Regalbuto. Tentò di dare fuoco alla suocera, a metà febbraio il processo d’appello

Si aprirà a metà febbraio il processo d’appello per il pregiudicato accusato di tentato omicidio pluriaggravato, per avere dato fuoco alla suocera. La Corte d’appello di Caltanissetta dovrà pronunciarsi sull’impugnazione della sentenza di condanna ad 8 anni di reclusione. Il difensore di Saitta, avvocato Giovanni Avila del Foro di Catania, nei motivi di appello contesta il reato di tentato omicidio, sostenendo che sussistono tutti gli elementi che la giurisprudenza prevede per la derubricazione in lesioni aggravate. In primo grado Saitta era stato condannato al termine del processo con rito abbreviato, svolto dinanzi al Gup del tribunale di Nicosia Giuseppe Tingano che ha riconosciuto le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà. Il Pm Fiammetta Modica aveva chiesto la condanna a 13 anni di reclusione. Già in primo grado la difesa aveva sostenuto la mancanza della volontà di uccidere, supportando la tesi con gli stessi elementi che sono al centro dei motivi di appello. Saitta era stato arrestato dai carabinieri il 12 ottobre 2011, alcune settimane dopo che a suocera dell’uomo era stata trasportata a Catania con gravi ustioni. La donna, il marito e la figlia, convivente di Saitta, avevano parlato di un incidente domestico ma il racconto non aveva convinto i carabinieri. Dalle indagini era emerso che era stato il genero, al culmine di una lite, a lanciare addosso alla donna alcool e una sigaretta accesa. La difesa sostiene che non si può presumere la volontà di uccidere in una aggressione avvenuta all’interno della cucina, dove si trovano strumenti atti ad uccidere come i coltelli. Inoltre la mancanza d’intenzione per la difesa sarebbe dimostrata dalla circostanza che Saitta è immediatamente andato via e che ha compiuto il terribile gesto alla presenza della convivente, figlia della vittima e del suocero che tempestivamente hanno soccorso la donna. Si tratta di motivi che la stessa giurisprudenza ritiene elementi che possono far escludere l’intento di uccidere. La difesa oltre alla derubricazione in lesioni gravi, chiede anche che venga tenuto conto delle circostanze nelle quali Saitta avrebbe compiuto il gesto, perché sarebbe intervenuto in un litigio tra madre e figlia, mentre la vittima stava picchiando la giovane che all’epoca era incinta.