‘Bisaccia Eroica’ by Icilio Felici

La “Bisaccia eroica” è il tessuto meraviglioso della vita di un figlio autentico della Sicilia, che della sua isola rispecchia insieme l’ardore e il misticismo; che figlio di un ciabattino anch’esso indossa un giorno il rozzo saio dei Cappuccini e continua l’apostolato dell’amore già iniziato sul deschetto del calzolaio; che col suo motto “sia per l’amor di Dio” sostiene giocondamente le più dure tribolazioni, sciogliendo il cantico della perfetta letizia; che, frate cercatore, passa di porta in porta chiedendo quella elemosina, che compensava largamente col suo sorriso e colle ‘benedizioni fatte discendere su quei focolari; che si ritiene l’asino del convento e si sottopone a tutte le fatiche, a tutti i lavori e pur troppo anche a tutte le umiliazioni; che, protetto e favorito visibilmente da Dio, semina sempre e dovunque a larga mano strepitosi miracoli con una disinvoltura sorprendente, come se si trattasse della cosa più naturale; che, informato dallo spirito serafico, riassume in sé tutte le qualità, le virtù e i pregi di una lunga serie di laici francescani, tipi caratteristici di religiosi, ricercati, amati e venerati dal popolo, perché in essi vede realizzato il più puro ideale evangelico.
Tutti ammirabili questi laici francescani! Ne ho conosciuti tanti, ne ho letto le biografie, ne ho indagato le virtù e i miracoli per ragioni di ufficio, ne ho esaltato molte volte sui pergami la santità, dopo che la Chiesa aveva ornato la loro fronte del nimbo dei Beati o della aureola dei Santi; e li ho trovati tutti della stessa tempra e della stessa potenza attrattiva.
In ciascuno di essi è la carità che si prodiga, senza limiti e senza risorse, su tutte le miserie; l’obbedienza che non ammette discussione, anche quando importi sacrifici superiori alle possibilità dell’umana natura; la povertà più squallida che giunge al più assoluto distacco da qualsiasi bene terreno; la rassegnazione a tutte le sventure, fatta senza querimonie o rimpianto; l’umiltà che rende tanto meglio gradite le ingiurie, quanto più sono sanguinanti; la penitenza più eroica inflitta alle proprie carni, perché queste non attentino alla libertà dello spirito; la semplicità più spigliata che non conosce le ipocrisie ne le astuzie del secolo, e procura a questi laici un titolo particolare di superiorità.
Fra Felice da Nicosia, uguale ai suoi confratelli laici nei vari generi di lavoro, nel fervore della preghiera, nella virtù costantemente esercitata, nel tempo stesso conserva una sua speciale e caratteristica fisionomia, che rese più bello e più simpatico l’apostolato, col quale conquistò anime al regno di Dio.
Cardinale Carlo Salotti