Lezione alla Pro Loco di Leonforte: La miseria nel dialetto

Annata ricca, massaru cuntentuLe lezioni di dialetto alla Pro Loco verranno momentaneamente sospese per l’Altare di S. Giuseppe, ma riprenderanno a fine marzo. Ieri sera a chiosa di questo primo momento si sono toccate vette alte. I “cunti” sulla miseria e sulle parole che l’hanno saputa narrare si sono arricchiti del teatro di Martoglio, con la partecipazione di Sandro Rossino della compagnia teatrale il Canovaccio. Il professore Nigrelli, coadiuvato dalla professoressa Giovanna Maria, ha ricordato con gli spigolatori e le “raciuppare” la fame dell’immediato dopo guerra: i campi di mandorli e grano diventavano scenario di miseria umana e tribolazione, ma anche di passioni e narrazioni epiche. Martoglio in “Annata ricca, massaru cuntentu” questi paesaggi ha magistralmente tracciato e fra un Carlo Magno dal grave accento siculo e un Gano di Magonza “ruffiano” si levava al cielo il ricordo di Orlando e della bella Angelica del vecchio massaru Filippu. “Tuppi, tuppi” fu l’esordio e poi fu tutto un susseguirsi di “a consequenzia, sdisonorare, farebbe io pure” e così via dicendo. La lezione non ha mancato anche questa volta di sottolineare un aspetto semantico, particolarmente caro alla lingua vernacolare: la metafonesi, che declina i verbi mutandone le vocali finali a secondo del genere d’appartenenza. I calzolai, i braccianti, le contadine e quanti sono stati nella Storia senza averne coscienza sono i veri protagonisti di queste lezioni dal sapore antico e buono. Alla professoressa Giovanna Maria è stato affidato il compito di chiudere la lezione con una storia calata perfettamente nel periodo del carnevale. Di Carlentini era un tizio che si diceva ammirato dalla furbizia del leonfortesi. Si raccontava infatti che un tempo assai lontano i sudditi dei Branciforti riuscirono a spacciare per principi taluni “lolli” così si direbbe da noi. Messi su carri addobbati a festa un gruppo di beoni scese per la strada principale rifacendo la “cassariata” di lontana memoria e distribuendo “cosi duci” al popolo accorso. Così il popolo fu gabbato è vero, ma anche contento. A presto.

Gabriella Grasso