Enna. “Reddito di autonomia” Elio Galvagno e Salvatore Termine (Pd), presentano disegno di legge all’ARS

Enna. “Aiutare le famiglie indigenti ad investire nel proprio potenziale umano”. Questo l’obiettivo del ”Reddito di autonomia”, uno strumento di integrazione al reddito contenuto nella proposta legislativa di cui è primo firmatario l’On. Elio Galvagno, deputato regionale del Pd.

“L’Italia e la Grecia – dicono Galvagno e Termine – sono gli unici Paesi europei a non prevedere alcuna forma di reddito minimo, nonostante le rilevazioni dei principali istituti di ricerca dimostrino la ridotta efficacia delle misure di contrasto alla povertà adottate dal nostro Paese, soprattutto nel nuovo contesto sociale venutosi a determinare con la gravissima crisi economica ed occupazionale che stiamo attraversando”.

Per questo è necessario ed urgente intervenire per colmare questo gap, partendo da una precisa scelta valoriale: quella di mettere al centro i poveri, di considerare la povertà e l’esclusione sociale come temi prioritari nell’agenda politica, come ribadito dall’ultimo rapporto della Caritas Italiana e della Fondazione Zancan”.
Tra l’altro, secondo l’ultima, drammatica,  mappa disegnata dall’Istat – continua Elio Galvagno – la Sicilia risulta essere una delle regioni più povere d’Italia, preceduta in termini percentuali solo dalla Basilicata, con  un’ incidenza più elevata del fenomeno della povertà nelle famiglie  di maggiori dimensioni,  nelle famiglie monogenitoriali e  in quelle con componenti anziani. Basti pensare che nel 2010 risultava povera più di 1 famiglia su 4, con un totale di un milione 876mila minori che vivono in famiglie relativamente povere (il 18,2 per cento del totale), e di cui quasi il 70 per cento risiede nel Mezzogiorno.

Rispondere a questi bisogni – proseguono i deputati del PD – significa garantire  a ciascuna persona, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa, anagrafica, religiosa o di cittadinanza, il “diritto  all’ esistenza”, diritto che si esplica nella possibilità di fruire di un reddito minimo vitale”.

Il progetto di legge prevede infatti un sostegno socio-economico agli appartenenti a nuclei familiari impossibilitati a provvedere al proprio mantenimento e a condurre una vita dignitosa, attraverso la corresponsione di un’erogazione monetaria a integrazione del reddito, unitamente a una serie di interventi mirati a contrastare la povertà e l’esclusione sociale, ridurre le disuguaglianze e, soprattutto, promuovere un nuovo modello di cittadinanza.

“Un sistema di welfare adeguato ai bisogni delle persone – dice ancora l’on. Galvagno – diventa drammaticamente urgente alla luce dei rilievi che l’Istat ha compiuto sul sistema dei servizi sociali, che dovrebbero attuare, insieme alla scuola, il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione: mettere i cittadini svantaggiati nelle medesime condizioni di partenza di quelli privilegiati. E invece là dove l’economia è depressa, e dove è più importante il ruolo dei servizi sociali pubblici, si spende meno e male. Basti pensare che nel 2010 il Servizio sanitario nazionale ha speso 1833 euro pro capite, che vanno dai 2.191 della provincia di Bolzano ai 1.690 della Sicilia”.

“Per queste ragioni, la proposta intende rappresentare, anzitutto, una piattaforma di confronto e discussione utile a valutare l’opportunità di un dispositivo strutturale e universale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Partendo dalla profonda convinzione – concludono Galvagno e Termine – che la questione della lotta alla povertà, lungi dall’essere residuale, sia invece “costituente”, nel senso proprio del termine, perché su di essa prende forma il modello di welfare e, in generale, l’idea stessa di società”.