Province: Cgil e Fp: presenta progetto riassetto istituzionale

Magnano Pagliaro“La strumentalità che ha assunto il dibattito sulla riforma delle Province rischia di creare danni alla collettività e di innescare un processo di ‘macelleria sociale’, ai danni dei dipendenti diretti e indiretti”. Lo sostiene la Cgil Sicilia, che in una conferenza stampa per presentare il proprio progetto di riassetto istituzionale – tenuta assieme alla Funzione Pubblica e alla quale ha partecipato anche il costituzionalista Andrea Piraino – ha annunciato che non esiterà a promuovere una class action, “qualora – ha detto il segretario generale, Michele Pagliaro -la mancata individuazione dei livelli istituzionali dovesse portare alla perdita di risorse nazionali o europee, penalizzando così tutti i cittadini”. La Fp Cgil ha anche annunciato iniziative di mobilitazione, a partire da quella di lunedì dei dipendenti delle ex province “che non sanno ad oggi – ha rilevato il segretario della Fp, Michele Palazzotto- quale sarà il loro destino”. “L’impressione- ha detto Pagliaro- è che la politica non sappia di cosa stia parlando, nel momento in cui si arriva a ipotizzare di non tenere conto della legge Delrio che all’articolo 1 commi 145 e 5 prevede che entro un anno le regioni a statuto speciale devono adeguare i propri assetti istituzionali”. Palazzotto ha invece parlato di “mercimonio politico con l’individuazione di 9 commissari, chi capace chi no”, aggiungendo che “la partita del commissariamento va chiusa subito”. Ecco allora da parte della Cgil un progetto che prevede in primo luogo l’allineamento alla legge Delrio per quanto riguarda il territorio delle città metropolitane siciliane, facendo cioè coincidere le aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina col territorio delle ex province e prevedendo per il resto della Sicilia 6 aree vaste di 2° livello, anzicchè 9 come dice la legge regionale. Per questo scopo, secondo il sindacato, ci vuole “una legge regionale – ha sottolineato il presidente del Cerdfos, Giuseppe Citarrella- e una sessione speciale dell’Ars per approvarla quanto prima, entro novembre”. La Cgil chiede inoltre l’assegnazione ai nuovi soggetti anche delle competenze previste dalla legge nazionale (con le adeguate risorse) e la creazione di una cabina di regia per affrontare tutti i problemi sul tappeto: dalla gestione del personale, precari compresi, alla riorganizzazione delle partecipate, dal coordinamento dei piani industriali alla creazione dei livelli sovra comunali di governance per utilizzare al meglio le risorse comunitarie. “L’allineamento ai principi generali- ha osservato Andrea Piraino- non è eludibile , a meno che non si voglia impugnarli di fronte alla Corte costituzionale, cosa che non risulta sia stata fatta. Occorre piuttosto definire questi principi. Bisogna inoltre – ha aggiunto- completare la legge regionale col richiamo al principio di sussidiarietà che rimanda a un modello di governance federale, dal momento che il richiamo all’Autonomia- ha sottolineato- non è sufficiente”. “Finora- ha rilevato Michele Pagliaro- si conferma l’attitudine di questo governo a demolire senza costruire, la Sicilia sulla carta è stata la prima regione d’Italia ad abolire le province ma si è fermata lì. La Cgil ritiene che un nuovo assetto istituzionale- ha aggiunto- sia importante per lo sviluppo e l’occupazione, per una vera spending review e per le economie di scala, quello che sta accadendo mina invece lo spirito innovativo della legge. Alla politica tutta rivolgiamo un appello –ha sottolineato Pagliaro- a varare entro novembre una legge che si interfacci con la legge nazionale, a stabilire i criteri della governance e a sciogliere il nodo delle competenze da assegnare, tutti argomenti su cui mi pare- ha sottolineato- che la maggioranza non abbia in questo momento le idee chiare”.

