A Morgantina si andava alle terme

Aidone-terme-MorgantinaAidone. Gli scavi americani di Morgantina ci regalano un’altra sorprendente scoperta: un edificio termale ad uso pubblico, dotato di piscine collettive in muratura e vasche in terracotta alimentate anche con acqua calda, fornita da un ingegnoso sistema di riscaldamento. La costruzione risale alla metà del terzo secolo a.C., l’epoca d’oro della città di Serra Orlando, che ambiva a diventare una piccola metropoli e rivaleggiare con la potente Siracusa, anche nel lusso.

Il complesso termale era situato lungo la strada principale dell’abitato in un’area di nuova espansione e, probabilmente, era dedicato ad Afrodite. L’interno era affrescato con vivaci policromie e pitture parietali con scene dionisiache, messe lì a suggerire ed accrescere i piaceri dei sensi. Le coperture erano a volta, armate con pesanti tubi di terracotta infilati l’uno nell’altro. Soluzione tecnica, questa, che appare per la prima volta in Sicilia e che sarà replicata solo molti anni dopo nell’edilizia monumentale romana. Un primato, quindi, che fa della Morgantina del terzo secolo una terra di ardite sperimentazioni nell’ingegneria delle costruzioni.

All’interno, le volte erano stuccate di blu, il colore del cielo, per dilatare le sensazioni spaziali e creare un’atmosfera rilassante. Oggi non sapremmo fare di più.

Resta da scoprire la fonte dell’approvvigionamento idrico, dato che di acqua se ne doveva consumare molta. Una sorgente locale è la cosa più probabile, ma non è esclusa l’esistenza di un lungo acquedotto che attingeva alle pendici di Aidone.

La distruzione dell’edificio si ebbe con i Romani, che, dopo la conquista della città, l’abbandonarono al suo destino provocandone il collasso delle coperture. Ed è stupefacente ancora oggi lo spettacolo delle centinaia di tubi di terracotta stesi sul pavimento, quasi a formare lo scheletro di un gigante abbattuto e sepolto, metafora della sorte di Morgantina sotto i nuovi padroni.

Ad illustrare l’edificio termale, durante una conferenza organizzata il 24 ottobre scorso al museo di Aidone dal direttore Caruso, è stata l’archeologa americana Sandra Lucore, che segue la missione di scavo sin da ragazza accanto al prof. Malcolm Bell, che ne è il coordinatore. Presenti numerosi studiosi ed appassionati di storia locale, che hanno avuto il raro privilegio di vagare per un’ora con il pensiero in un mondo lontano e quasi perfetto per viverci, stentando a credere che sia veramente esistito a due passi da noi.

Silvio Raffiotta 

Published by
redazione-vivienna