In ventimila a Niscemi contro il Muos. Da Enna un’adesione aldilà delle aspettative

Secondo la stampa nazionale alcune migliaia, in realtà circa ventimila persone hanno partecipato alla manifestazione nazionale del 30 marzo contro il Muos a Niscemi. Un interminabile corteo colorato, festoso e assolutamente pacifico (nonostante il tentativo di alzare la conflittualità con il consueto spauracchio di “infiltrazioni violente”) che ha sfilato, in mezzo a uno schieramento di polizia imponente in uomini e mezzi, fino ai cancelli della base americana per dire NO a questo sistema militare di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza – quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali appunto a Niscemi – in grado di integrare i movimenti di forze navali, aeree e terrestri in qualsiasi parte del mondo.
Un’adesione aldilà delle aspettative – da Enna città sono partiti due pullman e una dozzina di macchine – che ha premiato l’attività instancabile delle “Mamme no Muos” in “difesa della vita e della pace” come ha detto una di loro, del presidio permanente di Contrada Ulmo che ha resistito per mesi nonostante le intemperie e le mille difficoltà, della rete dei comitati cittadini tra cui quello ennese, uno dei primi ad essersi costituito e tra i più attivi.
Un NO che è difesa della salute, messa fortemente a rischio da queste gigantesche parabole in costruzione e dall’importante incremento dell’elettromagnetismo che ne deriva – fattore già responsabile, per le 46 antenne attualmente esistenti, dell’aumento nell’area niscemese di tumori a carico dell’apparato genitale femminile e maschile e della tiroide, rilevato dai medici di famiglia nella misura di 6 volte i valori dell’Italia insulare. Ma non solo. Altrettanto importante la difesa della propria terra, delle sue autentiche vocazioni e la rivendicazione della sovranità territoriale come base imprescindibile della democrazia. Sembra incredibile, ma la base americana occupa abusivamente il 20% di una riserva naturale. Una maestosa sughereta, sito di interesse comunitario, già irreversibilmente danneggiata, letteralmente “scippata” alla Sicilia e al patrimonio collettivo dell’umanità. “Non risulta – dice il Prof. Massimo Zucchetti, l’esperto del Politecnico di Torino che ha dimostrato l’estrema pericolosità del Muos – che gli americani abbiano fatto qualcosa del genere nel Parco di Yellowstone o in quello del Grand Canyon …”
Un NO, infine, che è ancora una volta – dopo la grande stagione degli anni ottanta per la smilitarizzazione di Comiso – rifiuto di apparati di guerra sul nostro suolo: la Sicilia pretende una centralità diversa nel Mediterraneo, come ponte per il dialogo e la convivenza pacifica dei popoli.
Tra musiche e bandiere, clown e grandi pupazzi, tamburi, boyscout, bambini e persone di tutte le età, hanno sfilato con i loro striscioni accanto ai comitati No Muos – cui è arrivata la solidarietà del Social Forum riunito a Tunisi – rappresentanze dei No Tav dalla Val Susa, dei comitati contro la base americana Dal Molin da Vicenza, No Radar Sardegna, No Ponte, No Triv, e tantissimi gruppi dell’associazionismo provenienti da tutta Italia e non solo.
Continuare la mobilitazione fino all’uscita dell’ultima gru, fino allo smantellamento della base. Questa la volontà del movimento No Muos che intende vigilare anche sull’ultima notizia di revoca delle autorizzazioni ai lavori nella base (annunciata più volte e di per sé non risolutiva) da parte di Crocetta di cui si sarebbe apprezzata la presenza e la cui dichiarazione, giunta in mattinata, sulle presunte prese di posizione “ideologiche” del movimento ha suscitato non poche perplessità.
Cinzia Farina



Un gioioso e colorato serpentone umano si snoda da Contrada Apa fino all’ingresso della base dei Marines USA: quindicimila i partecipanti, dodicimila per la Questura. La manifestazione nazionale contro il MUOS e le 46 antenne già attive è andata oltre ogni rosea previsione degli organizzatori: la soddisfazione si legge nei visi e nei commenti degli attivisti del Coordinamento Regionale dei Comitati No MUOS. Alle 14.00 già la rete viaria di Niscemi è congestionata di mezzi e pullman: eppure, grazie alla presenza dei volontari dei comitati, si riesce a circolare e a concentrarsi in contrada Apa dove subito si capisce che l’affluenza dei manifestanti è di gran lunga superiore alle aspettative. I gonfaloni della Provincia di Enna e di diversi comuni, le bandiere della pace e del No MUOS di centinaia di partecipanti provenienti da tutti i comuni dell’ennese testimoniano che la problematica è ormai avvertita in tutta la sua rilevanza dalla gente dei territori vicini a Niscemi, città che per troppo tempo, forse, è stata lasciata sola ad affrontare una battaglia impari, paragonata da molti alla vicenda biblica di Davide e Golia. Il giorno precedente la manifestazione del 30 marzo, il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva annunciato di avere firmato il provvedimento di revoca delle autorizzazioni rendendo di fatto abusivo il cantiere dove il MUOS è in costruzione. Nelle settimane precedenti, i blocchi di attiviste e mamme avevano cercato di opporsi al passaggio dei mezzi che trasportavano operai e materiale dentro la base dei Marines (e non NATO, come in molti continuano erroneamente a definire); le forze dell’ordine erano costantemente intervenute per neutralizzare i blocchi. In molti si chiedono se ora interverranno per rendere esecutivo il provvedimento della Regione, bloccare, cioè, l’ingresso di operai e materiale dentro la base USA. L’assessore Lo Bello ha partecipato alla manifestazione, così come numerosi deputati regionali. Ma la politica istituzionale, questa volta, ha ceduto il passo al movimento pacifico e colorato delle migliaia di attivisti No MUOS. Presenti delegazioni NO dal Molin, No Ponte, No Triv, No Radar Sardegna e No Tav: “La terra non si abusa” il comune denominatore.
Antonella Santarelli