Se convivi niente alimenti dall’ex

Posso dirlo? Era ora! E adesso si scatenino tutti quelli (e quelle) che ritengono che chi la vede come me faccia perdere anni di battaglie femministe, sia contro le donne e via dicendo. Io però, nella sentenza confermata in Appello dal tribunale di Bologna, per la quale “se l’ex coniuge ha una nuova famiglia di fatto l’ex può non corrispondere più gli alimenti“ vedo un lampo, un barlume di futuro e modernità in una materia dove troppo spesso sono state accettate cose inaccettabili. Premettiamolo ancora una volta: esistono i distinguo. La materia è delicata, non bastasse ci sono una serie di variabili per cui, davvero, ogni caso è un caso a se. Non parliamo di quando ci sono di mezzo dei figli. Preferisco non addentrarmi in questa circostanza (ma il loro mantenimento è sacrosanto). Mi riferisco ad altri contesti, in cui ci si separa (o si divorzia) e la faccenda riguarda unicamente due persone.

E’ innegabile, che troppa gente approfitti della fine di un matrimonio per trarne un vantaggio economico. Grande o piccolo che sia, a me fa comunque venire i brividi.

Possibile che esista qualcuno che anche oggi, nel 2013, concepisca la possibilità di farsi mantenere dal proprio ex?

Non è solo una questione romantica. Anche, ma non solo. Anche, perchè si presuppone che se si sposa una persona lo si faccia perchè la si ama e se ci si lascia lo si faccia perché non ci si ama più (basta anche uno solo dei due). Il fatto che “l’altro” sia povero, ricco, più povero o più ricco di noi non dovrebbe avere alcun peso nella decisione di sposarlo o di lasciarsi. Tornando invece al “ma non solo”, ritengo che chiedere dei soldi al proprio ex – quando non si hanno figli e si è relativamente giovani – non sia solo qualcosa che c’entra poco con il sentimento dell’amore ma anche qualcosa che in qualche modo lede la propria dignità.

Perché diventare un peso per il proprio ex quando si ha tutto per farcela da soli?

La faccenda poi diventa addirittura grottesca, quando oltre a tutto questo, si aggiunge anche il fatto che chi gode di un assegno di mantenimento (o, poi, divorzile) vive con un altro/un’altra. Sarò ingenua, ma con che faccia si continua ad accettare che il proprio ex, solo perché sciaguratamente in un passato non troppo lontano ha deciso di sposarci, continui a contribuire a una vita che è indisutibilmente ormai lontana da lui/lei?

Se si inizia a vivere con un’altra persona, come si possono accettare soldi dal proprio ex?

La giurisprudenza prevede una definizione – segno che il fenomeno esiste – che differenzi l’assegno di mantenimento (che avrebbe uno scopo assistenziale) da quella che è stata chiamata una rendita parassitaria. Termine piuttosto azzeccato, peraltro. “Se la propria ex moglie ha 30 anni, un titolo di studio e non cerca lavoro, in quel caso l’assegno di mantenimento sarebbe una rendita parassitaria”, spiega l’avvocato Cesare Rimini. Si può non essere d’accordo? Non bastasse, c’è chi – per evitare che il proprio assegno venga sospeso o anche solo assottigliato – sceglie di non convivere con il nuovo compagno/a o, peggio, dissimula la convivenza. Sbaglierò io, ma non è tutto sommamente, profondamente, triste?

Vi prego, se c’è qualcuno che ritiene che sia accettabile continuare a percepire dei soldi dal proprio ex (senza figli e quando si è piuttosto giovani) anche quando si inizia una nuova convivenza, scriva. Voglio capire, dico sul serio.

Amore e interesse non dovrebbero (idealmente) stare separati? Può diventare una forma (sensata) di vendetta chiedere denaro al proprio ex? Non è lesivo della propria dignità? E se poi si inizia una nuova convivenza, non è giusto che il nostro ex non ci dia dei soldi suoi?

corriere.it – Twitter @ChiaraMaff