“Marea Grigia” Iniziati gli interrogatori, ‘Cosa Nostra’ si informava di “quali opere avrebbe realizzato il comune di Aidone”

Aidone. Un gruppo spregiudicato e senza scrupoli pur di ottenere dei risultati concreti, con la raccolta di fondi che doveva servire per loro ma anche per gli “amici” che si trovavano in carcere. Dalle intercettazioni sul gruppo sgominato, dopo indagini certosine e precise dagli agenti della squadra mobile del vice questore Giovanni Cuciti nell’operazione “Marea grigia”, è stato possibile accertare che il gruppo era legato alla famiglia di Cosa Nostra e Vincenzo Scivoli ne era il capo riconosciuto. Dopo aver rapinato, armati di un fucile a canne mozze, un tabaccaio di Gela, realizzando un bottino di 10 mila euro in contanti e cento chili di sigarette, due telefonini e lo stesso furgone sul quale viaggiava il tabaccaio, i componenti la banda avrebbero abbandonato il furgone, senza alcun problema e senza temere nulla, addirittura ad Aidone. Gli agenti della sezione criminalità organizzata della squadra Mobile, lo hanno trovato durante le indagini a carico di Scivoli, poi passate nel fascicolo della Dda sulle rapine, una fallita e una messa a segno nelle vicinanze di Gela. I soldi avrebbero finanziato, o dovuto finanziare, il clan di Cosa Nostra, vicino al presunto boss di Enna Giancarlo Amaradio e al presunto capo provinciale Salvatore Seminara. Spregiudicato, Scivoli, è stato definito dalla polizia, “incline a metodi spicci di coercizione”, pronto a portare con sé “Marilena”, come chiamava la sua pistola ed era spregiudicato anche quando parlava con il cellulare, raccontando alla sua convivente, Elena Caruso, dei conti in sospeso e dei “lavori” da fare, delle estorsioni che si stavano preparando, dei contatti per sapere quali opere avrebbe realizzato il comune aidonese e questo potrebbe costargli cara. Telefonate, come quella delle 18,01 del 28 ottobre 2009, vale a dire il giorno prima della rapina al tabaccaio di Gela, quando la Elena Caruso lo esortava a procurare dei soldi e lui l’avrebbe rassicurata, invitandola a farseli prestare, perché avrebbe pagato tutto il lunedì successivo, dovendo incassare i soldi con “lavoro di giovedì” (giorno della rapina, ndr.). Il dialogo inoltre per gli investigatori sarebbe la conferma che in quel momento, accanto a Scivoli, c’era pure Alessi, il consigliere comunale, accusato di aver dato supporto alla rapina del tabaccaio di Gela, per cui sono indagati Scivoli e Gimmillaro, ma lo stesso nega ogni addebito. Alessi, interrogato per rogatoria da un gip di Catania nel carcere etneo, ha risposto a tutto. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro, si è dichiarato totalmente innocente ed estraneo all’accusa che gli viene contestata. Gli unici contatti telefonici avuti con qualcuno dei co-indagati, ha sostenuto Alessi, sarebbero state legate al fatto che uno di loro doveva restituirgli una piccola somma di denaro che gli era stata prestata. Il giorno della rapina, Alessi ha dichiarato che si trovava a Gela ma per altri motivi; riservandosi di fornire elementi a supporto della sue dichiarazioni. Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Cantaro ha annunciato che presenterà un ricorso al tribunale del Riesame di Caltanissetta per chiedere la liberazione del suo assistito.
Calogero Abati, 28 anni, figlio di Riccardo, arrestato nel corso dell’operazione antimafia “marea grigia”, è stato scarcerato. L’accusa, nei suoi confronti era tentata rapina nei confronti del titolare di una sala giochi di Piazza Armerina, poi fallita. La scarcerazione è stata disposta, su istanza del difensore, l’avvocato alter Castellana, dal gip David Salvucci, col parere favorevole del pm Roberto Condorelli, subito dopo avere effettuato l’interrogatorio. Calogero Abati ha sostenuto che non era lui la persona intercettata nelle conversazioni per cui potrebbe trattarsi di uno scambio di persona. La sua, all’interno del gruppo, era una posizione molto marginale, ed il giudice ha deciso di liberarlo . “Evidentemente c’è stato un chiaro errore di persona – dice l’avvocato Castellana, interpellato telefonicamente – Abbiamo fornito le prove della totale estraneità ai fatti del mio assistito e il gip, che probabilmente era stato indotto in errore, correttamente lo ha scarcerato”. Il fratello di Calogero, Piero, difeso dall’avvocato Francesco Alberghina, invece si è avvalso della facoltà di non rispondere così come si è avvalso di non rispondere anche Massimiliano Abati, difeso dall’avvocato Egidio La Malfa. Ieri si sono svolti quasi tutti gli interrogatori. Oggi sarà sentito Riccardo Abati, detenuto nel carcere di Agrigento, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Ieri mattina c’era in programma a Caltanissetta l’interrogatorio di Vincenzo Scivoli, ritenuto il capo del gruppo di Aidone di Cosa Nostra, difeso dall’avvocato Gabriele Cantaro. Anche Scivoli si è avvalso della facoltà di non rispondere dinanzi al gip, poi ha chiesto di rendere una dichiarazione spontanea, affermando che nel giorno della rapina a Gela era in località molto lontana.

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