A Pachino denunciata una truffatrice nativa e residente ad Enna

Siracusa – Nell’ambito di un’attività d’indagine, gli agenti del Commissariato di Polizia di Pachino hanno denunciato C.M., una donna di anni 21 nata ad Enna, ed ivi residente, già nota alle forze dell’ordine, ritenuta responsabile di truffa aggravata ai danni del titolare di una rivendita di tabacchi.

Nel mese di marzo 2012, veniva sporta denuncia da parte del titolare di una rivendita di tabacchi.

Il malcapitato, riferiva che pochi giorni prima si era presentata una donna ad effettuare una ricarica di Postpay per un importo di 500 euro. A ricarica avvenuta, la donna, dichiarava di voler effettuare il pagamento tramite Bancomat.

Tuttavia il rivenditore, essendo sprovvisto del POS, invitava la donna a prelevare l’importo richiesto presso uno sportello bancomat nei pressi della tabaccheria.

La donna adduceva allora l’impossibilità di procedere al prelievo dell’intera somma avendo un limite giornaliero di prelievo. Il rivenditore, a questo punto, le chiedeva di fargli un assegno ma la donna dichiarava di esserne sprovvista. Alla fine la donna esibiva una patente di guida quale garanzia e si allontanava ad effettuare il prelievo di contanti fino al limito massimo consentito senza fare più ritorno.

Le indagini, eseguite nell’immediatezza dei fatti, consentivano l’estrapolazione delle immagini dei filmati ripresi dal sistema di videosorveglianza della rivendita tabacchi da dove appariva nitidamente il volto della donna. Gli accertamenti consequenziali consentivano di risalire all’esatta identità della donna che, nel frattempo, era stata nel frattempo arrestata e sottoposta agli arresti domiciliari poi sostituiti con l’obbligo di dimora su ordine della Procura di Messina, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.

La banda, di cui la donna faceva parte, aveva escogitato un sistema che aveva permesso di truffare i titolari di bar, edicole, tabaccherie rivenditori Sisal, sul territorio di Messina e Catania, con lauti guadagni per migliaia di euro. Le vittime venivano selezionate tra quanti non avevano l’abilitazione al pagamento tramite POS e i truffatori lasciavano un documento quale garanzia per poi eclissarsi promettendo di recarsi al più vicino sportello bancomat per ritirare la somma dovuta senza far più ritorno.

(www.ondaiblea.it)