Leonforte accoglie la riproduzione del “Giudizio Universale”

Leonforte come un tempio, sempre più adornato. Non solo per la testimonianza barocca, disseminata per le strade del centro storico. Dalla scorsa domenica infatti la Chiesa dei Cappuccini, il mausoleo dei Branciforti, ha accolto una riproduzione del famoso “Giudizio Universale” del Beato Angelico. Davvero una buona notizia per i cultori dell’arte, gli estimatori del bello e soprattutto per la popolazione leonfortese, fin troppo abituata a vedersi depauperata delle proprie ricchezze. Dell’ipotetico “ritorno” dell’opera se ne parlava già due anni fa, quando una delegazione di leonfortesi, tra cui il primo cittadino, venne invitata a Roma per ammirare l’opera, acquistata nel 1990 da Giuseppe Marano, collezionista romano. Il bellissimo trittico cinquecentesco, donato dal Principe Niccolò Placido Branciforti al figlio Giuseppe nel 1628 e collocato nella Cappella Funeraria della Chiesa dei Cappuccini settanta anni dopo, passò alla proprietà della famiglia Li Destri, che trasferirono l’opera al Castello Ursino di Catania. Gli eredi della famiglia conclusero infine la trattativa di vendita con il collezionista. Un lungo pellegrinaggio, quello dell’opera, che non ha fatto desistere Don Santo D’Accorso – l’attuale Rettore della Chiesa – dalla voglia di “restituire” ai cittadini quantomeno una copia conforme all’originale. Da domenica, chiunque potrà finalmente ammirare i tre pannelli dipinti su legno con i colori a tempera su fondo oro, dotati di estrema forza lirica e dinamismo figurativo. Cristo, venuto alla fine dei tempi a giudicare le anime, secondo la tripartizione paradiso – purgatorio – inferno, troneggia in una mandorla di luce blu e oro. Ai suoi piedi l’angelo del settimo sigillo che issa il TAU, mentre alla destra e alla sinistra altri due angeli in atto di suonare la tromba del giudizio. Il sapiente uso del colore oro si estende nei pannelli laterali, a dividere il luminoso mondo della gloria dal mondo della catarsi e dall’oscura dannazione. Dal buio degli inferi raffigurati nel pannello laterale, si procede verso la luce della beatificazione, attraverso la scalinata centrale nel trittico, posta come elemento divisorio tra i tre mondi. In cima a questa scalinata si trova l’angelo punitore che separa i giusti dai reprobi. La potenza figurativa dei pannelli imprime nell’osservatore significativi stati d’animo d’angoscia, desiderio di purificazione e pace interiore, nel contemplare la danza dei beati, che si accingono a varcare le soglie del Regno di Luce.
La “perla” Rinascimentale, com’è noto, si affianca agli altri capolavori come l’Elezione di Mattia all’Apostolato di Pietro Novelli, La Fuga in Egitto di Raffaello e la Natività di Pietro d’Asaro.

Alessandra Maria