Eutanasia di un rancore. C’eravamo tanto odiati…

piazza-armerina-palio-normanniE dunque alla fine, come ampiamente previsto, Piazza Armerina ha votato l’uscita dal futuro consorzio di Enna che – chissà quando – sostituirà la provincia regionale. Per essere più precisi, meno di 2 cittadini su 10 hanno approvato la delibera della giunta e del Consiglio comunale della città. Diciamo che, anche se la delibera è valida perché tecnicamente è stata approvata da chi è andato a votare, gli amministratori sono stati sonoramente bocciati.
Dovrebbero pertanto dimettersi oggi stesso.
Ma tant’è: il risultato lo esprime chi vota, non chi rimane a casa. E quindi Piazza va via dalla circoscrizione dove è stata per oltre ottanta anni e anche da quella, il distretto, dove era stata per oltre cinquanta anni prima che nascesse la provincia di Enna.
I risultati veri di questo referendum si vedranno con il tempo. Passeranno ancora anni prima che i cittadini di Piazza Armerina possano cancellare la sigla EN dai loro indirizzi postali e dai loro documenti personali: lo Stato deve ancora prendere atto dei provvedimenti della Regione, che d’altra parte diventeranno definitivi, se va bene, verso la fine della legislatura, quando finalmente si spera che il parlamento regionale ci faccia sapere cosa debbono essere e a cosa dovranno servire i consorzi. La sigla EN e la dizione Provincia di Enna rimarranno ancora per molto tempo a Piazza Armerina anche nei diversi servizi pubblici e, soprattutto, nei formulari on line, i cui programmatori sono molto diversi dal telespettatore medio che ha creduto due anni fa alle balle comunicate da Crocetta in tv.
I prossimi anni saranno terribili per Piazza Armerina. Dovrà convivere con i vecchi parenti (che non ha scelto) e nello stesso tempo coltivare la nuova parentela (che ha scelto ma che sembra rifiutarla sin dalle prime battute). C’è il rischio che la città dei mosaici sviluppi una sorta di complesso di Calimero, che non è proprio il massimo per affrontare il futuro. Speriamo che non accada.
Il fatto è che a Piazza Armerina, come abbiamo inutilmente sostenuto e suggerito per tempo, conveniva rimanere con Enna: avrebbe conservato le sue prerogative di 2° centro della provincia (che le hanno fatto avere infrastrutture che nessun altro comune ha avuto, in qualche caso neppure il capoluogo), avrebbe potuto ottenere facilmente un sistema ospedaliero integrato o almeno complementare, avrebbe conservato le condizioni per mantenere la diocesi, che invece ora appare davvero a rischio, non solo a causa di Enna.
Un dato soltanto basta a dare il senso dell’azzardo dei sostenitori della fuga: Piazza Armerina va via da sola, senza alcuno dei comuni del suo distretto. Nessuno ha pensato di creare una cordata, niente. Se questo non è un disastro politico, poco ci manca. Ma c’è di più.
In letteratura esiste l’eutanasia di un amore. Qui, invece, si è consumata l’eutanasia di un rancore. Ha fatto tutto da sola, Piazza Armerina, togliendo l’incomodo e facendo gratis il favore che nella “odiata Enna” in tanti si auguravano da anni che facesse, e che irrazionalmente alla fine Piazza ha fatto.
Anche se i nuovi consorzi si formeranno definitivamente tra chissà quanti anni o decenni, Piazza Armerina sin da domani non potrà più vantare alcun privilegio nel suo ex territorio e dovrà giocarsi la partita con i suoi nuovi compagni di strada, che non sono proprio dei paesini, tutt’altro: si chiamano innanzitutto Gela e Caltagirone, due grandi città della Sicilia, le quali, impegnate a contendersi la supremazia tra di loro, non penseranno certamente alla città dei mosaici, che nel nuovo consorzio sarà soltanto al 4° posto per peso demografico, dopo Niscemi (al 16° posto se fosse andata con la provincia di Catania, ma quella è la favola che ha mosso il referendum).
È ovvio che anche Enna ci perde, anche se meno. Vale, infatti, come in tutti i raggruppamenti, il principio che nessuno è indispensabile. Peccato! Era così bella la contesa continua tra ennesi e piazzesi: era quasi diventata un “bene culturale” che faceva arrabbiare pochi e scherzare tanti. Hanno vinto i pochi, e ci hanno privato di poterla ancora vivere, questa provincialissima ma simpatica contesa. Pazienza, ce ne faremo tutti una ragione, sia a Enna che a Piazza.
A parte queste considerazioni a caldo, ci sarà molto da discutere per tanto tempo ancora su tutto ciò che è stato fatto da tutte le parti in gioco.
In ogni caso, è il caso di dire: In bocca al lupo, Piazza Armerina!
E che il lupo non sia troppo feroce.

Cataldo Salerno
Ex Presidente della Provincia di Enna


n.d.r.: non possiamo come Redazione non fare una considerazione; Ha votato solo il 21,6% degli aventi diritto, e gli altri? Non è che, in considerazione del gran caldo odierno, buona parte di piazzesi è andato a mare? E se SI per caso nelle spiagge che si affacciano sul mar Tirreno?

Dopo Gela, anche Niscemi e la città dei mosaici hanno dunque deciso di lasciare le loro ex province. A Niscemi i “si'” sono stati pari al 96,38 per cento, mentre a Piazza Armerina l’83%. Bassa l’affluenza alle urne in entrambi i Comuni. A Niscemi il 10,15 per cento; a Piazza Armerina il 21,61 per cento. Tuttavia, c’è chi contesta il risultato sostenendo che questi referendum per essere validi debbano superare il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. L’osservazione ha certamente un suo fondamento vista la rilevanza del quesito. Sulla questione l’ultima parola spetterà all’assessorato regionale agli Enti locali.