Ma oltre questo, preoccupa l’eccessiva riduzione del numero di componenti che metterebbe fuori dal Cda gran parte dei comuni che finanziano e partecipano ope legis alla gestione del Parco e che vedrebbero ridotto il loro potere deliberativo a una mera presenza consultiva a tutto svantaggio del territorio. Infatti, con soli tre componenti il Cda dell’Ente risulterebbe formato dal presidente e da un dirigente di ruolo nominati dal presidente della regione e dall’assessore ai Beni culturali. A quest’ultimo, stando al decreto, toccherebbe anche la nomina del terzo componente su designazione collegiale fatta dai cinque enti partecipanti nel Parco (comuni di Aidone, Valguarnera, Piazza Armerina, Enna ed ex provincia). Invero, la legge prevede anche «le particolari esigenze» che consentirebbero di mantenere almeno a 5 il numero dei componenti nei consigli d’amministrazione, ma questa norma contenuta nella finanziaria regionale del 2015 pare non si possa o non si voglia applicare.
«Il taglio eccessivo del numero dei componenti del Cda ridarebbe forza a quelle posizioni che vorrebbero recedere dalla presenza nell’Ente – continua Lantieri – E ne ho anche parlato in giunta regionale con l’assessore Vermiglio a cui ho sollecitato, intanto il decreto e la stessa modifica dello statuto che pare debba essere predisposto dai Beni culturali, non mancando di sottoporgli la questione della rappresentanza territoriale in seno al nuovo Cda».
Salvatore Di Vita