Leonforte. Centro storico: del sogno mancato e della periferia sociale

leonforte porta garibaldiLeonforte. Due gravi fatti avvenuti a distanza di tempo l’uno dall’altro stanno animando il dibattito leonfortese sul “solito” tema del centro storico e della valorizzazione e manutenzione dei beni monumentali.
Lo scorso mercoledì un grosso masso si è staccato dal costone laterale di Porta Garibaldi, monumento che presenta da tempo delle criticità di sostegno. E in attesa dell’intervento della Soprintendenza e per evitarne l’ingresso, la porta è stata recintata col nastro di sicurezza arancione a sua volta danneggiato in quanto riverso a terra.
Questo fatto ha dato occasione di discutere “in rete” di un altro fatto di imprecisato accadimento: lo squarcio arrecato sulla vetrata della galleria Barbera, ex pescheria comunale, una ragnatela di lesioni che farebbero pensare ad un attento lancio del sasso, o per i più fantasiosi ad una bottiglia di vetro.
Retorica vuole che si parli di: atti vandalici, idioti, degrado urbano, abbandono dei beni monumentali e più universalmente parlando, di abbandono del “centro storico”.
Il Sindaco dal canto suo rassicura che sul primo caso è stata avvisata la Soprintendenza e che s’interverrà in estrema economia. I partiti avversi imperverseranno, i partiti alla guida del paese cercheranno creativamente di trovare soluzioni d’emergenza; i cittadini s’indigneranno, da una parte reclamando il necessario recupero del centro storico, dall’altro facendo le valigie per andare ad abitare “a ghiri ncapu”.
E tutto va come deve andare secondo una canzone di Max Pezzali.
E già perché questo andazzo per il quale è stato utilizzato il verbo del “futuro”, va avanti da un bel pezzo. Mentre la classe politica di sempre; specie in campagna elettorale; rivendica con rinnovata passione ideologica il necessario recupero del centro storico e vi “costruisce” sopra creativi progetti e realistiche illusioni; i cittadini indignati e non, grazie alla medesima classe politica che discute l’approvazione di progetti di espansione urbanistica perché importanti alla riqualificazione del territorio o perché danno lavoro, si spostano piano piano sempre più “a ghiri ncapu”.
Perché? Per i maggiori comfort che può offrire un’abitazione ampia con sala giorno e sala notte comprendente giardino e garage con tanto di telecamere e cane da guardia e la serenità del vivere lontano dalla caoticità? Perché non andare a vivere o restare nel centro? Perché costa più ristrutturare che costruire da zero, ovvio! Questione chiusa.
Tornando al centro storico e tentando di inferocirci contro chi possono essere stati i colpevoli civili degli atti sopra denunciati, potremmo giungere alla fatidica domanda: come trascorrono la serata i giovani di oggi?
leonforte pescheriaI giovani, il centro, l’espansione urbanistica, quale accozzaglia sto presentandovi? Quanto sto ingarbugliando il vostro estremo tentativo di concentrarvi sulla problematica? Che sarebbe?
Mettiamo che dei giovani di oggi, in un momento di “scazzo” tecnologico e di accumulata rabbia di un futuro che non c’è, dopo essere stati in un privato “luogo del ristoro” ne escano eccitati e con qualche bottiglia di vetro alla mano e non sappiano come concludere una memorabile serata fatta di nulla, ecco allora che qualsiasi spigolosità a portata di mano può diventare per loro fonte di creativa distruzione, e le loro urla notturne coprire il silenzio del giorno, la loro vitalità testimoniare l’inesorabile invecchiamento di una comunità invisibile a se stessa.
Colpevole trovato, detto fatto.
Ma tu cittadino attento potresti porti una domanda ancor più pericolosa: che quel centro storico frutto di epoche storiche fiorenti sia oggi la culla di una vera e propria periferia urbanistica e sociale? Dove cause ed effetti si confondono e le conseguenze costituiscono il principio di altre conseguenze?
Ecco allora che il tema dell’espansione, della cementificazione priva di un progetto pubblico rivela la verità di un centro storico anzitutto spoglio di abitanti; come valorizzare un luogo senza popolarlo, come renderlo civile senza una stratificazione sociale nella cui varietà sta lo sviluppo di una società. Come renderlo centro?
Non resta che far propria un’affermazione risorgimentale, “fatta Leonforte, bisogna fare i leonfortesi, del sud e del nord”.

Livia D’Alotto