Quando Carlo V passò da Troina e i troinesi l’ospitarono per 3 giorni senza chiedergli nulla

carlo VTroina. La strada statale 120 ha una storia antica. Prima che venisse conosciuta con la denominazione “Strada Statale 120 dell’Etna e delle Madonie” era un tratto dell’arteria sterrata realizzata attorno al VI secolo d.C. per collegare Messina e Palermo passando per le montagne. Era una strada alternativa alla strada che si snodava lungo le coste. La litoranea non era una strada sicura a causa delle frane e dei briganti che l’infestavano. Erano queste le tappe dell’itinerario di chi, partendo da Palermo per andare a Messina, imboccava la strada di montagna: Palermo-Termini Imerese-Polizzi-Nicosia- Regalbuto-Troina-Randazzo-Taormina-Messina. Percorrere la statale 120 è come fare una viaggio attraverso la storia. E’ questa la sensazione che si prova leggendo il libro di Salvatore Dalia “Per le antiche strade. Da Idris a Carlo V da Goethe alla Targa Florio”. Per più di mille anni questa strada ebbe un’importanza strategica per chi governava la Sicilia. Con le rotabili costruite dai Borboni nel XIX secolo, la strada montana Palermo-Messina perde la sua rilevanza. Si possono citare molti episodi a testimonianza del grande interesse storico di questa strada montana Palermo-Messina. Di questi episodi ne raccontiamo brevemente uno, che ha come scenario Troina. Sbarcato a Palermo nel 1535, dopo la conquista della Tunisia, Carlo V per raggiungere Messina percorse a cavallo questa strada facendo tappa a Troina dove mangiò e distribuì la kubbaita (un tipico torrone di mandorle di origine araba dalla parola araba “gubbiat” che significa mandorla). Tracce del passaggio a Troina dell’imperatore Carlo V si trovano nella cavalcata, una delle manifestazioni di Festino di San Silvestro, in cui tre cavalieri vestiti in costume spagnolo del ‘500 attraversano le vie del paese in groppa ai loro cavalli distribuendo alla folla kubbaita. A Troina l’imperatore spagnolo fu ospitato per tre giorni nel convento dei padri francescani conventuali. I troinesi di allora diedero a Carlo V 900 ducati senza chiedere nulla in cambio. A Carlo V che, alla sua partenza domandava ai notabili del paese cosa volessero che lui facesse per Troina, un giurato di nome Sbarbato rispose: “Cesaria Maestà ni basta la nostra grazia, perché Troyna si chiama la grassa e cossì non ni manca cosa”. Questo episodio è riportato nelle “Memorie della vetustissima e nobilissima città di Troina” di fra Antonino, che così commenta: “Or vede, che ti pare di questa risposta data ad un Imperatore; risposta propriamente di uomini rozzi, non volendo qui io infierire (però con grande mio disgusto) per essere paisano, questa è la pura verità, che la nostra città nelli affari pubblici è stata trascurata e pochi sono stati quelli che hanno avuto mira al bene pubblico”. Se provassimo ad immaginare cosa accadrebbe oggi, vedremmo Carlo V “assalito” da una folla di questuanti ad elemosinare un contributo ordinario o straordinario per fare le cose più disparate ed impensabili.
Silvano Privitera