EnnaEuno ha sospeso il servizio di igiene ambientale a Nicosia

Nicosia. L’Ato Ennaeuno ha impugnato i pignoramenti per 2 milioni e 200 mila euro ottenuti dal comune di Nicosia, ma ha anche “mollato” il Comune. In una nota ufficiale agli organi regionali che è stata inviata per conoscenza alla procura di Nicosia, l’Ato ha comunicato che da ieri primo giugno, non garantisce più il servizio di igiene ambientale in città e che gli operai comunali che dal 2005 sono comandati all’Ato tornano in carico al Comune. Non è chiaro il destino degli operai “ex Sicilia Ambiente” transitati all’Ato oltre un anno fa che non possono essere trasferiti al Comune con decisione unilaterale dell’Ato e che quindi formalmente rimangono dipendenti della società d’ambito in liquidazione che a breve dovrà esse sostituita dai nuovi organismi di gestione del servizio. Inoltre l’Ato ha intimato il pagamento di 1 milione e 300 mila euro entro ieri. Si tratta delle somme che il Comune deve versare a saldo del 2012 e per il 2013 fino al primo giugno quindi 5 mesi. Da domani tecnicamente l’Ato, con il termine a diffida che ha indicato potrebbe attivare le procedure esecutive per il recupero della somma indicata. Dopo la notifica dei pignoramenti ottenuti dal Comune che ha fatto valere una sentenza, i commissari liquidatori avevano inviato una nota al prefetto di Enna, al presidente della Regione, all’assessorato regionale ed al dipartimento Acque e rifiuti, alle procure di Enna e Nicosia ed ai soci, sottolineando che il pignoramento operato presso i Comuni non ha ragione d’essere perché l’Ato avrebbe la “capienza di credito”.
E avevano annunciato di avere immediatamente attivato le procedure per opporsi al pignoramento e chiedere la sospensiva del provvedimento. Inoltre avevano contestato al Comune di Nicosia di essere debitore nei confronti dell’Ato di oltre 5 milioni di euro. Il nodo cruciale tra Ato e sindaco Sergio Malfitano è sempre stato rappresentato dalla contabilità presentata dalla società d’ambito a supporto dei costi del servizio svolto in città. In ogni caso l’Ato chiede il saldo “immediato” di oltre un milione di euro e non più di 5 milioni. Si tratta comunque della somma che era stata quantificata dal liquidatore Interlicchia dinanzi al dirigente del commissariato di polizia alcune settimane fa, quando il dirigente di pubblica sicurezza aveva convocato operai, sindaco e liquidatore a seguito della disperata richiesta degli operatori ecologici di ottenere il pagamento delle mensilità arretrate. Il Comune comunque non ha versato 48 ore dopo l’arrivo della diffida a pagare, la somma richiesta e quindi, in teoria, da oggi l’Ato esce dalla gestione del servizio Rsu e gli operi comandati che sono una quindicina, tornano ad essere dipendenti comunali. Cosa faranno gli altri 15 e se la procedura seguita dall’Ato è corretta, saranno argomenti sui quali legali e tecnici discuteranno già da domani.