A rischio l’accreditamento del reparto emotrasfusione dell’ospedale di Nicosia

Nicosia. A soli 2 mesi dalla richiesta di accreditamento per il reparto di Emotrasfusione dell’ospedale Basilotta l’Asp di Enna decide di chiedere un finanziamento all’assessorato regionale. Un colpo di scena che potrebbe determinare la cessazione di tutte le attività chirurgiche, parti compresi, che si svolgono al Basilotta. Chiedere oggi il finanziamento vuol dire rischiare di non potere chiedere l’accreditamento perché questo va accompagnato dalla dichiarazione che tutto è pronto e predisposto per rispettare le scadenze imposte dall’Ue. Senza Emotrasfusione l’ospedale si ferma e anche il Punto nascita verrebbe soppresso. Dopo mesi di solleciti ad affrontare la questione, in vista della scadenza, l’estate scorsa il problema sembrava risolto.
L’Asp di Enna aveva dato il via libera al progetto che prevede una spesa di circa 100 mila euro per i lavori di adeguamento. In primavera, in sede di tavolo tecnico al quale avevano partecipato, tra gli altri, l’ex assessore alla sanità Enza Tomasi e il direttore amministrativo del distretto En 2 Roberto Bonomo, erano state esaminate alcune opzioni, tra le quali l’ipotesi di spostare l’Emotrasfusione nei locali che hanno ospitato il reparto di Ortopedia per i quali si presentava il problema del costo dei lavori per l’adeguamento, circa 100 mila euro. Poche settimane fa tutto sembrava risolto e sembrava che l’avvio dei lavori per potere chiedere l’accreditamento del reparto entro il 30 novembre, fosse imminente. Adesso emerge che i vertici dell’Asp abbiano deciso di chiedere il finanziamento alla Regione, non riuscendo a reperire 100 mila euro su un Bilancio di 220 milioni di euro. I nuovi parametri fissati per il mantenimento di queste unità operative diventano obbligatori dal 31 dicembre prossimo e prevedono spazi e macchinari idonei che al momento non sono disponibili al Basilotta. Per martedì il direttore sanitario del Basilotta Renato Mancuso ed il direttore amministrativo Roberto Bonomo hanno chiesto un tavolo tecnico con il commissario straordinario dell’Asp Termine. Chiedere l’accreditamento sulla base di una richiesta di finanziamento non è possibile perché al 30 novembre deve essere dichiarato che tutto è in regola e pronto ad entrare in funzione un mese dopo, cioè il 31 dicembre termine ultimo imposto dall’Unione europea per l’adeguamento di questi reparti agli standard internazionali.
Perdere l’Emotrasfusione comporterebbe la perdita del Punto nascita, attualmente mantenuto in deroga alle legge che impone un minimo di 500 parti all’anno, e la perdita dei reparti operatori. In sostanza significherebbe perdere, dopo il tribunale anche l’ospedale che serve un vasto bacino di utenti che senza questo riferimento per le cure e la salute, il tutto mentre ancora malgrado la morte di Antonella Seminara che non ha potuto essere soccorsa in tempo dopo le complicanze di un parto cesareo, si discute, senza risposte concrete, del reparto di rianimazione che manca al Basilotta.

Il sonno del buon samaritano
a cura di don Salvatore Minuto, Parroco della Basilica San Leone, Assoro
La sciagura annunciata che ha colpito una nostra sorella, morta di parto per mancanza di cure mediche, ha indignato la nostra coscienza e spinto il nostro padre spirituale, il Vescovo di Nicosia, a denunciare pubblicamente il paradosso di una politica amministrativa che ha per obbiettivo non l’Uomo ma l’Istituzione.
Da tempo denunciamo attraverso queste pagine tale distorta interpretazione, da troppo tempo chiediamo di riflettere sulle priorità che dovrebbero ispirare tutti, cittadini ed amministratori, nel loro agire: l’Uomo, il Prossimo per noi cristiani, ha da essere oggetto della attenzione di ognuno, ed in particolare di chi è stato chiamato a servire la collettività.
Un sacerdote ed un levita, massime autorità civili e religiose ai tempi di Gesù, ignorarono un derelitto rapinato e ridotto in fin di vita dai banditi. Un umile samaritano, un extracomunitario dell’ epoca, lo curò e lo affidò, a sue spese, a chi poteva averne cura. Il sacerdote ed il levita erano convinti di essere preposti a compiti più elevati, il samaritano nella sua umiltà, era ben consapevole che il primo dovere, il valore più elevato per un essere umano fosse la carità per i propri simili.
