Rapporto della Dia sulla mafia ennese: operano ben sei “famiglie”

La Dia di Caltanissetta nel suo rapporto ha segnato che in provincia di Enna operano ben sei famiglie mafiose e nel contempo è aumentato il potere catanese-calatino, rappresentato nel recente passato da Salvatore Seminara che veniva segnalato come responsabile provinciale vicino a Santapaola, ma di fatto vicino a Ciccio La Rocca di Caltagirone. Alle storiche famiglie di Enna, Villarosa, Calascibetta, Pietraperzia e Barrafranca, gli investigatori nisseni aggiungono un gruppo presente a Catenanuova, che non rappresenta la famiglia Cosa Nostra ennese, ma vicino agli stiddari del clan Cappello. I recenti fatti avvenuti a Catenanuova lo hanno dimostrato. La relazione semestrale della Dia, depositata dal ministero degli Interni in Parlamento, conferma che Enna rappresenta un “area strategica” pure per la criminalità di Caltanissetta e Catania, subisce “tipiche manifestazioni mafiose per il controllo del territorio, in particolare con estorsioni, usura e infiltrazioni negli appalti pubblici”. Secondo la Dia, dopo i conflitti del passato fra i gruppi storici di Cosa Nostra, che venivano diretti da personaggi oggi in carcere con condanne severe il controllo della provincia attualmente viene controllato tra diversi aspiranti capi, desiderosi “di porsi a capo dell’organizzazione. Si tratta di fase di transizione, “caratterizzata dall’assenza di una guida univoca”, in cui “alcuni personaggi provenienti dal catanese, da sempre interessati al controllo della provincia, stanno tentando di inserirsi nel territorio ennese, cercando di ricompattare l’organizzazione, decimata dagli arresti operati. A preoccupare è l’ascesa del gruppo Cappello in provincia, proprio a Catenanuova, come ha evidenziato un’indagine dei carabinieri. In questo contesto, per la Dia è avvenuto il 23 maggio scorso l’omicidio di Prospero Leonardi che sarebbe “verosimilmente riconducibile a un regolamento di conti tra clan rivali”. Secondo la Dia, la vittima “si sarebbe avvicinata al clan Santapaola”, mentre prima era con il gruppo Cappello. La Dia cerca di andare oltre, rispondendo alle richieste avanzate dal Ministero, valutando minacce future, ritenute “molto complesse”, ipotizzando l’estensione, sul territorio ennese, di uno scontro fra i gruppi mafiosi catanesi all’ombra, uno scontro che potrebbe vedere di fronte i gruppi di Santapaola e Cappello. “Le indagini condotte dalla squadra mobile, nell’ambito dell’operazione Nerone 2 hanno consentito di accertare l’esistenza, ad Aidone, di un ramo della famiglia di Enna di Cosa Nostra. In particolare le indagini hanno evidenziato la presenza dell’imprenditore mafioso, pronto a fornire “direttamente risorse finanziarie all’organizzazione e allo stesso tempo cercare di operare un attento controllo, da parte del sodalizio di appartenenza, delle attività economiche presenti sul territorio”. L’esame delle segnalazioni fa registrare un aumento complessivo delle segnalazioni di rapine, passate addirittura da 5 a 13 rispetto al semestre precedente, le estorsioni, gli incendi e i danneggiamenti, passati da 274 a 302, richieste di pizzo in aumento agli imprenditori che operano nel territorio ennese.