Enna. Genitore assolto dall’accusa di stalking

Enna. Non gli volevano fare vedere i figli perché la sua ex moglie lo aveva denunciato per maltrattamenti ed era tornata a vivere con i genitori. L’uomo voleva convincere l’ex moglie a tornare con lui, ma la donna preferì andare a vivere con i genitori e tra l’altro spaventata lo denunciò pure per stalking e lo accusò di aver perseguitato sia lei che i figli. Il tribunale di Enna ha assolto con formula piena A.M, 52 anni, operaio di un’impresa di pulizia. A.M. era stato anche arrestato dalla polizia, dopo lo stesso era andato a urlare e inveire verbalmente contro moglie e figlia a casa degli ex suoceri. La sentenza di assoluzione è stata emessa dal giudice monocratico Vittorio La Placa, che ha accolto la tesi difensive e lo ha assolto con formula piena. I due sono ormai separati legalmente, ma l’ex moglie è venuta a deporre al processo ed ha spiegato che lo aveva denunciato perché ebbe paura, ma che col passare del tempo si è accorta che in realtà aveva agito in buona fede, perché voleva anche se non metodi opportuni di ricomporre l’unione familiare. Col passare del tempo i rapporti tra i due sono divenuti più sereni all’interno della famiglia. Il giudice lo ha assolto, nonostante il pm in udienza avesse chiesto una condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione. In aula non sono stati ascoltati altri testimoni, perché la difesa ha acconsentito all’acquisizione dei verbali stesi dalla polizia al momento fatto della vicenda. “ Ci riteniamo soddisfati per la sentenza e per il buon esito del processo – ha dichiarato l’avvocato Michele Caruso – questo consente la giusta lettura di questa vicenda che ha avuto riflessi negativi sul morale del mio cliente”. Il fatto è avvenuto nell’agosto di due anni fa, quando a mezzogiorno A.M. si presenta a casa della ex moglie chiedendo di vedere i figli ed improvvisamente prende subito a urlare contro l’ex moglie, la quale impaurita acconsente a farlo parlare con la figlia, ma neanche questo basta a calmarlo, perché lui inveisce anche contro la figlia, rimproverandole l’impossibilità di contattarla, benché avesse un telefonino. La madre, a questo punto, chiama la polizia, ma lui le strappa il telefono di mano e lo butta a terra; lei si allontana e va a chiedere aiuto. Quando gli agenti arrivano sul posto, trovano il marito ancora intento a urlare, con l’ex cognato che cerca di farlo stare calmo, ma viene rimproverato. Vani i tentativi degli agenti, che alla fine sono costretti a fermarlo e portarlo con loro negli uffici della Questura. Poi la comunicazione alla Procura, che dispose la detenzione domiciliare e quindi liberato dopo due giorni.