Enna. “Alieni in ginecologia”, denuncia di un’utente, ma il primario nega
Enna-city - 10/01/2014
Riceviamo e pubblichiamo da una nostra lettrice una denuncia sullo stato di alcuni reparti e sale d’attesa dell’Ospedale “Umberto I” di Enna per la quale abbiamo poi chiesto spiegazioni al primario dei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Giuseppe La Ferrera.
“Alieni in ginecologia dell’Umberto I
L’atmosfera è quella asettica, quasi immobile del romanzo di Kazuo Ishiguro “Non lasciarmi”, con la differenza che in questa storia piuttosto che cloni creati per diventare macchine donatrici di organi a dispetto della loro umanità, abbiamo donne in dolce attesa nel reparto di ginecologia all’ospedale “Umberto I” di Enna.
Non cloni, donne. Non macchine, madri o future madri.
Il reparto è ben curato, con una decina di stelle di natale lungo i corridoi e un grazioso albero adornato all’ingresso, ma neanche una sedia per le donne in visita, costrette a trascorrere lunghe ore di attesa in piedi come cavalli, con le loro caviglie gonfie e possibilmente anche dolci e pungenti dolori alla schiena e agli arti. Sorridono – “la gravidanza non è una malattia” – dicono.
Nel reparto questi individui dalle divise colorate, che nulla dicono in realtà sul ruolo che ognuno riveste, girovagano discutendo sul “chi deve occuparsi di chi” passando dinanzi agli interessati senza curarsene, impartendo ordini alle “macchine Oss” senza uno spiraglio di cortesia, per infine chiudersi in uno stanzino a discutere di quanto abbondante sia stato il cenone di Natale.
Finalmente, dopo ore d’attesa, giunge un medico e i volti delle presenti s’illuminano, peccato che l’ultima arrivata entri per prima e trascorra col medico quei buoni 40 minuti, per poi riapparire da sola poiché il medico si è già dileguato senza conceder parola.
Ma è la prassi. Come lo sono i mozziconi di sigaretta per terra e l’aria stantia, un personale scorbutico e le facce insolenti se ci si azzarda a porre una domanda, alla quale si risponderà mentre si socchiude la porta o mentre si cammina in direzione opposta per raggiungere il collega per la pausa caffè.
Ma la questione “alieno” nasce quando oltre all’umanità scarseggia anche la professionalità.
Una giovane donna giunta in ospedale il giorno prima per una minaccia di aborto, dopo due ore di attesa finalmente riesce ad ottenere il risultato dell’esame che le dirà se la gravidanza è salva o meno. L’Oss giunge con il referto. Il valore di Beta hcg si è innalzato rispetto al giorno precedente, indicatore secondo il ginecologo di speranza di “risanamento”. Ma la speranza è una brutta bestia soprattutto quando si ha a che fare con individui talmente distratti da fornirti un falso risultato dovuto ad una doppia stampa del giorno precedente. Dopo un’altra ora di attesa il sorriso dal volto della donna sparisce. Il referto corretto e aggiornato dice che il valore Beta hcg è sceso drasticamente. Ha perso il bambino.
Ovviamente la notizia viene comunicata nel bel mezzo del corridoio, senza alcuna privacy e senza neanche una sedia dove poggiarsi nel caso in cui, data la delicatezza della notizia, si abbia un mancamento.
Si ritorna come in “Non lasciarmi” alla realtà crudele, estranea. Ad individui beffati dal destino e dagli “alieni” in camice bianco”.
Giuliana Scillia
In merito alle segnalazioni il Dott. La Ferrera ha così risposto: . “Non sapevamo del suo arrivo, ma può notare l’ordine e la pulizia di queste due stanze” ribatte La Ferrera che sui mozziconi di sigaretta dice: “Sono nelle scale d’emergenza e noi non possiamo farci nulla se non appellarci alla civiltà. Abbiamo più volte segnalato alla direzione questo problema ed abbiamo chiesto ed ottenuto l’istallazione delle telecamere, credo che questo aspetto debba trovare maggiore educazione in chi preferisce buttare le sigarette per terra mancando di rispetto a sé stesso e alla comunità”.
Sul caso specifico della donna incinta il dott. La Ferrera però frena facendo inoltre notare che queste denunce potevano essere esposte subito anche ai vertici: “Fermo restando sulla mia disponibilità nota a tutti, su questo caso, trattandosi di un caso delicato, ne posso parlare solo con la diretta interessata per capire se i fatti siano andati veramente così come raccontati”.