Dopo 2000 anni pare che nulla sia mutato, anzi ci pare che il buon samaritano sia andato in vacanza, o che stia dormendo: proprio mentre il Santo Padre ci illumina ricordandoci il dovere della carità verso il prossimo e dell’impegno politico di ogni cristiano (che non significa iscriversi ad un partito, ma nel far sentire la propria voce per migliorare la società), coloro che abbiamo scelto (eleggere significa proprio questo: scegliere come portavoce, come rappresentante delle proprie esigenze e di quelle della propria collettività) rinnovano gli errori del sacerdote e del levita dei tempi di Gesù: pensano che il loro compito primario sia quello di far quadrare i bilanci della Regione, di una Provincia o di un’ASL, dimenticando che invece il loro dovere è di rispondere alle esigenze dei cittadini, in primo luogo ai bisogni e diritti primari che anche la Costituzione sottolinea: la salute e la vita; non vogliamo qui nemmeno accennare al sospetto che tra le loro priorità vi siano la conferma della loro carica e del consenso personale, ottenuto attraverso discutibili scelte amministrative, anche se una analisi più approfondita su come vengano utilizzate le risorse dei vari enti certo non escluderebbe tali ipotesi.
Resta comunque il fatto che si debba parlare di incompetenza o di colpevole mancanza della volontà di conoscere le esigenze del territorio per quegli amministratori pubblici che continuano a non volersi rendere conto, per esempio, che due soli posti letto di rianimazione, ad Enna, in un’ area montana disagiata e mal servita che solo chi ci governa pare non conoscere, sono veramente indegni di un Paese civile e testimoniano di una Regione e di Enti Locali i cui amministratori sono stati eletti in base a promesse elettorali futili e vane, a nomi di illustri parenti, ad appoggi di partiti e gruppi di consenso non certo ispirati da ideali di solidarietà e buon governo.
Ci rendiamo conto di quanto sia arduo per chi governa far quadrare i conti, strumento fondamentale per garantire i servizi, ma il quadro generale non può far trascurare gli obbiettivi primari: non c’è progetto, non esiste programma amministrativo che possano valere la salute anche di una sola persona, e l’asfaltatura di una strada, il progetto di un’area industriale, il trasferimento di un ospedale e qualunque altro investimento hanno senso solo se rispondono ai reali bisogni della gente, e non all’immagine politica o alla ricchezza di chi sta seduto sui nobili scranni della politica: per questo è difficile, ma necessario, che chi amministra sappia, conosca e voglia discernere cosa deve venire al primo posto: la salute, la dignità e la vita degli uomini, prima di tutto. Vorrei soggiungere: è necessario che un amministratore sappia ascoltare. Non ci interessa che ci voglia insegnare ciò che ci serve e ciò di cui abbiamo bisogno: questo lo sappiamo già, e lo stiamo chiedendo da tempo, invano, a tutti quelli che si siedono sui nobili scranni.
Parimenti anche noi, cristiani, dobbiamo fare un “mea culpa”: per tutte quelle volte che facciamo buon viso a cattiva sorte, per quando esprimiamo un voto per interesse personale per chi, onestamente, sappiamo non abbia in animo il bene pubblico, per quando non partecipiamo al voto pensando che “uno vale l’altro”, per quando ci disinteressiamo; il Santo Padre proprio per questo ci richiama, con forza, all’impegno sociale definendolo la forma più elevata di carità.
Dobbiamo imparare ad essere samaritani, in tutti i momenti della nostra vita, e dobbiamo farlo anche ricordando continuamente e con convinzione a coloro che abbiamo eletto che l’incarico che abbiamo loro affidato è quello di servire la collettività: dobbiamo lasciarci alle spalle, per sempre, il concetto del governante nominato per godere di prestigio e benefici: il politico è un servitore, non un sovrano e pertanto è utile che venga richiamato costantemente a rispondere delle cose che deve fare per nostro mandato; è utile e necessario che tutti, con cristiano amore ma ferma determinazione, vegliamo per tenere sveglio in chi governa lo spirito samaritano che deve animare l’agire di ogni politico che amministra i nostri denari ed i nostri (non i suoi) interessi.
Un’ultima osservazione: verranno ora indagati funzionari, capi servizio, medici e paramedici per l’ennesima morte, di una persona colpevole solo di abitare in una zona dimenticata dalla politica: se non lo farà la Magistratura, almeno la coscienza individuale saprà essere giudice per quegli amministratori che hanno emulato il sacerdote ed il levita della parabola?