Il Consiglio comunale di Enna e l’effetto dell’anatra zoppa

colomba zoppa1I risultati del primo turno elettorale per il rinnovo degli organi di governo del Comune di Enna ci consegnano uno scenario politico di non facile lettura, non solo per la brusca frenata del candidato favorito Crisafulli arrestatosi al 41% di consensi rispetto al 53% delle sue liste, ma perché il futuro Consiglio comunale ha già una maggioranza certa di Consiglieri del centro-sinistra. Ne parliamo con Massimo Greco, anche per comprendere gli effetti pratici di quello che tecnicamente viene definito “anatra zoppa”.

Non è un limite per il candidato Di Pietro sapere di fare il Sindaco in un Consiglio comunale in cui sarà minoranza?

Apparentemente sì, ma nei fatti non cambia nulla, anzi forse potrebbe pure essere un fatto positivo per almeno due argomentazioni:
a) l’esperienza insegna che un Sindaco di minoranza si trova a negoziare con Consiglieri alla luce del sole, che hanno la necessità di differenziare la propria linea politica da quella del Sindaco. Al contrario, quando la maggioranza è schiacciante, la negoziazione politica avviene all’interno delle correnti e animata fuori dalla solennità assembleare, non consentendo al cittadino di comprendere e di partecipare al dibattito politico. Basta chiedere all’uscente Paolo Garofalo che ha vissuto, suo malgrado, la triste esperienza di essere sostenuto da una maggioranza di Consiglieri che prima lo ha ostacolato nell’azione di governo e poi ne hanno impedito la ricandidatura;
b) inoltre, il Consiglio comunale di Comuni piccoli, ed Enna è fra questi, al netto della solo attività ispettiva, non esercita più alcuna funzione di indirizzo politico e di programmazione. Il bilancio di previsione è ormai diventato uno strumento finanziario sprovvisto di scelte politiche e sempre più vincolato dai parametri di stabilità. La pianificazione urbanistica ha esaurito la sua funzione in un territorio che non solo non può ipotizzare alcun percorso di espansione edilizia, ma che registra un decremento demografico di oltre mille abitanti. L’attività regolamentare, oltre ad essere politicamente poco edificante, ormai è solo un copia incolla di regolamenti fatti da altri Comuni.
Mi chiedo quindi quale potrebbe essere il grado di soddisfazione di un Consigliere comunale relegato ad una funzione meramente notarile.

Ma allora a cosa è servita questa battaglia all’ultimo voto per eleggere 30 Consiglieri comunali?

Sotto l’aspetto della partecipazione il gran numero di candidati che concorre per l’esercizio di funzioni pubbliche di tipo elettivo è sintomatico di democrazia. Mettendosi però dalla parte del cittadino/contribuente occorre evidenziare che 30 Consiglieri per un Comune che non arriva neanche a 30 mila abitanti non solo sono troppi, ma rappresentano uno spreco di denaro pubblico. L’ignavia dell’ARS che non ha fatto in tempo a ridurre il numero dei componenti delle assemblee elettive siciliane, nel confermare quanto detto, finisce solo per alimentare il vento dell’antipolitica.