PROPOSTA DELLA CGIL SUL RIASSETTO DEGLI EE.LL. IN SICILIA.
Con la legge dell’8 marzo u.s. la Sicilia ha abolito le province ed istituito i liberi consorzi comunali e le città metropolitane. Una riforma importante e al contempo delicatissima per le refluenze che la stessa comporta nei diversi settori della vita pubblica della nostra Regione, la CGIL siciliana ha ritenuto,sin dall’inizio, la riforma più importante dopo l’approvazione dello Statuto.
L’importanza della riforma nasce dal fatto che la stessa tocca tutte le questioni più significative del governo locale riguardanti: il territorio, i meccanismi di partecipazione dei cittadini, gli aspetti finanziari, le problematiche del personale in servizio, l’erogazione dei servizi, l’organizzazione del lavoro e lo sviluppo socio-economica del territorio.
La legge 8/2014 prevede 9 liberi consorzi e 3 citta’ metropolitane. I 9 liberi consorzi corrispondono alle 6 province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani ed alla parte residuale dei territori delle province di Palermo, Catania e Messina che non rientrano nell’area delle città metropolitane.
Con l’art. 7 della stessa legge sono istituite 3 città metropolitane il cui territorio a differenza delle città metropolitane previste dalla legge nazionale 56/2014 il cui territorio corrisponde a quello dell’intera provincia, in Sicilia il legislatore regionale lo ha identificato con quello delle aree metropolitane previste dal decreto del Presidente della Regione del 10 agosto 1995 e prevedono: 51 Comuni per Messina, 27 per Palermo e 27 per Catania.
Appare opportuno evidenziare che le province regionali appena soppresse vennero istituite con la legge 9/86 e qualificate ai sensi dello Statuto “liberi consorzi di Comuni” ( art. 3 L.R. 9/86).
Le innovazioni più importanti della legge consistevano nel prevedere le potestà statutarie, le società miste (pubblico – privato ) e le aree metropolitane. In buona sostanza si mantenne l’assetto delle vecchie province circoscrizionali e gran parte delle innovazioni amministrative ed organizzative che la legge prevedeva restarono lettera morta.
Con le leggi 7/2013 e 8/2014 di fatto si stabilisce, da un punto di vista demografico, che il 45% della popolazione che risiede nelle 3 città metropolitane potrà godere di servizi, risorse ed economie di scala maggiori rispetto all’altro 55% della popolazione residente nei liberi consorzi di comuni.
Altro aspetto essenziale da tenere in considerazione riguarda il personale in servizio: sono oltre 6.500 i dipendenti contrattualizzati a vario titolo ed altri 6.000 nelle partecipate.
Le province siciliane,inoltre, avevano accumulato fino al 2011, tra residui passivi, mutui contratti con la Cassa depositi e Prestiti e debiti fuori bilancio circa 2 miliardi di euro di debiti. Chi pagherà questi debiti ? Come dovranno essere divisi in caso di divisione della vecchia provincia in 2 nuovi liberi consorzi ?
C’è un altro aspetto fondamentale che la CGIL ha sollevato fin dall’inizio dell’entrata in vigore della legge 7/2013 che riguarda le risorse finanziarie disponibili che attengono in buona parte alle imposte di trascrizione e assicurazione del parco autoveicoli; come verrà diviso questo gettito finanziario atteso che le stesse dipendono dal numero dei veicoli circolanti e da quelli registrati?
Altra problematicità è data dall’emergenza finanziaria che coinvolge il livello regionale e quello comunale.
Sono moltissimi i Comuni siciliani che stazionano nell’area della deficitarietà strutturale e la stessa Regione, malgrado le rassicurazioni del Presidente Crocetta, è prossima al default finanziario.
Altro elemento che suscita qualche perplessità sull’intera normativa è dato dal referendum confermativo della delibera del consiglio comunale, secondo le modalità previste nei rispettivi Statuti, in ottemperanza a quanto stabilito dalla legge 8/14, per quei Comuni che intendono trasferirsi in altri liberi consorzi.
