Leonforte. Operazione Husky. Boato di amare memorie

Il primo incontro del caffè letterario tenuto dalla pro Loco con l’Università popolare di Leonforte danti allo spiazzo della Villa Bonsignore, avente a tema La battaglia dei canadesi a Leonforte- tema compreso nell’Operazione Husky 2013 – si apre con l’interrogativo di Gabriella Grasso “Commemorare o celebrare la battaglia dei canadesi a Leonforte?” per poi proseguire “Non esiste una guerra elegante e che sia sensibile alla popolazione resa oggetto di mira. Noi ricorderemo cosa accadde 70 anni fa ”.
La lezione è tenuta dalla prof.ssa Giovanna Maria. Si prospetta una retorica lezione di storia con tanto di vincitori e vinti e morale a seguito? Il personale dubbio è interrotto da un’anziana signora che gentilmente mi chiede di scostarmi per offrirle maggiore visibilità verso le relatrici.
La prof.ssa Maria sembra cogliere il rischio della lezione che si accinge a tenere “La storia non interessa a molti però credo si tratti qualcosa che valga la pena riprendere e approfondire. E il titolo che ritengo giusto per questa conversazione è La guerra dei nonni”. Intanto, l’anziana signora, è costretta per cause di forza maggiore a sedermisi a fianco, siamo quasi attaccate. La prof.ssa prosegue dicendo che la battaglia di Leonforte non la troviamo sui libri; assai note invece sono le battaglie di Valguarnera e Assoro. E non tanto per un’importanza maggiore di questa o quella battaglia, quanto per una impari informazione su quanto accadde a quel tempo. Dalle testimonianze raccolte emerge un’imperante senso di paura e di distruzione e l’incombere incerto della morte. Sono già dentro a delle immagini al limite del neorealismo cinematografico; De Sica maestro di suggestioni; quando la signora, sempre la stessa, avvia un dialogo indesiderato proprio sulla morte, mi bisbiglia che sua madre è morta a 33 anni proprio nel ‘43. Una punta di fastidio mi induce a mantenere l’attenzione sul discorso della prof.ssa che parla della confusione dell’uomo della strada, che non sapeva chi fossero gli amici e i nemici, non era infatti chiaro se quei canadesi da poco sbarcati, fossero dei liberatori o degli invasori, l’opinione comune veniva influenzata da chi si pronunciava sull’entità dei soldati e dall’ ideologia che ciascuno aveva. Nel dubbio, i leonfortesi non mancarono di dar prova di pietà “ppi ddi poviri surdatiaddi” offrendo assistenza ai feriti senza tener conto di quale nazionalità fossero. Perché il nemico non era la nazionalità ma la guerra in sé e lo strascico di nostrani delinquenti, saccheggiatori e sciacalli che si portava dietro.
“Quella terribile battaglia deve servirci a capire l’importanza di lottare perché la pace e la libertà siano conservate. I nostri antenati hanno pagato un prezzo altissimo per esse” continua con vigore la prof.ssa. Lo stesso vigore mantiene la cara signora, che continua a parlarmi della madre: giovane e con figli piccoli, morta crudelmente a causa della guerra.
Continuo a centellinarle la mia attenzione, non voglio perdermi una parola della prof.ssa che narra della nascita dell’ Operazione Husky 2013: il canadese Steve Gregory, nel tentativo di aiutare il figlio in una ricerca storica nella quale si doveva approfondire la questione della battaglia di Assoro, prende coscienza che lo sbarco dei canadesi in Sicilia è una pagina di storia tutta da studiare e riportare alla memoria della propria nazione e da condividere con i 19 Comuni (Pachino, Ispica, Modica, Ragusa, Vizzini,Grammichele, Caltagirone, Masseria Mandrascate, Valguarnera, Dittaino, Nissoria, Raddusa, Regalbuto, Piazza Armerina, Leonfirte, Assoro, Catenanuova e Agira) che li vedettero protagonisti a partire dallo sbarco del 10 luglio 1943 a Pachino.
La signora a proposito di numeri, mi dice che oltre alla madre, morirono sua sorella e tre nipoti della stessa famiglia. Spero proprio non entri nei dettagli, non saprei cosa dirle e quali parole consolatorie offrirle.
Dunque il signor Gregory, fonda l’associazione OH2013 (Operation Husky 2013, nome in codice di “Cane da slitta”) allo scopo di ricostruire gli avvenimenti del luglio e agosto 1943, e poter ripercorrere insieme a una delegazione di connazionali, tutti i luoghi nei quali fecero tappa i loro avi rispettandone le date: dal 10 al 30 luglio.
A Leonforte la battaglia avvenne il 21 e il 22 luglio ma già la notte del 12, un bombardamento aereo nei pressi di Piazza IV Novembre contro una pattuglia tedesca, ferì 14 civili e uccise
due donne, Anna e Gaetana che ovviamente la signora Palma, così si chiama, conosceva bene.
Comincia a questo punto per me, una storia che scorre su due binari: la narrazione della prof.ssa e le conferme o i particolari della signora che mi siede accanto. Il tutto con lo sguardo indagatore e protettivo rivolto verso di noi, di una signora seduta poco distante; che siano parenti, forse sorelle?
L’arrivo di una prima truppa di canadesi provenienti da Valguarnera bloccata nei pressi “do ponti patrangilu” fatto saltare in ara dai tedeschi. La ricostruzione del ponte in una notte per permetter loro l’ingresso in paese, dove 56 videro la morte “a curva o monicu” perché accerchiati dai tedeschi, a loro volta disorientati dalla farsa dei canadesi, che riuscirono frammentandosi su più fronti ad accerchiarli e ad annientarli. Gli Alleati sono ormai in prossimità di Nissoria, quando i tedeschi distruggono la colonna di Sant’Elena che definiva il confine tra Leonforte, Assoro e Nissoria e come se non bastasse diedero fuoco al deposito di benzina che si trovava “o piritu”.
La guerra è finita, siamo oramai al 24 luglio, il capitano americano Fiuller, preso comando a Leonforte per conto dell’AMGOT (organo militare incaricato dagli alleati di amministrare i territori occupati) impone dure ordinanze contro lo sciacallaggio e la detenzione di armi, pena la fucilazione” . Ma la tragedia non finisce qui, la signora mi dice “Ascutassi, ascutassi”.
Il 27 luglio, una bomba lanciata da un aereo forse tedesco, nella campagna di Valentino, uccise cinque persone di una stessa famiglia: due sorelle e tre bambini. Mi volto istintivamente verso la signora che tra sé bisbiglia “Passò, passò”.
La vita in paese riprese lentamente, portandosi dietro, oltre al carico di lutti e distruzione, il premio AMGOT assegnato dal Capitano Fuller, come “Comune più sporco della Provincia”.
E su questa finale ilarità, la ignora Palma tempestiva si alza e mi ringrazia pure. E di cosa?
Si perdoni la prolissità di quello che doveva essere originariamente un tentativo di fotografare giornalisticamente una commemorazione, tramutatosi poi in un coinvolgimento inatteso al farsi della storia attraverso i ricordi di una signora; vittima di guerra senza tempo; che con pietà ha medicato le mie lacune storiche senza curarsi di chi fossi, esattamente come avrebbe fatto un buon leonfortese “ccu ddi puviriddi de surdati”, perché in fondo “sugnu na povira cristiana” che del boato di amare memorie non sa nulla o quasi.

Livia D’Alotto