“Romanzo criminale” al Consiglio comunale di Leonforte

“Romanzo criminale” al Consiglio comunale di Leonforte

L’unico crimine non ancora commesso è quello di iniziare a lavorare per la collettività

Meno di un mese. Tre consigli. Un nodo da sciogliere. O forse, dopo l’ultima seduta un nodo e mezzo? Due nodi? Che importa, a breve ci troveremo la solita matassa ingarbugliata, difficile da dipanare tanto per cambiare. La crisi ci ha insegnato a risparmiare, a centellinare. E considerato il downgrade (daungrèid= quell’operazione che i quattro scolaretti di Standard & Poor’s  applicano per spingerci a un suicidio collettivo in pieno stile Guyana), anche le decisioni in Consiglio ora si prendono in comode rate. Occorre fare una breve carrellata per capire come mai, si parlasse pure di scegliere il colore dei calzini da indossare la domenica, il grave morbo del rinvio si è impossessato così presto dei nostri valorosi eroi.

Prima seduta, 29 giugno 2013. Ore 9 e 30 del mattino. Punti all’ordine del giorno: giuramento dei consiglieri neo eletti, convalida ed eventuale surroga dei Consiglieri neo eletti, previo esame delle condizioni di ineleggibilità ed incompatibilità degli stessi. Sorgono i primi inghippi, alla base della prima richiesta di rinvio: il Consiglio non se la sente di votare sulla supposta incompatibilità di uno dei venti. Ci sta. Il primo consiglio ufficiale, tutti vestiti a festa ed emozionati. Si deve votare “a caldo”?

8 Luglio 2013. Ore 17 e 30. Fa caldo, ma la speranza della gente che riempie la sala Placido Rizzotto porta la frescura dell’ottimismo. Appena cinque (CINQUE!) ore di consiglio non sono sufficienti a risolvere la questione di incompatibilità. Stavolta c’è un “carico a coppe”: ora i presunti “incompatibili” sono due. Tra una pausa di 10 minuti (mezz’ora) e l’altra di ulteriori 10 minuti (un’ora e un quarto); tra il clima da ricreazione scolastica e il dubbio che serpeggia tra i cittadini (“chi abbiamo votato?!?”) si concorda, finalmente, di non votare. Perché non passare la patata bollente all’Assessorato regionale agli Enti Locali? Se non altro, in sole cinque ore di summit,  la montagna ha pur partorito il topolino: abbiamo una Presidente del Consiglio, Floriana Romano, e un vice, Davide Barbera. Auguri ad entrambi (o, visti i presupposti, sarà il caso di optare per un grosso in bocca al lupo?).

17 Luglio 2013, ore 17.30. La sala Placido Rizzotto non è più così affollata (strano!). C’è chi, come Antonella D’Agostino (Comune Virtuoso), cerca di mettere l’accento su aspetti concreti quali l’assemblea con il movimento dei disoccupati e sui tagli ai costi della politica. Ma il fiume fa presto a straripare gli argini, gonfio com’è di contraddizioni eufemistiche. Inaugura Salvatore Grillo (PD), con un intervento che sa di autocelebrazione (non è un po’ presto per la nostalgia?): “Il mio partito già nel giugno 2010 ha fatto la riduzione dei costi del 50%”. Se la memoria non ci inganna, la riduzione era del 30% e non certo per pura sensibilità verso i tempi di magra, ma perché il patto di stabilità era già stato sforato. Una scelta obbligata insomma! Ѐ la volta di Cristina Romano (EX Grande Sud): con un mirabile coup de theatre ringrazia e liquida la coalizione di centro destra, per approdare verso i caldi e accoglienti lidi del Partito Democratico. Allo stupore di tutti gli astanti e di Giovanni Ghirlanda (Progettare Futuro), che si chiede come sia possibile, una sola risposta mutuata dal lungimirante Gaber: “Tutti noi ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra”. E della new entry, i gestori del porto di approdo cosa ne pensano? A giudicare dagli interventi di Grillo e della D’Agostino, che ha precisato come PD e Comune Virtuoso siano due gruppi diversi, non ci si è strappati i capelli dalla gioia. Anche perché: a) non ci sono soldi, ma un buco di circa 500 mila euro; b) i disoccupati avanzano e la fame morde; c) il decoro del paese sta diventando un miraggio. La lista continua, ed è lunga. Ma tra dichiarazioni, smentite, integrazioni, voti segreti, voti palesi, tutti quanti (cittadini, Sindaco e Giunta) si stanno chiedendo quand’è che “si fanu ssì ficu”? Ci si mette pure Smario (Grande Sud), cui non stanno bene né l’assemblea dei capigruppo avvenuta la stessa mattina, né il numero di commissioni stabilite. Numero di commissioni pari al numero di gruppi politici e scrutinio segreto! Ecco, sembrava strano che non sorgessero altri elementi “pro rinvio”. Ci piace dare lustro a quei detti gattopardiani, sempre attuali nonostante la polvere: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

A.      M.