Anche qui bisogna evidenziare che il legislatore regionale è stato poco attento, in quanto la quasi totalità dei Comuni siciliani non prevede lo strumento referendario confermativo, e quelli che lo prevedono fanno riferimento prevalentemente a quello consultivo, cosa ben diversa dal referendum confermativo.
Ma la questione più importante riguarda l’interpretazione dei commi 5 e 145 della legge 56/2014 (legge Delrio), in cui la riforma viene classificata come portatrice di principi di grande riforma economica e sociale e quindi stabilisce che entro 12 mesi la Sicilia assieme alla Sardegna ed al Friuli Venezia Giulia,devono adeguare i propri ordinamenti interni ai principi della medesima legge.
La CGIL siciliana già un anno fa aveva individuato alcune linee d’intervento, posizionandosi non sull’idea di svuotare le province da compiti e funzioni , come prevedeva il ddl Delrio, ma bensì nel ridisegnare un nuovo ruolo e nuove competenze all’ente provinciale.
Il fatto che a distanza di 12 mesi accertiamo che la legge 56/2014 ha abbandonato l’idea di svuotare le province, ma di assegnare nuovi compiti e funzioni alle stesse ci spinge ulteriormente a continuare lungo questa linea che si caratterizza per un approccio pragmatico e che mette al primo posto l’efficienza e l’efficacia dell’azione della pubblica amministrazione siciliana.
La proposta della CGIL è orientata a cambiare l’attuale macchina amministrativa ed organizzativa della Regione siciliana e mira essenzialmente ad evitare il previsto caos temuto, per le problematiche sopra riportate, e pur nella diversità, cercare di allineare, quanto più possibile la legge regionale a quella nazionale, tenendo sempre conto che la nuova riforma costituzionale del titolo v° ci imporrà un allineamento normativo anche per necessità finanziarie.
Pertanto, al fine di economizzare al massimo l’istituzione dei liberi consorzi in Sicilia, migliorare l’azione della Pubblica Amministrazione nel suo complesso, massimizzare l’economie di scala, omogeneizzare quanto più possibile i territori delle città metropolitane con i territori dei liberi consorzi, si ritiene opportuno allineare la normativa regionale, relativa alle città metropolitane, a quella nazionale relativamente alla dimensione del territorio (l’intera provincia come previsto dalla legge 56/14) e conseguentemente passare dagli attuali 9 liberi consorzi a 6 (province di Ragusa , Siracusa, Agrigento, Enna, Caltanissetta, Trapani).
I nuovi compiti che queste aree vaste dovranno svolgere saranno oltre alle attuali competenze, quelle previste dalla legge 56/14 ( pianificazione territoriale, tutela e valorizzazione dell’ambiente,pianificazione servizi di trasporto, costruzione e gestione delle strade provinciali, programmazione rete scolastica, raccolta ed elaborazioni dati, gestione edilizia scolastica, informatizzazione e digitalizzazione). In considerazione delle difficoltà manifestate dalla Regione per quanto riguarda aspetti gestionali e di controllo, occorrerà nei prossimi mesi verificare l’opportunità di un serio decentramento di compiti e funzioni dal livello regionale a quello delle citta’ metropolitane e dei liberi consorzi, anche in chiave di gestione delle risorse comunitarie.
Appare ovvio che questo processo di decentramento andrà fatto nel tempo, crediamo che al massimo in due legislature si potrà realmente cambiare verso a questa Regione.
Il legislatore siciliano nelle attribuzioni delle competenze dovrà equilibrare con molta attenzione quelle da attribuire ai liberi consorzi e quelle da attribuire alle città metropolitane al fine di evitare la formazione di territori di serie A e di serie B. tale indirizzo sarà il presupposto per la creazione della economia di prossimità, tema prioritario ed obiettivo anche segnalato da parte della Comunità Europea.
