Troina, piace ai Ramari l’idea di inserire il Festino di San Silvestro nella lista del patrimonio immateriale dell’Unesco

troina_ramaraI Ramari sono favorevoli, e non fanno venir meno il loro sostegno, alla decisione del Comune di avviare le procedure per chiedere all’Unesco di inserire il Festino di san Silvestro nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Il presidente dell’associazione laicale “I Ramari”, Francesco Cantale, ne spiega il motivo: “Il pellegrinaggio votivo che, come Ramari, facciamo ogni anno nella penultima settimana del mese di maggio nei boschi sui Nebrodi, è una delle manifestazioni del Festino di San Silvestro”. Il pellegrinaggio dei Ramari, come quello dei Ddarara dell’ultima settima del mese di maggio che fa parte del Festino di san Silvestro, non va visto come una manifestazione folcloristica. Sbaglierebbe chi la pensasse in questo modo. Questi due pellegrinaggi votivi sono un’autentica manifestazione di religiosità popolare. Ed è per questo motivo che l’associazione “I Ramari’”, assicura il suo presidente Francesco Cantale, “s’impegna a tutelarne i riti, gli usi e i costumi legati alla festività in onore del santo patrono in quanto si ripetono da tempo immemorabile”. Un osservatore esterno a Troina, che vede per la prima volta questi due pellegrinaggi, si chiederà perché i Ramari a piedi e i Ddarara cavallo vanno in pellegrinaggio separatamente e distanza di una settimana gli uni dagli altri ai boschi sui Nebrodi a toccare l’alloro, la pianta sacra al santo patrono di Troina. Quando era una società ad economia prevalentemente agricola, Troina si caratterizzava per la sua rigida stratificazione sociale. La divisione in classe sociale contrapposte era molto netta e nessuna di questa classe voleva confondersi con l’altra anche nel rendere omaggio al santo patrono nel quale si riconoscevano tutte.   Ecco perché i Ramari, che erano braccianti senza terra, contadini poveri e artigiani con reddito bassissimo, andavano a piedi in pellegrinaggio, mentre i Ddarara, che erano massari, contadini agiati e grandi proprietari terrieri, in pellegrinaggio ci andavano a cavallo. Oggi quella rigida divisione in classi non c’è più, ma Ramari e Ddarara vanno separatamente in pellegrinaggio. La devozione dei troinesi per San Silvestro è qualcosa di più di un fatto religioso. Dal punto di vista religioso conferma quello che aveva intuito il cardinale Henry Newman, convertitosi da anglicano al cattolicesimo durante un suo soggiorno a Leonforte nel 1833, secondi il quale senza il culto dei santi il cattolicesimo è monco. Il culto per San Silvestro, che unisce credenti e non credenti, è anche un forte elemento dell’identità civica dei troinesi che amano ricordare l’appellativo con il quale è conosciuto san Silvestro da Troina: “civis et patronus Troinae”, cittadino e patrono di Troina.

Silvano Privitera