Provincia Enna: Aree interne e alibi esterni

SAILeggo quanto scrive Silvano Privitera sulla questione dell’esclusione delle aree ennesi dalla programmazione 2014 2020 per le aree interne e non posso che concordare con Lui quando dice che per analizzare la questione bisogna partire dall’accordo di partenariato sottoscritto e pubblicato. Quelle 300 pagine fitte fitte che dovrebbero delineare le modalità di individuazione dei percorsi di condivisione, solidarietà, sostenibilità per lo sviluppo delle aree interne di un’Europa sempre più mitteleuropea e sempre più sgangheratamente pendente verso Est.
Vero, ai tempi si era formata una Agenzia di Sviluppo, chiamata Enna Sviluppo ed organizzata con la presenza di funzionari dei venti comuni della provincia e dell’Ente provincia stessa, vero anche, Silvano non lo dice, che l’Agenzia venne letteralmente snobbata, per far posto ad altre forme di gestione delle misure allora dirette e copiosamente al nostro territorio (PIT ad esempio). In particolare si preferì pensare al CESIS, che, come tutti ricordiamo, ebbe in gestione il Patto per lo Sviluppo, i due PIT ed il Patto per l’Agricoltura. Quell’esperienza fu certamente segnata da diversi, gravi deficit e dal fallimento pieno di alcune delle misure. Non posso dimenticare la “scomparsa” di una misura (che allora era di avanguardia) per la creazione di imprenditoria turistica in ambito naturalistico. Un milione di euro solamente per i comuni del PIT 11 interessati dalla presenza di aree naturali protette (Enna, Piazza, Aidone e Pietraperzia), con accesso secondo le regole del de minimis e quindi con almeno 5 beneficiari. Il territorio produsse persino le proposte, furono regolarmente presentate e depositate a Palermo secondo quanto previsto dal bando, poi la misura svanì, alla faccia dell’impegno e delle spese sostenute. In quel frangente chi avrebbe dovuto difendere il territorio dalla razzia di quei fondi non disse nulla, non produsse un solo atto, si giunse semplicemente all’oblio di una scelta che era nata proprio in sede di Enna Sviluppo.
Ma andiamo con ordine, il Privitera ci ricorda che la procedura per la selezione delle aree, estremamente complessa, si è articolata in tre fasi.
La prima con l’analisi dei dati in collaborazione con la regione interessata ed il “comitato aree interne”. Qui già, sarò cattivo, ma mi scappa il sorrisetto maligno. La regione interessata?, Intanto la regione Siciliana non è interessata per Statuto, la Regione Siciliana praticamente se ne catastrafotte, poi i Comitato aree interne? E chi sarebbe? Da chi è stato costituito, magari da quello Stato che da gran tempo, finito di prosciugare il gettito dei risparmi siciliani, finita la deportazione di ogni forza lavoro disponibile per agnellate varie ha smesso anche di pensare al Sud?
Passata la prima fase, la seconda è stata di analisi su dati elaborati riguardanti istruzione, salute, mobilità, dotazioni agroalimentari, turistiche, culturali e naturali. Bene, complimenti. Mi piacerebbe capire allora dove sta, fatta l’analisi, la differenza tra l’ennese e ognuna delle quattro altre aree sin qui incluse.
Istruzione? Non mi pare che gli indici si differenzino, tra l’altro il territorio ennese, che piaccia o no a questi incredibili analisti (dei quali continuo a voler conoscere l’estrazione ed il criterio di nomina) a differenza di tutti gli altri territori, ha trasformato il Consorzio Universitario in una Università riconosciuta a tutti gli effetti.
Salute? Beh, non ce la passavamo male se non fosse che qualcuno ha deciso di operare intanto con una pioggia di nomine esterne e quasi sempre interessate a ben altro che all’efficienza del sistema e che, sempre quel qualcuno, ha poi deciso di far pagare le sue pesanti inefficienze con la demolizione tout court del sistema sanitario locale. (Tanto per non andare lontano ricordo a me stesso semplicemente tre nomi: Branciforti Capra, Chiello, Oasi MM SS. Troina).
Mobilità? Anche qui, la nostra area è attraversata da un’Autostrada e da una ferrovia (o almeno da una cosa che così chiamiamo) dagli anni sessanta attende il completamento della Nord Sud, e dagli anni settanta ha visto dismettere altre due tratte ferroviarie.
Dotazioni agroalimentari? Cioè? Siamo la patria del grano duro, di un olio di indubbia qualità, di diversi presidi di cibi e prodotti invidiati nel mondo (Fava larga, Pesca di Leonforte, Piacentinu, Vastedda …) la nostra agricoltura riesce ancora, nonostante tutto, a rappresentare una positività in un mare di segni meno.
Turistiche? Beh, certo, qui ci sentiamo un poco zoppi, ma vogliamo fare il paragone con il nisseno? Molti più posti letto, maggiore diversificazione dell’offerta e… la maggiore destagionalizzazione delle presenze in assoluto in Sicilia. Abbiamo tanto da fare ma certamente non siamo peggio delle altre aree prescelte.
