I giudici Nino Di Matteo e Giovanbattista Tona al liceo Farinato di Enna

Enna. Ospiti d’onore, sabato, i giudici Nino Di Matteo, sostituto procuratore di Palermo, che da anni si occupa dell’inchiesta sulla trattativa Stato-Cosa Nostra, e Giovanbattista Tona, ex Gip-Gup di Caltanissetta che ha seguito importanti inchieste di mafia, all’assemblea studentesca del Liceo scientifico “Farinato”. I due magistrati hanno lanciato messaggi forti e chiari agli studenti di una provincia come quella di Enna che -come ha sottolineato il giudice Tona- “è stato un territorio di conquista, è stato conquistato, adesso un po di malvitosi sono stati tolti di mezzo, ma ce ne possono essere altri: alcuni li sappiamo, altri può darsi che al momento ci sfuggono”. “L’arma vincente per il futuro di un giovane –hanno detto Di Matteo e Tona- potrà essere solo il suo impegno, la cura della sua professionalità, il puntare sulle proprie forze, non cercare le scorciatoie dei favoritismi, delle raccomandazioni, che poi alla lunga conducono ad una condizione di persona sottoposta ad un ricatto da parte di qualcun’altro”. Per quanto riguarda la riforma della giustizia, i due relatori hanno sottolineato che “molti tentativi degli ultimi anni sono stati finalizzati a rendere la magistratura innocua nei confronti del potere e del potere politico in particolare”. “Di tutto purtroppo si parla –hanno detto- tranne che del vero male della giustizia, che è quello della lentezza dei processi. Molte riforme, come quella sulle intercettazioni, come quella sulla responsabilità civile dei giudici, sono ideate per intimidire la magistratura, per renderla sempre più burocratizzata, magari efficace ed efficiente nei confronti degli ultimi della società e innocua nei confronti dei delinquenti con il colletto bianco”. Di Matteo e Tona hanno spiegato anche che “la mafia si può sconfiggere perchè è un fenomeno umano e in quanto tale ha avuto un inizio ed avrà una fine”. “Questa fine potrà essere finalmente raggiunta –hanno concluso- soltanto se oltre alla magistratura e alle forze dell’ordine l’impegno antimafia diventi un impegno serio e concreto di tutti, della politica, dell’imprenditoria, dei cittadini semplici. In questo momento è necessario far capire ai giovani che la crisi che stiamo vivendo è dovuta anche al dilagare di fenomeni di mafia e di corruzione che hanno inquinato il tessuto sociale del nostro Stato”.

Pietro Lisacchi