Centro studi Romano: Ato idrico, non serve che Commissione consiliare di indagine tenga segreti atti

Enna. Che il sistema di gestione dei rifiuti e dell’acqua finora abbia prodotto risultati a dir poco insoddisfacenti è sotto gli occhi di tutti. Ormai non resta che raccogliere i cocci e salvare quel poco che è rimasto. Non è più un mistero: SiciliaAmbiente ha fatto la fine che ha fatto; AcquaEnna, per sua stessa ammissione, naviga in brutte acque a causa di una crisi finanziaria dovuta agli “effetti di errate dichiarazioni in gara”. Crisi che ha messo in discussione l’organico del personale “che a regime risulta in esubero sia rispetto alle esigenze di servizio che alle risorse disponibili”. Dichiarazioni, gravi, che hanno acceso un dibattito in Consiglio comunale (la discussione a sala d’Euno è avvenuta anche per le vibranti proteste dei 13 lavoratori dell’Asen, licenziati dall’azienda posta in liquidazione) per cui si è ritenuto di istituire una Commissione consiliare d’indagine.
«Commissione che a quanto pare -dice il presidente del Centro studi “Sen. Antonio Romano”, Mario Orlando- non sta partendo bene se è vero che già sono sorti dei problemi. Qualcuno ha fatto cenno di secretare i lavori oggetto dell’indagine. Ma cosa c’è da secretare quando basta leggere la sentenza n. 58/2005 del Tar di Catania e quella successiva del Cga per capire come nel novembre 2004 l’Ato5 diede in convenzione, con procedure discutibili, la gestione idrica ad AcquaEnna? Sentenze che la Commissione d’indagine può richiedere alle associazioni che in questi anni si sono occupati della vicenda. Per quanto riguarda i lavoratori licenziati dell’ex Asen si è raggiunto il colmo della spregiudicatezza. AcquaEnna si impegnava ad assumere il personale entro tre mesi dalla sottoscrizione della Convenzione, applicando i criteri desumibili dall’art. 12 comma 3 della legge 36/94. Quanto avviene in questa provincia, forse non ha eguali in tutta Italia. Non solo si disattendono gli impegni assunti con convenzioni e quant’altro, ma non si rispettano nemmeno le leggi. Ad esempio, mi viene il dubbio che qualcuno abbia mai letto quanto è scritto nell’articolo 21 della Gurs n. 43/2001, recepito, tra l’altro, nell’ottobre 2003 dall’Ato 7 di Trapani. Testualmente si legge che “i comuni convenzionati si impegnano ad affidare in concessione al soggetto gestore, con le modalità definite nell’ambito della convenzione per la gestione del servizio idrico, le opere, i beni, e gli impianti pertinenti i servizi idrici gestiti in economia, e a trasferire allo stesso soggetto le immobilizzazioni, le attività e le passività relative, nonchè il personale addetto ai servizi idrici».
«Mi chiedo – conclude Orlando – se nel mettere in liquidazione l’Asen è stato rispettato tutto ciò. Mi auguro che la Commissione chiarisca i tanti punti poco trasparenti».
Giacomo Lisacchi