Cultura? Non voglio dire niente, se qualcuno si è solo permesso di misurarla e di sostenere che vi è differenza tra la nostra area e le altre è, permettetemi, passibile di lapidazione immateriale. Di esposizione sulla pubblica piazza. Cosa caspita vuol dire? Abbiamo più o meno scuole? Più o meno biblioteche? Più o meno teatri? Più o meno bande comunali, associazioni, fondazioni, gallerie d’arte, musei, caffè letterari, cosa hanno valutato?
Natura? Se solo dovessimo calcolarla in termini di metratura, che altrimenti non comprendo, ne abbiamo molto di più del nisseno e molto di meno dei Nebrodi. Quindi?
Quindi ve lo dico io, la seconda fase è stata condotta da asini patentati che se asini non fossero sarebbero di certo dei prezzolati da chi cerca motivo per escluderci. Nessuna delle categorie suddette ci vede più bravi o meno bravi degli altri cinque territori, saremmo in pieno nella media.
Terza fase: incontri partenariali sul territorio di delegazione tecnica di Stato, Regione con i Comuni e il partenariato socio economico.
Cioè? Dove e come sono stati fatti questi incontri? In questa fase chi scrive è stato nell’ordine: Assessore provinciale al territorio, all’Ambiente ed alla Pianificazione territoriale, Presidente del GAL che accomuna 16 dei 20 comuni dell’area ed è ancora amministratore comunale, come mai non gli è capitato una sola volta di partecipare ad un incontro di questi? Come mai non ho sentito di un tavolo, un tavolino, un banchettino, un desco da ciabattino mirati alla definizione di partnership? Chi, come Privitera, partecipò alle programmazioni ed alle concertazioni PIT ricorderà cosa significava un tavolo di concertazione, quale folla di sigle e posizioni, quale difficoltà di gestione. Cosa devo immaginare, che i tavoli, magari con grembiulino e cappuccio si sono tenuti altrove?
Di certo se la condizionalità ex ante è stata così valutata, permettimi Silvano, l’unica cosa che posso arguire è che siamo nelle mani di nessuno.
Si va poi alla condizione di “community led local development” (sviluppo locale operato dagli attori locali), che richiede agli attori locali (ai comuni quindi) di provare di essere in grado di guardare oltre i propri confini, attraverso la gestione associata di servizi. Bene, Questo territorio è stato il primo a siglare (in pari data con Brindisi) un Patto Territoriale, dal 1999 ha avuto prima due e poi un unico GAL con (nonostante la pessima gestione regionale dei fondi LEADER) un diffuso risultato. L’Università nasce da un Consorzio tra comuni, il Parco Minerario Floristella è un Consorzio tra comuni, i Distretti Turistici lo sono… Poi su ognuna di queste ed altre istituzioni locali, nate tra i comuni e la provincia, potremmo sprecare fiumi di inchiostro nell’individuare criticità, perfezionamenti, ma se va valutata la capacità di fare sistema di certo quella sussiste e non mi par proprio essa sia inferiore a quella espressa da altre parti dell’isola. Non mi pare che il nisseno abbia più “collaborazioni” tra comuni di quanto non se ne siano viste nell’ennese, tant’è che un comune del nisseno, Santa Caterina, optò addirittura per passare con il GAL ennese.
Quindi, se nell’Accordo di partenariato si scrive che i comuni che parteciperanno alla SNAI “dovranno provare di essere in grado di guardare oltre i propri confini, attraverso la gestione associata di servizi”, nessuna differenza colgo tra le quattro aree sin qui prescelte, la quinta della quale si vocifera e la nostra.
Come scrissi non sono un complottista, non mi piace neanche pensare di essere perseguitato da qualcuno che debba avercela con me e con i miei concittadini magari perché i mio territorio ha espresso nel tempo politici invisi a chi oggi ha in mano lo scettro. Ma non mi piacciono gli scettri, i troni, le cattedre… mi basta averli come oggetti di studio, relegarli al medioevo del quale non ho alcuna immagine nostalgica. Noi, fortuna volle, siamo cittadini europei, dovremmo vivere in democrazia, magari non siamo capaci di utilizzarla, ma ne abbiamo conquistato il diritto e proprio per questo ed altri diritti dei quali siamo portatori, cari concittadini, sarebbe il momento di chiedere a tutti i nostri rappresentanti europei, se non ne ricordate i nomi ne pubblicheremo presto un profilo, che abbiamo il sacrosanto diritto a star dentro la programmazione per le aree interne e questa volta con la programmazione condivisa.
Infine, cari Sindaci, l’idea di Enna Sviluppo può ancora funzionare, non ci vuol molto, basta semplicemente rimetterla in moto, a costo quasi nullo, probabilmente sarebbe il modo per starci nelle cose…

Giuseppe Maria Amato

Consulente Ambientale
Presidente CEA Sicilia

News di riferimento:
Accordo Partenariato criteri aree–progetto ammesse a Strategia Nazionale per Aree Interne