Grillini o quattrini? per un pugno di soldi M5S perde la faccia. Grillo: Venturino è un pezzo di merda

Decine di “cittadini” grillini non vogliono rinunciare alle migliaia di euro mensili di “eccedente” – Beppe piomba a Roma, ma stavolta l’impresa è (quasi) disperata – Tra familiari disoccupati, divorzi e debiti, i parlamentari non mollano la grana – E il popolo del web si incazza…

Ore 12.33: E’ ufficiale dal blog di Beppe Grillo: Venturino è fuori dal M5S
Ore 16,30: “Il deputato siciliano Antonio Venturino che si tiene i soldi è un pezzo di merda”. Questo quello che avrebbe detto Beppe Grillo ai parlamentari secondo quanto riporta su Facebook l’addetto alla comunicazione del M5S Daniele Martinelli.

O i soldi o la poltrona. Alla fine sarà questo il messaggio infilato in bottiglia. Il papa ligure entra per la prima volta nel Palazzo. Beppe Grillo, signore dell’invettiva, divinità da piazza, fustigatore dei costumi, mette il suo sacro piede nel tempio del Potere, l’indistruttibile enclave dell’odiata casta. Oggi pomeriggio alle tre, 162 parlamentari del Movimento Cinque Stelle lo aspettano inquieti nell’auletta dei gruppi.
Cosa vorrebbe lui? Che lo ammirassero con sottomessa distanza come si fa con un imperatore, che lo abbracciassero come si fa con un antico genitore, e, infine, che gli dicessero umili: «Beppe, sulla diaria abbiamo peccato, anche se il regolamento che abbiamo firmato è ambiguo, ciascuno di noi giustificherà le spese e donerà in beneficenza l’eccedente». Perfetto.
Il problema è: che cosa diranno davvero loro? Alcuni, la maggioranza (meno di novanta) un banale sì. «Certo che restituiamo l’eccedente». Altri si barricheranno dietro un video che gli uomini della comunicazione parlamentare hanno prodotto per evitare lo scontro frontale.
Un filmato strappa lacrime in cui singoli cittadini-deputati fanno presente le proprie difficoltà esistenziali. Cose del tipo: «I miei genitori vivono in una casa popolare e io sono nel loro stato di famiglia. Se il fisco farà riferimento alla mia busta paga rischiano di perdere l’alloggio pubblico. L’eccedenza mi serve». Altri parleranno dei figli, del divorzio, della solitudine. «Cose che questo Palazzo non conosce», spiega un uomo dello staff-comunicazione a Montecitorio.
Infine ci sarà una trentina di persone che reagirà così: «Caro Beppe, tu sei il leader, ma noi abbiamo firmato un accordo in cui non si parla delle eccedenze. I soldi in più, poche migliaia di euro, li teniamo».

Un atteggiamento simile a quello avuto ieri dal vicepresidente dell’Assemblea siciliana Antonio Venturino. Che proprio per questo è stato di fatto espulso dal Movimento.

Il papa ligure si può permette una frattura plateale di questo tipo? Difficile. Perciò, per evitare di frustare i propri fedeli senza rimorso come se fossero cani da slitta, ipotizzerà – o farà ipotizzare – una paio di scenari. Il primo: chi non restituirà l’eccedente finirà in una black list che sarà pubblicata sul suo blog. Il popolo della rete a quel punto si potrà sfogare facendo conoscere la propria presumibilmente poco pacata opinione sul tema. Gogna?
Il secondo: lo staff della comunicazione si preoccuperà di far sapere ai più riottosi che la mancata restituzione della parte di diaria non giustificata potrebbe portare – e porterà – alla mancata ricandidatura alla prossima tornata elettorale. Coerenza o ricatto?
Il gruppo sul tema è spaccato. E in queste ore di tensione parecchi deputati Cinque Stelle mostrano insofferenza per quello che considerano il «cerchio magico» del tandem Grillo-Casaleggio.
Un gruppo ristretto di persone che comprenderebbe, oltre ai responsabili della comunicazione, i capogruppo alla Camera e al Senato, Crimi e Lombardi, Laura Castelli, Roberto Fico e Alessandro Di Battista. Figli più uguali degli altri chiamati a orientare le scelte collettive. E il principio dell’uno vale uno? «Il direttorio? Chi fa questi discorsi probabilmente è invidioso», commenta il pescarese Daniele Del Grosso. Forse. Ma è difficile che il disomogeneo gruppo Cinque Stelle possa continuare a camminare come se fossero perennemente sospesi su una fune da equilibristi.

Andrea Malaguti per “La Stampa”