Un settore che non risente assolutamente la crisi, invece, è quello dei videogiochi, delle scommesse e delle ricevitorie, anzi, più la crisi aumenta, più ne spuntano. Solo a Troina ce ne sono 6, più le numerose ricevitorie, una sproporzione per un paese di neanche 10.000 abitanti. A tentare la fortuna, non sono solo giovani, ma la clientela varia, toccando tutte le età e tutto i ceti sociali, e il più delle volte, diventando una vera e propria ossessione. “C’è gente che spende tutto ciò che guadagna, racconta il proprietario di un centro scommesse, e alcuni devono attingere anche ai risparmi, per tentare la fortuna e recuperare almeno il capitale investito”. Un vizio forse un po’ troppo sottovalutato, che si va a sommare a quello del consumo di alcool e droga.

Sandra La Fico