Nicosia. La Uil penitenziari sulle conseguenze della chiusura del carcere: “continueremo la battaglia”.

carcere 6 - ingresso e cellulare“La Casa Circondariale di Nicosia, ormai soppressa, procede nelle operazioni amministrative di chiusura, curate dagli impiegati amministrativi, che ancora non hanno chiara la loro sorte, oltre a procedere nella dolorosa fase di smontaggio delle apparecchiature e delle suppellettili di proprietà dell’Amministrazione Penitenziaria, per poi consegnare la struttura al demanio dello Stato”. Lo spiega in una nota Giuseppe Trapani, componente della segreteria provinciale della Uil Penitenziari, sigla sindacale che è stata in prima linea per la difesa del carcere. “Un contingente di Polizia Penitenziaria, oltre ai responsabili dei vari servizi, rimane a sorvegliare le operazioni, effettuate da 6 detenuti in regime di lavoro penitenziario, mentre un altro piccolo contingente, è stato immediatamente trasferito senza il minimo accordo con le Organizzazioni sindacali. La sede – prosegue la nota – è stata lasciata con due funzionari al comando (manco gli Istituti in regime di 41 bis), quando numerose altre sedi necessitano di funzionari di Comando. Ma noi non ci fermiamo e non ci fermeremo e lotteremo in sedi diverse per riportare sul territorio un carcere, perché le scellerate posizioni governative, hanno cancellato la nostra storia, la storia di una cittadina che ha da sempre avuto un Tribunale e un Carcere. Percepiamo che oltre alla dismissione del Carcere ci siano in dismissione i diritti del personale, la rappresentanza sindacale, il ridimensionamento di tutto il comparto sicurezza, che subisce tagli, oltre che economici, anche di potere, anche di azione, anche di controllo, insomma un settore in forte ridimensionamento. Noi oggi continuiamo a dissentire dei tagli che ci colpiscono, che colpiscono il nostro territorio, che ci costringono a dirigerci verso strutture e cittadine, che pur essendo nello stesso ambito di lavoro e magari con maggiori riconoscimenti professionali, ci penalizzano e penalizzano il commercio nicosiano, cancellano posti di lavoro disponibili nel territorio, fanno licenziare operatori che con il Carcere lavoravano in rapporto privato, ben 5 medici, 3 infermieri, 1 impiegato della ditta fornitrice gli alimenti al carcere, oltre a cancellare tutte le prestazioni che erano richieste all’Ospedale cittadino e ai vari laboratori specialistici. Si è innescato un processo di distruzione che, se non fermato, ridurrà la nostra città in una piccola comunità di campagna. Tutto questo nel silenzio della Politica locale, troppo impegnata ad auto tutelarsi, nell’assenza di manifestazioni di dissenso. Noi – conclude la nota sindacale – continueremo a combattere, anche se Nicosia a breve non vedrà più i nostri mezzi e le nostre divise e continueremo a pressare la politica tutta affinché ci sia ridata dignità che sarebbe definitivamente persa ove la struttura sia consegnata in mano a chi gestisce le vite di extracomunitari, che a quel punto, stranamente, diverrebbe efficiente e la dove non si potevano mantenere 100 detenuti, magari si stiperanno 200 extracomunitari in condizioni promiscue, uomini, donne e bambini”.

altaclasse