Chiesa e Convento dei Cappuccini di Leonforte

Cappuccini LeonforteLeonforte. Il 1630 è la data di fondazione del convento. La data è ricavabile dalla epigrafe affissa sulla parete esterna. La nascente cittadina voluta dal Branciforti vide fin da subito all’opera i Padri Cappuccini che con i loro inconfondibili calzari si muovevano e si mescolavano con i natii. Il convento romito e austero, posto alla sommità di una scalinata fatta da trentatré gradini in pietra distribuiti su undici terne, è un insieme organico e unitario con la piazza antistante su cui ogni domenica di Pasqua si svolge il rito dell’Incontro. La facciata del convento rustica è incorniciata da due pilastri angolari squadrati e si conclude in alto con una soluzione a capanna sul cui vertice svetta una croce di ferro con gonfalone pure in ferro che ripropone l’insegna francescana. Unico elemento plastico tra il portale in pietra e l’ampia finestra è il motivo riproducente la carità francescana: due braccia incrociate. Quella nuda di Cristo e quella rivestita dal saio dei fraticelli. Entrambe sorreggono la croce. Tre sono gli ingressi e su ognuno di essi si può leggere il motto Pace e Bene. L’interno è uno scrigno di tesori: La Cantorìa, di autore ignoto è un magnifico prodotto dell’arte barocca che nella forma e nel colore rompe con la monotonia e la sobrietà dell’architettura della chiesa. Il mausoleo di Caterina Branciforti, moglie del fondatore di Leonforte Nicolò Placido, morta nel 1634 a 42 anni e la tomba di Nicolò Placido Branciforti su cui svolazza la scritta “In Fortitudine Bracchii Tui”, il motto della famiglia Branciforti. L’altare maggiore adornato da un regale tabernacolo ligneo e sovrastato dal quadro di Pietro Novelli detto il Monrealese, massimo pittore siciliano dopo Antonello da Messina. Leonforte Pietro Novelli MonrealeseSfondo pregiato che occupa l’intera parete a ridosso dell’altare maggiore. Le dimensioni della tela sono circa 3 per 4. Il dipinto rappresenta l’elezione di Mattia all’apostolato dopo il tradimento di Giuda. Ai due lati della grande tela sono sistemate due statue in marmo S. Francesco e S. Giuseppe. Sul lato destro vi era una sontuosa tela di ignoto detta La Madonna delle Grazie, trafugata nell’aprile del 1972. Un altro monumento funerario arricchisce la chiesa è quello di Carlo Carella che sebbene ritoccato rimanda alla statuaria monumentale tardo settecentesca che aveva nel Marabitti l’indiscusso caposcuola in Sicilia. La Sacrestia e la tomba sotterranea meritano una visita in loco perchè le sole parole non riescono a contenere la loro bellezza. Questa la chiesa.  Il convento dei Padri Cappuccini come era nella tradizione classica dei cenobi doveva costituire un mondo in cui vigeva la “regola” in contrapposizione al mondo secolare della comunità urbana dal quale risulta separato anche spazialmente. Da ciò gli ambienti propri della tipologia claustrale: la chiesa, il chiostro, le celle, il refettorio, la biblioteca, la foresteria, le cantine, la lavanderia, il giardino, l’orto e il pozzo. La biblioteca oggi in fase di restauro annovera testi del 600, 700 e 800 oltre che alcuni manoscritti, ultimo retaggio degli amanuensi. Uno spazio particolare fra i frati cappuccini merita Padre Cesare Alfonso Maria Montalto. Colto e raffinato latinista “padre e Cesare” così veniva acclamato dai leonfortesi. Nugoli di giovani frequentavano il convento attratti dagli spazi e dalla libertà che quell’umile fraticello vi aveva innestato. Padre Cesare amava scrivere e fra i suoi lavori “La Gerla” pretende un’ovazione.

Della Gerla di seguito una poesia e a voi tutti Pax et bonum.

Gabriella Grasso

 

Metamorfosi

Dio creò il fango;

col fango fece l’uomo;

anche lui si fece fango nell’uomo;

si fece fango nel fango fatto;

pane, ostia candida, perché,

con questo fango, il fango uomo si converta in Dio.