Enna, mostra fotografca: “I Vattienti di Nocera Terinese”

enna photohouseL’associazione fotografica Photohouse di Enna presenta una suggestiva mostra fotografica di taglio antropologico e documentaristico dal titolo “I Vattienti di Nocera Terinese”. La mostra si terrà ad Enna in piazza Umberto n. 4/5 (di fronte al teatro Garibaldi) dal 28 Marzo al 6 Aprile, in occasione dei riti della Settimana Santa, periodo in cui gli ennesi ed i turisti affollano le strade del centro. Saranno esposte sessanta opere di grande formato dei fotografi ennesi: Enrico La Bianca, Andrea Lattuca, Fabio Marino, Ivan Piscitello; inoltre i visitatori troveranno in mostra gli strumenti originali, libri, proiezioni ed informazioni dettagliate sul rito a cui è interamente dedicata la mostra.

Il lavoro degli autori arriva alla fine di una lunga ricerca personale attraverso la fotografia dei riti religiosi, la scelta del Venerdì Santo di Nocera, ci dicono gli autori, è dettata dall’intensità del rito a cui abbiamo assistito, unico nel suo genere, ricco di significati profondi, che vanno oltre l’apparenza, che coinvolge interamente la collettività e, non per ultimo, perché questa collettività ci ha accolto con estrema gentilezza informandoci e rendendoci partecipi di ciò che avveniva, facendoci sentire quasi dei “compaesani”.

La mostra esplorare delicatamente il difficile territorio della fede e della tradizione offrendo ai visitatori una sintesi, attenta e visionaria, che non entra nel merito ma che stimola la lettura critica di un fenomeno molto complesso.

A Nocera Terinese (piccolo paese dell’entroterra calabro) sopravvive, da sempre, il rito della flagellazione. Nella notte del venerdì e al sabato santo decine di uomini, dalle gambe scoperte, rincorrono il corteo sacro per inginocchiarsi e battendosi offrire il loro sangue alla Madre di Cristo. Questi uomini hanno ricevuto una grazia, hanno promesso un voto, offrono una preghiera ai loro cari. Sono i testimoni di una devozione antica, profonda e popolare. Si colpiscono con forza i polpacci e il retro delle cosce, si flagellano lasciando che il loro sangue scorra letteralmente sulle strade e sulle piazze del paese. Di conseguenza si diffonde con violenza un odore pungente di sangue e vino. L’offeta del sangue rievoca la più grande delle offerte quella che Cristo fece agli uomini per lavare i loro peccati.

Il rito religioso, ci dice deciso il presidente Andrea Lattuca “rimane, uno dei momenti più profondi della vita collettiva delle nostre comunità, si tratta di un momento che unisce la fede, la storia e la sfera privata degli individui che, attraverso il rito, partecipano un’appartenenza collettiva, si riconoscono in un vivere e sentire sociale: comunitario. Quindi – aggiunge il presidente – benché il proliferare di fotografi, mostre e immagini condivise potrebbe far sembrare vano, se non inutile, continuare a dedicarsi a questo genere di fotografia, personalmente ritengo che un buon fotografo, nel nostro territorio, abbia quasi il “dovere fotografico” di documentare la propria terra con le sue ragioni più profonde.