Enna. Restano diciannove gli indagati per truffa ad anziano, tra cui tre badanti straniere

Enna. La presunta truffa da duecentomila euro ai danni di un anziano ennese, con quattro arrestati ai domiciliari e quindici persone indagate tra cui tre badanti straniere. I quattro sono Giovanni Di Prima, i figli Gianfilippo e Mario; e Filippo Laneri. Le altre quindici persone sono state iscritte nel registro degli indagati, tutte individuate dai carabinieri, coordinati dal capitano Luca Ciabocco. Per la maggior parte si tratta di sedicenti amici, conoscenti e di varie persone al servizio dell’anziano, che si sarebbero “prestate” a scambiargli assegni ed altri favori, per ottenere in cambio soldi, in titoli o in contanti. Una vicenda squallida questa con ben diciannove persone a “succhiare” soldi ad un anziano non in grado di capire quello che gli succedeva attorno, vedendo in tutte queste persone soltanto amici che lo volevano accudire, invece, il progetto era quello di spillargli più soldi possibili, magari con fotografie compromettenti per arrivare al ricatto La famiglia dell’uomo ha già affidato l’incarico ad un legale, al fine di rappresentarla e di vigilare sulle indagini, si tratta dell’avvocato Antonio Impellizzeri, che ha già accettato l’incarico e la prossima settimana depositerà il mandato all’ufficio della Procura. Il procuratore Calogero Ferrotti ha chiesto e ottenuto dal Gip una proroga alle indagini preliminari, che potrebbero concludersi ad ottobre; e il provvedimento è stato già notificato dai carabinieri agli indagati. Tra le accuse l’emerge l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla circonvenzione d’incapace. Si tratta di un’accusa che s’era già intravista da alcuni racconti circolati in questi giorni, a seguito degli interrogatori. Il problema per l’associazione a delinquere dovrebbe poter dimostrare che tra gli indagati vi sia una correlazione, ma sino a questo momento non c’è, mentre è più facile dimostrare che ognuno, anche tra i Di Prima, operava per conto proprio. Intanto i quattro arrestati, che sono accusati semplicemente di circonvenzione d’incapace, restano agli arresti domiciliari. Sono difesi dagli avvocati Gabriele Cantaro, Patrizia Di Mattia e Biagio Scillia. Negli interrogatori hanno negato ogni addebito, dichiarando che si trattava di regali per lavori fatti o di prestiti temporanei.