E’ tangibile l’attesa e la curiosità che si respira nell’affollata sala del cine-teatro, oltre ad una evidente aspettativa che oscilla tra l’orgoglio e il campanilismo di un paesino dagli storici fasti del suo passato.
Perché oggi quello che è venuto fuori dal lavoro dell’equìpe cinematografica è il disegno di una straordinaria vita di servitù a Gesù e alla comunità del tempo, di un umile monaco fattosi servo dei poveri, rifugio dei ricchi e cuore di un convento; dando lustro ad un paese che già era alla conoscenza della Sicilia come centro nobiliare e commerciale, ma ancor più come paese natale di un santo straordinario nei gesti quotidiani e nell’esempio di virtù francescana.
Alla luce di questo evento credo si sia riscoperto il gusto dell’appartenenza ad una comunità fin troppe volte smembrata da fatti di diversa origine… e poco importa se il collante di questo sentimento è un “frestero” (forestiere), un professionista che si è adoprato a portare sugli schermi un personaggio storico oltre che sacro, a rappresentare un paese non suo col cuore oltre che con la critica osservazione di uno scenografo; perché il cuore si vede, si sente e si percepisce nelle facce all’uscita della proiezione.
I nicosiani, grati a questo omaggio, hanno risposto con la loro presenza numerosa e ancora continuano a farlo per i giorni in cui si proietterà il film, attraverso gruppi di visione organizzati.
Un prodotto ben fatto, sia all’occhio del fruitore/osservatore, sia all’animo del fedele che si emozione e si prospetta in un tempo passato dove le comunità erano davvero ‘comunità di individui l’uno a sostegno dell’altro’; un pensiero lascia il sapore dolce di un abbraccio, quello di S. Felice da Nicosia, ai nicosiani e alla Sicilia tutta.
Dina La Greca