Inquinamento Pasquasia: Tribunale assolve l’ex consegnatario della miniera

Tira un sospiro di sollievo l’ingegnere Pasquale La Rosa di 57 anni, dell’Ufficio di coordinamento dei siti minerari ed ex consegnatario della miniera di Pasquasia, difeso dall’avvocato Marzia Maniscalco. Il tribunale collegiale di Enna, presieduto dal magistrato Giuseppe La Placa, lo ha assolto con formula piena dagli addebiti che era a suo carico e che riguardava la miniera di Pasquasia con tutto il suo amianto ed olio dielettrico con possibilità di “disastro ambientale” di cui l’ingegnere La Rosa era accusato. Il Pm Francesco Rio aveva chiesto la condanna dell’ingegnere La Rosa a tre anni. Il processo è durato circa un anno. L’accusa ha sostenuto con dati di fatto che non è stato fatto niente per evitare la dispersione di fibre di amianto nell’ambiente circostante, presenza fusti di olio dielettrico molto cancerogeno, quindi si sarebbe messa a repentaglio non solo l’incolumità della gente ma anche di tutto il territorio circostante. A costituirsi parte civile è stato il ministero dell’Ambiente, tramite l’avvocatura dello Stato, assistita dall’avvocato Salvatore Faraci. Importante per l’assoluzione, nell’ultima udienza, è stata la deposizione di un funzionario della Resais, la società per il Risanamento e sviluppo delle attività industriali siciliane, che ha difeso l’ingegnere la Rosa del suo operato, perché ad intervenire doveva essere la Regione per eliminare i pericoli ed effettuare la bonifica. L’ingegnere La Rosa era accusato di non aver provveduto alla rimozione e allo smaltimento delle quantità enormi di cemento amianto, sparso ovunque all’interno del sito, di non aver rimosso decine di fusti, bidoni contenenti olio dielettrico e sacchi contenenti rifiuti. Per la Procura erano atti che, per ragioni di igiene e sanità, dovevano essere compiuti senza remore. L’accusa più pesante che riguardava l’ingegnere La Rosa era quella di avere messo a rischio l’incolumità pubblica, quindi disastro colposo. Importante è stata anche la deposizione di due funzionari dell’Arra, l’agenzia regionale dei rifiuti e l’ambiente, che hanno scagionato totalmente l’ingegnere La Rosa, affermando che “pur avendo il potere di intervenire sull’inquinamento di Pasquasia, non aveva le risorse economiche a disposizione per poter compiere l’azione di bonifica necessaria ad eliminare tutti i pericoli che esistevano all’interno del sito”. Questa dichiarazione è stata fondamentale per portare il collegio giudicante ad emettere una sentenza di assoluzione con formula piena per non avere commesso il fatto.