Crediamo che vada assecondato al massimo l’adesione dei comuni verso altri liberi consorzi, nel caso ci sia la continuità territoriale, perché di fatto molti comuni che amministrativamente fanno parte di una determinata provincia, dal punto di vista economico e nella fruizione dei servizi gravitano su altre province.
Occorre predisporre subito una cabina di regia o una consulta che coordini tutti gli interventi previsti. Un esempio è dato dalla evidente discrasia esistente tra territori che vogliono entrare a far parte di altri territori e quest’ultimi. I primi possono usufruire del referendum, i secondi non hanno alcun strumento per impedire l’ingresso.
Riteniamo indispensabile che le citta’ metropolitane ed i liberi consorzi predispongano un piano industriale dei servizi per stabilire prima: chi fa e chi non fa al fine di evitare inutili duplicazioni.
Altro elemento imprescindibile è l’istituzione del centro unico per gli acquisti che dovrebbe sfociare nell’applicazione dei costi standard in tutto il territorio siciliano. Nel riassetto delle competenze e delle funzioni e della gestione del personale, particolare attenzione dovrebbe essere riservata ai possibili piani di pre-pensionamenti.
Omogeneizzare la normativa regionale con quella nazionale è indispensabile sia per continuare ad avere un’informativa statistica omogenea, sia per adeguare in un futuro, ormai prossimo, i livelli di governo sub regionali a quelli previsti nella riscrittura della seconda parte del titolo V° della Costituzione.
Per quanto riguarda, infine, gli organi previsti per le città metropolitane (Sindaco metropolitano, Conferenza metropolitana, Giunta metropolitana) e per i liberi consorzi (Presidente Libero Consorzio, Assemblea Libero Consorzio, Giunta Libero Consorzio) una riflessione va fatta sul Sindaco Metropolitano e sul Presidente del Libero Consorzio.
Riteniamo che il doppio incarico Sindaco Metropolitano e Sindaco del Comune di provenienza vada rivisto, così come quella del Presidente del Libero consorzio, perché gli impegni dei primi cittadini nelle rispettive amministrazioni di fatto non consentirebbe una adeguata disponibilità di tempo da destinare agli istituendi nuovi livelli di governo. Si potrebbe ipotizzare dopo l’elezione di 2° grado del Sindaco Metropolitano e del Presidente del libero Consorzio con la successiva decadenza dall’incarico precedente, cio’ consentirebbe un “continuum” nell’azione amministrativa e al contempo una disponibilità temporale adeguata alle problematiche che l’incarico esige, ovvero l’elezione diretta (soltanto) per Sindaco Metropolitano e Presidente del Libero Consorzio.

COSA FARE
a) Un provvedimento legislativo immediato che adegui il territorio delle città metropolitane siciliane a quello nazionale (intera provincia) e che le restanti 6 province diventino Aree vaste di 2° livello (così come avverrà presumibilmente a livello nazionale con la riscrittura della seconda parte del titolo V° della Costituzione) il provvedimento dovrà prevedere la convocazione delle assemblee per eleggere entro novembre p.v. il corpo consiliare dei due livelli di governo, l’elezione diretta del sindaco metropolitano e del presidente del consorzio di area vasta entro marzo 2015, qualora si opti per l’elezione diretta, e prorogare sino a quest’ultima data gli attuali commissari.
b) Assegnare immediatamente alle città metropolitane ed ai liberi consorzi oltre alle attuali competenze (vecchie province) le competenze previste dalla legge 56/14 (legge Delrio) e le risorse necessarie.
c) Creare una cabina di regia (o una Consulta) che coordini e regoli tutti gli interventi che attengono all’entrata e uscita dei Comuni tra i vari territori, coordini i piani industriali delle citta’ metropolitane e dei liberi consorzi, la gestione del personale (compreso il precariato), organizzi il centro unico per gli acquisti e soprattutto crei livelli di governance sovra comunale che utilizzi al meglio le risorse comunitarie.